Recensione

Lara Croft e il Tempio di Osiride

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a cura di LoreSka

Tomb Raider è una serie che ha sempre saputo creare uno straordinario bilanciamento tra puzzle solving, combattimento ed esplorazione. Prima dei fasti di Nathan Drake, l’Indiana Jones dei videogiochi era solo lei, un’eroina carismatica, affascinante e capace di incantare intere generazioni di videogiocatori. Nel corso degli anni questo marchio ha vissuto momenti di gloria e di sostanziale declino, fino al rilancio totale avvenuto qualche tempo fa sotto la guida dei Crystal Dynamics. La svolta di Tomb Raider data 2013, però, era stata preceduta da un altro titolo sviluppato dallo studio di Redwood, distante anni luce dalle altre produzioni: Lara Croft and the Guardian of Light fu il primo spin-off di questa saga, un dual stick shooter con vista isometrica pensato per essere giocato in multiplayer. E, nonostante la premessa abbia fatto storcere il naso praticamente a tutti, il titolo riuscì bene.
Così, dopo quattro anni e un reboot nel mezzo, eccoci al cospetto del secondo spin-off, che questa volta ci porta in Egitto alle prese con una maledizione che ha risvegliato qualche divinità incavolata nera. E, esattamente come il titolo del 2010, Lara Croft e il Tempio di Osiride (o, se preferite, Lara Croft and the Temple of Osiris) è un prodotto che ha saputo riservarci qualche bella sorpresa.
Una struttura adattiva
Come The Guardian of Light, anche Lara Croft e il Tempio di Osiride è un gioco pensato per essere giocato in multiplayer, questa volta fino a un massimo di quattro giocatori. Sia chiaro: il titolo può essere completato da un solo giocatore, e non vi sono elementi aggiuntivi che si sbloccano grazie alla presenza di uno o più compagni; più semplicemente, il titolo è molto ma molto più piacevole se giocato in compagnia.
L’aspetto più interessante del gioco si riscontra nella capacità di sapersi adattare al numero di giocatori presenti. Se giocato in single player, i tre compagni di Lara Croft non vengono controllati dall’intelligenza artificiale, e le loro voci nei dialoghi che accompagnano l’esplorazione risuonano nella tomba come un’eco proveniente dall’aldilà. I puzzle, il numero dei nemici e le boss fight si adattano alla presenza di un solo giocatore, e la difficoltà viene modificata in modo tale da risultare perfetta per l’esperienza in single player. Quando si aggiunge un giocatore, tutto cambia: i puzzle richiedono più passaggi, i nemici aumentano e, in alcuni casi, viene modificata persino la logica di risoluzione dei problemi. Da questo punto d vista, i Crystal Dynamics hanno compiuto un lavoro meritevole di plauso: è straordinario come il titolo cambi la propria anima a seconda del numero di giocatori presenti, e in alcuni particolari livelli sembra di giocare a un titolo completamente diverso se ci si accompagna ad un amico. In questo senso, la longevità del gioco potrebbe aumentare in maniera notevole, se non fosse che il titolo in single player non offre neanche la metà del divertimento in multiplayer, specie se in locale.
Egizio o acheologo
I quattro personaggi presenti nell’avventura si dividono in due gruppi distinti. Da un lato abbiamo Lara e Carter, i due archeologi amici/nemici, mentre dall’altro abbiamo Iside e Horus, due divinità egizie risvegliate dall’antica maledizione attivata dai due esploratori. Il gioco ha luogo nell’Egitto contemporaneo, dove il malvagio dio Seth è determinato a soverchiare l’equilibrio divino. Iside e Horus, accompagnati da Lara e Carter, si mettono sulle tracce dei manufatti di Osiride, capaci di risvegliare il re di tutti gli dei, sconfiggere Seth e interrompere la maledizione.
Lara, Carter, Iside e Horus non sono soltano separati da quattromila anni di storia: le loro differenze sono piuttosto incisive anche a livello di gameplay. Lara e Carter dispongono di una doppia pistola, hanno la possibilità di utilizzare un rampino per scalare pareti o per tendere funi da funambolo e possono dare fuoco a delle torce per illuminare la via. Iside e Horus, invece, dispongono di un bastone magico che può aprire particolari passaggi, possono avvolgersi in una sfera sulla quale gli altri personaggi possono salire per raggiungere luoghi posti più in alto e hanno la capacità di muovere alcuni blocchi incantati. La differenza tra le due tipologie di personaggio è molto importante a livello di gameplay, e in definitiva a seconda del personaggio scelto è necessario compiere dei ragionamenti differenti per superare gli enigmi.
