Recensione

Hidden Agenda, la recensione del social game a tema investigativo

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Con Until Dawn il team Supermassive Games ha saputo farsi conoscere alla massa con un titolo dalla spiccata verve cinematografica, un teen horror in grado di spingere più sul fattore scenico e ambientale piuttosto che su quello prettamente ludico. Il risultato, al netto dei difetti, fu un’esperienza tutto sommato apprezzabile per ogni amante del genere che si rispetti. Ora, i medesimi sviluppatori tentano di percorrere la strada del classico thriller poliziesco con Hidden Agenda, titolo inserito da poco nella collana PlayLink di Sony (a un prezzo di appena 20 euro). Preparate quindi i vostri smartphone e una buona dose di amici al seguito.

Un’indagine pericolosa
Dopo Dimmi chi Sei!, il catalogo PlayLink si aggiorna con un prodotto che mette nuovamente alla prova le nostre capacità investigative, e lo fa con un titolo dal taglio spiccatamente cinematografico. La trama (infarcita dai cliché del caso) ci catapulta in una non meglio identificata città americana, sconvolta da una serie di efferati omicidi legati in qualche modo ad alcuni membri della polizia locale. Becky Marnie è l’agente a capo del caso, mentre Felicity Grames è la procuratrice distrettuale intenzionata mettere la parola fine a questa lunga di scia di sangue dai risvolti misteriosi. Il Manipolatore – questo il nome del feroce assassino – è colui il quale dovremmo smascherare al più presto, prima che altre vittime si aggiungano alla lunga lista di cadaveri. E non sarà un compito semplice, visto che tra bivi decisivi e dialoghi da ascoltare molto attentamente, i ruoli si invertiranno in maniera tremendamente rapida, cambiando le carte in tavola sino a uno dei diversi risvolti a cui andremo incontro. Insomma, Supermassive Games riprende il già collaudato sistema decisionale composto da bivi, una recitazione che sembra uscita da una serie televisiva e un comparto grafico che mira a esaltare l’elemento cinematico nel suo insieme: Hidden Agenda si allontana però dall’esperienza solitaria di un Heavy Rain qualsiasi, visto che l’intera avventura viene gestita smartphone alla mano e con un gruppo di altri giocatori al seguito (per un massimo di sei). Un “leader” dovrà decidere cosa accade a schermo, mentre i restanti saranno chiamati a prendere le decisioni che si gli si pareranno dinanzi, usando semplicemente il sistema touchscreen del loro device. Ogniqualvolta una scelta sarà presa sarà la maggioranza ad avere la meglio sul risvolto. Un sistema a bivi dai presupposti “democratici”, che punta moltissimo sull’interazione tra i componenti del gruppo: essere in disaccordo spesso equivarrà a portare fuori strada le indagini, con conseguente fumo negli occhi di prima stava cercando di risolvere il caso nel miglior modo possibile. Anche perché alcune decisioni obbligheranno tutti i giocatori a essere d’accordo, specie nei momenti cruciali dell’avventura, cosa questa che costringerà a rivedere le proprie certezze e i propri dubbi.
L’assassino è tra noi
Hidden Agenda spingerà quindi i giocatori a parlare spesso tra di loro, confrontandosi e, perché no, mettendosi in discussione: capiterà infatti di mettere alla prova la validità e la fiducia di un componente, il quale potrà a volte essere costretto a prendere decisioni in solitaria, dimostrando il proprio sangue freddo e la consapevolezza di portare a termine il caso nel miglior modo possibile. Senza contare che, spendendo una cosiddetta “Carta Decisione”, potremo far valere la nostra parola contro quella degli altri (ve ne saranno un numero limitato, quindi non abusatene). Una volta esaurita l’avventura principale, i giocatori potranno sempre cimentarsi in una particolare Modalità Competitiva, che mostrerà a ciascuno di loro (più in particolare sul proprio smartphone) l’obiettivo da raggiungere. Nulla di particolare, quindi, ai fini dell’esperienza principale, un’esperienza che si muove blandamente tra l’avventura testuale e il social game, senza però brillare in nessuno di due casi: se infatti la vicenda è quantomeno interessante, la ridondanza delle meccaniche di gioco “a bivi” e la mancanza di veri e propri colpi di scena travolgenti, renderanno la – breve, nonostante la presenza di più finali – indagine di Hidden Agenda un passatempo da affrontare preferibilmente in una serata di pioggia in compagnia dei propri amici. Certo, l’avventura è affrontabile anche in solitaria ma è davvero sconsigliabile cimentarsi in un gioco pensato per più persone come fosse una semplice esperienza cinematica interattiva. Fortuna vuole che il comparto grafico è invece realmente ben fatto e rifinito, con animazioni dei volti e più in generale una resa estetica di ambienti e personaggi piuttosto curata, pur non raggiungendo in ogni caso le vette di espressività di un Until Dawn. Insomma, il titolo Supermassive Games è un piacevole divertissement, senza ambire a chissà quale picco qualitativo, un Cluedo infarcito di QTE. Da giocare e dimenticare piuttosto in fretta, sperando che il catalogo PlayLink si arricchisca presto di esperienze più ricche e decisamente più longeve rispetto alla vicenda legata agli omicidi del Manipolatore.

Buona atmosfera

Comparto grafico intrigante

Davvero troppo breve

Trama dai risvolti ovvi

Non troppo esaltante sulla lunga durata

6.0

Piacevole, con una buona atmosfera e a tratti anche piuttosto divertente (specie se giocato coi propri amici). Nonostante questo, Hidden Agenda non sembra però voler andare oltre la media qualitativa dei titoli PlayLink da giocare con il proprio smartphone, al di fuori di un’ossatura ludica fondata sulle classiche esperienze cinematiche a bivi e un comparto tecnico ed estetico gradevole. Peccato solo che il tutto non sia stato realizzato con la giusta convinzione.

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6