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Recensione

Il Professor Layton vs. Ace Attorney

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Avatar di Specialized

a cura di Specialized

Pubblicato il 24/03/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Quella del crossover tra diverse serie non è certo una novità in ambito videoludico (Street Fighter, Dead or Alive, Tony Hawk, Mario & Sonic e decine di altre), ma quando a incontrarsi in un gioco sono due saghe, due protagonisti e due modi di intendere il genere puzzle-avventuroso-procedurale così diversi tra loro la curiosità è davvero tanta. Se poi, come in questo caso, si finisce per controllare il Professor Layton e Phoenix Wright, non si può far altro che drizzare le antenne per scoprire quanto e come le due serie di Level 5 e Capcom si siano amalgamate.
A caccia di streghe
Il Professor Layton vs. Ace Attorney, che arriva in Europa quasi un anno e mezzo dopo la versione giapponese, è infatti sviluppato da entrambi gli studi e vede il mago cappelluto degli enigmi affiancare l’avvocato più fuori di testa nella storia dei videogiochi in un’avventura dai forti contorni magici-misterici, con un’ambientazione quasi fantasy (la città di Labirintia ha anche dei toni fortemente medievali), personaggi carismatici e un notevole lavoro artistico. Le sequenze animate sono infatti curatissime (non sfigurerebbero davvero in un anime fatto e finito), le musiche risultano adorabili dall’inizio alla fine, la profondità del 3D aggiunge molto e il doppiaggio italiano, che troviamo per la prima volta in un capitolo di Ace Attorney, è impeccabile. L’atmosfera prende fin da subito ed è davvero difficile dire se il gioco sia più orientato allo stile di Layton o a quello di Phoenix Wright, anche se il tono generale della narrazione fa propendere più per il primo. Qui si parla infatti di streghe, di un misteriosa ragazza fuggita da una città “inesistente”, di viaggi in un’altra dimensione e di una città dominata da un misterioso demiurgo che prevede quello che succederà in futuro. Temi e spunti che rimandano insomma più a Layton che non all’avvocato nevrastenico, ma passando al gameplay la parità tra i due personaggi e le due serie è pressoché perfetta.
Layton a caccia di puzzle
Chi si aspettava una vera e propria fusione tra le fasi enigmistiche di Level 5 e le sezioni processuali di Capcom rimarrà quindi un po’ deluso, ma è anche vero che tenere un minimo separati questi due stili è fondamentale per assicurare un’esperienza di gioco che possa piacere ai rispettivi fan. Partendo da Layton e dall’inseparabile assistente Luke, i puzzle e gli enigmi mantengono per tutto il gioco una qualità medio-alta, non proponendo nulla di davvero originale per chi conosce bene la serie ma offrendo prove quasi sempre simpatiche e logiche, con solo qualche ripetizione e qualche puzzle riempitivo che dice davvero poco. Percorsi, collage da ricomporre, oggetti da disporre nel modo giusto, ma anche enigmi più logici propongono una sfida interessante, forse meno impegnativa rispetto agli ultimi episodi di Layton ma sufficientemente varia per non annoiare. Non ci siamo mai bloccati davvero di fronte a un puzzle (e poi le monete-aiuto sono sempre tante) se non per la spiegazione sul come risolverlo, che a volte risulta un po’ confusa (forse un limite della localizzazione italiana?). Per il resto è tutto come da tradizione, con il touch nel display inferiore per muovere la lente di ingrandimento ed esplorare le location, gli spostamenti sulla mappa, i Picarati da guadagnare e un’art direction che è sempre un piacere per gli occhi.
Ritmo con qualche buco
Passando invece a Phoenix Wright e alla sua attraente assistente Maya, l’unica vera novità consiste nelle monete raccolte da Layton spendibili per gli aiuti nel processo. Per il resto Capcom si è mantenuta molto fedele allo spirito della serie; interrogatori, controinterrogatori, prove da esibire, obiezioni, consigli di Maya, personaggi sempre un po’ fuori di testa (nel tribunale di Labirintia ne vedrete delle belle) e tanti (ma proprio tanti) dialoghi da leggere. Un limite che frena un po’ troppo spesso il ritmo generale e che si era già avvertito con una certa evidenza già in Phoenix Wright: Ace Attorney – Dual Destinies. In generale anche in questo caso la prima parte del gioco, comprese le sezioni di Layton, arranca un po’ a livello di ritmo e narrazione, ma dopo l’esilarante incontro tra i due protagonisti in una panetteria (!) la trama prende finalmente quota per poi rilassarsi leggermente solo nel finale, tutt’altro che brutto o deludente ma dal quale ci si aspettava forse qualcosa di più. C’è poi da considerare che la longevità si attesta tra le 30 e le 35 ore, che per un gioco del genere sono davvero tante. Inevitabilmente una simile durata sfocia a volte in passaggi un po’ stanchi, lenti e ripetitivi, ma in generale gli sviluppatori sono riusciti a mantenere il gameplay interessante, facendo combaciare a tratti i diversi personaggi (Maya e Luke negli enigmi, Layton e Phoenix in tribunale) con risultati curiosi e inaspettati per chi non credeva possibile, o comunque poco interessante, una simile fusione.  

– Ottimo comparto visivo e sonoro

– Molto longevo

– Puzzle ed enigmi di qualità medio-alta

– Doppiaggio italiano impeccabile

– L’inizio è un po’ lento

– Meno impegnativo del previsto

– Fusione tra le due serie non del tutto completa

8.0

C’era molta curiosità attorno a questo crossover e la sfida di Level 5 e Capcom può dirsi superata brillantemente. Anche se le serie di Layton e Ace Attorney non si fondono mai completamente e se il ritmo a volte arranca, le 30-35 ore in compagnia dei due protagonisti scorrono tra uno splendido comparto grafico (3D compreso), puzzle e fasi processuali come da tradizione, una bella ambientazione e una trama ricca di fascino, nonostante un inizio un po’ lento e un finale leggermente sotto tono. Se siete fan di entrambe le serie, adorerete Il Professor Layton vs. Ace Attorney, ma anche se non conoscete nulla dei due protagonisti, potrebbe essere la volta buona per scoprirli, complice anche la difficoltà tarata leggermente verso il basso rispetto agli episodi stand-alone delle rispettive serie, che se da un lato scontenterà un po’ i fan “hardcore” di vecchia data, dall’altro farà piacere ai neofiti del genere.

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