Oltre alle armi standard, nel gioco è possibile disporre di diversi aggiornamenti che si ottengono nel corso dell’avventura. Vi sono anelli e amuleti che cambiano le statistiche di ciascun personaggio (spesso offrendo un bonus in cambio di un malus), oltre ad alcuni copricapi, vestiti e un vero e proprio arsenale. Armi come mitragliatori e fucili a pompa – ciascuno con proiettili limitati – sono certamente divertenti da utilizzare, ma decisamente poco in linea con l’ambientazione. Nella tomba sigillata di un dio egizio, infatti, ci saremmo aspettati tutto fuorché una doppia mitraglietta calibro 9, peraltro utilizzabile senza difficoltà alcuna anche dai nostri alter-ego egizi. Tutti i personaggi, infine, hanno la possibilità di posare delle bombe che esplodono a comando, infliggendo un danno ad area che si rivela provvidenziale quando ci si trova inseguiti da numerosi nemici, ma che possono colpire sia noi che i nostri alleati se detonate nel momento sbagliato.
Tutte le abilità vengono utilizzate nel corso dell’avventura per risolvere i numerosi puzzle che accompagnano ciascun livello, ai quali si accede attraverso un hub centrale. Da qui è possibile accedere inoltre a una particolare stanza che modifica il ciclo giorno/notte e il tempo atmosferico, e che aggiunge un ulteriore tassello capace di rendere l’avventura piuttosto variegata in questi frangenti. In generale, però, l’esperienza offerta da Lara Croft e il Tempio di Osiride è piuttosto lineare, in particolare nei livelli dove l’intera esperienza si potrebbe riassumere nella reiterazione della sequenza sconfiggi i nemici – risolvi il puzzle – sconfiggi altri nemici. Piacevoli le boss fight, in particolare per quanto concerne i main villain del gioco che offrono alcuni spunti interessanti, con la classica struttura in tre fasi di scuola Nintendo. Infine, meritevoli di menzione i cinque puzzle dungeon inclusi nel gioco, che offrono una difficoltà piuttosto elevata rispetto ai normali puzzle presenti all’interno dei livelli e che, se giocati in compagnia, spremono a fondo le nostre meningi.
In definitiva, è un peccato che vi siano solo cinque dungeon di questo tipo, ai quali si aggiungono altri dieci dungeon standard e tre boss fight principali. Il gioco si può concludere in circa sei ore, che possono diventare otto se ci si cimenta nei dungeon secondari e si cercano di scoprire i collezionabili sparsi nei livelli e nell’hub principale. In generale, la quantità di contenuti offerta non è insufficiente, ma – nonostante il prezzo ridotto rispetto alle normali uscite retail – ci saremmo aspettati qualcosa in più.
Singhiozzi grafici
In generale, Lara Croft e il Tempio di Osiride è un gioco che avrebbe meritato un po’ più di cura. Fermate i forconi: non stiamo parlando di un titolo realizzato male o trascurato, ma in generale abbiamo notato qualche screzio che ci ha lasciato l’amaro in bocca. Oltre a qualche saltuario calo di frame rate – fortunatamente in luoghi non compromettenti – ci siamo trovati costretti a ricaricare dall’ultimo checkpoint in almeno un paio di occasioni a causa dei punti di respawn generati in luoghi che un evento scriptato aveva già distrutto, bloccando i nostri personaggi in un’area senza via di uscita. A questo si aggiungono alcuni dettagli di pessima qualità, tra cui le ombre dei personaggi il cui aliasing urla “vecchia generazione” da ogni pixel. Evidentemente il motore grafico di questo gioco è pensato per la vista isometrica, e quando la telecamera si avvicina ai personaggi tutto crolla come un castello di sabbia. O come una piramide egizia maledetta, se preferite. Buono il doppiaggio in italiano (a parte la voce di Seth, decisamente poco “cattiva”) e più che buone le musiche, in grado di contribuire alla riuscita dell’atmosfera egizia in cui è avvolto il gioco.

– Enigmi adattati al numero di giocatori

– Molto divertente in compagnia

– Qualche sezione cervellotica e appagante

– Prezzo contenuto

– Alcuni problemi tecnici

– Meccaniche ripetitive

– Campagna breve

7.0

Lara Croft e il Tempio di Osiride ci ha divertito, senza mai esaltarci. Possiamo assicurarvi che, in compagnia di almeno un amico, questo gioco sa davvero offrire alcune ore di sano divertimento. Il puzzle solving richiede spesso coordinazione, collaborazione e sessioni di brainstorming colorate da insulti fra i giocatori, un aspetto che ci ha davvero conquistati. Per contro e nonostante gli sforzi degli sviluppatori, una buona fetta del divertimento se ne va se si gioca in single player. Alcuni problemi tecnici minori e una durata della campagna inferiore alle 8 ore impediscono al gioco di raggiungere risultati d’eccellenza, ma visto il prezzo contenuto vi consigliamo di tenerlo in considerazione, anche se non amate il marchio Tomb Raider.

Voto Recensione di Lara Croft e il Tempio di Osiride - Recensione


7