Recensione

Halo 5: Guardians

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a cura di Pregianza

Guardiamo in faccia la realtà, Xbox One non se la passa bene. Dopo un lancio più disastroso per certi versi di quello del WiiU, la console di casa Microsoft sì è salvata da una morte orribile solo grazie al secco cambio di strategia dettato da Phil Spencer e ai videogiochi. Esatto, ai videogiochi: perché questo ingombrante parallelepipedo nero sarà pure partito malissimo, ma almeno ha cominciato la sua vita con una lineup un po’ più solida di quella della diretta concorrente, e quest’anno ha per la prima volta l’occasione di recuperare terreno in periodo natalizio, grazie a una serie di esclusive estremamente importanti. Halo è il generale che guida la battaglia in prima linea, una serie storica di sparatutto che ha portato all’esplosione del genere su console e ora arriva tra noi con un attesissimo quinto capitolo principale, sempre ad opera dei 343 Industries.
E sia chiaro, peso o non peso, la vita di Halo 5: Guardians sarà durissima… Il suo diretto predecessore non convinse del tutto i fan pur offrendo un multiplayer di alta qualità, per via in primis di alcune modifiche al sistema mal accolte dalla community e di una concorrenza spietata nel genere. I 343 si sono trovati pertanto davanti a una scelta incredibilmente difficile, l’obbligo morale di tagliare una volta per tutte i ponti col passato, così da dare una propria impronta alla serie e dimostrare che quando c’era Bungie non si stava poi tanto meglio. 
Ma quanto hanno osato realmente con questo ultimo episodio? La risposta è “parecchio”, ma se si gira la moneta non ci vuole molto a farla diventare “non abbastanza”. Oggi tenteremo di spiegarvi il perché, dopo aver provato per molte ore tutto ciò che il gioco ha da offrire. Preparatevi, ci sono molte cose da scoprire sotto al casco di quest’armatura Mjolnir.
Un’avventura già vista
Come ovvio che sia, si comincia dalla campagna, ed è meglio togliersi subito il dente marcio senza anestesia precisando che si tratta, a nostro parere, dell’elemento più debole dell’intero pacchetto. La storia parte infatti direttamente dopo la conclusione di Halo 4, e mette subito a suo agio il giocatore facendogli vestire i panni del nuovo protagonista del gioco: lo spartan Locke, a capo della squadra Osiris. I trailer hanno reso evidente il coinvolgimento di Master Chief nella campagna, e infatti oltre alla squadra di Locke dovrete affrontare alcune missioni nei panni del Blue Team, ma non fraintendete, sono gli Osiris le star di questo capitolo ed è con loro che vivrete la stragrande maggioranza degli avvenimenti. Questo avrebbe dato molte possibilità ai 343 in termini di storia e in particolare ci sarebbero stati svariati modi di sfruttare al meglio la caccia a Chief, che si attiva dopo pochissimo in seguito a un preciso avvenimento che non vogliamo spoilerarvi. 
E invece il buio, la banalità. 
La campagna di Halo 5 non solo decide di continuare la trama in modo scontato e prevedibile, ma manca di verve per tutta la sua durata. Inizialmente si avanza anche abbastanza interessati, e desiderosi di vedere un qualche colpo di scena inatteso, ma l’entusiasmo scema rapidamente non appena ci si rende conto di dove la storia sta andando a parare. Una situazione di una mestizia disarmante, specie considerando che la narrativa  in Halo 4, per quanto non esente da difetti, riusciva comunque a conquistare il giocatore mettendo al centro della scena il rapporto tra Cortana e Chief, e dando a entrambi una maggiore caratterizzazione. Nemmeno la grossa novità, ovvero la presenza di tre compagni con voi in ogni momento, aiuta la storia. I membri della squadra blu sono Spartan II e come tali mostrano ben poco le loro emozioni, mentre gli Osiris sono nettamente più umani, ma hanno scambi di battute così limitati da risultare tutti dimenticabili. L’unico ad avere qualche momento è Buck, un personaggio già apprezzato in passato nella serie, laddove Locke e il suo interessante passato nell’Oni non vengono assolutamente sfruttati a dovere. Che spreco.
L’aver buttato al vento dell’ottimo potenziale narrativo non è nulla però, se lo si paragona alle mancanze strutturali dell’avventura quando la si affronta in singleplayer. In Halo 5 non c’è nulla che non abbiate già visto in Halo 4 o in qualche altro capitolo della serie: si avanza di missione in missione ammazzando dozzine di nemici, con obiettivi sempre evidenti e avversari già visti milioni di volte. Covenant e prometeici sono gli stessi che avete imparato a conoscere, e i combattimenti contro di loro e le loro tipiche routine vengono intervallati semplicemente da fasi a bordo di veicoli.
La sensazione di Deja vù è fortissima e continua. Missioni sul Mantis? Fatto. Pezzi a bordo di Banshee e Ghost? Fatto. Zone con nemici ben appostati e cecchini dalla distanza aggirabili? Tutto noto. Non ci sono brio e originalità, non c’è coraggio. Con l’inserimento di ben 4 personaggi si potevano fare cose notevoli, e invece la loro utilità in singleplayer è legata solo a un totale annullamento della difficoltà di gioco, poiché in normal la campagna è facilmente completabile anche giocando in modo passivo e ordinando ai partner guidati dall’IA di eliminare i mostri più pericolosi mentre voi siete impegnati altrove, e la loro capacità di rimettervi in sesto una volta sconfitti rende difficilissimo crepare. Chiaro, i 343 hanno strutturato il tutto attorno all’esperienza cooperativa in rete a quattro giocatori (SOLO in rete, niente splitscreen), e lo si nota soprattutto dalle mappe, allargatesi sensibilmente, e dal numero di nemici, che oltre a esser triplicato conta miniboss tutt’altro che delicati in quasi tutte le missioni. 
Nuovi trucchi per gli Spartan
Il fatto grave è che in tutta questa massa i momenti epici sono davvero pochi, e l’unico elemento che mantiene viva l’attenzione è il gameplay, modificato in modo brillante. Gli Spartan hanno ora infatti i Thruster sempre a disposizione e possono effettuare scatti direzionali con un breve tempo di ricarica sia a terra che in aria. Niente Jetpack, sostituito dalla possibilità di bloccarsi in volo, ma la mobilità è aumentata di brutto grazie alla capacità di scavalcare gli ostacoli, alla scivolata e a un super scatto che si attiva dopo un po’ di corsa.  C’è anche la mira con zoom con tutte le armi, ma per carità divina aspettate prima di urlare “oddio è uguale a CoD” , perché è sufficiente esser colpiti di striscio per disattivarla e rappresenta un utile strumento solo dalla lunga distanza. 
Gli scontri ravvicinati sono in pratica gli stessi di sempre, ma con molte più possibilità e trucchetti multipli. Queste novità, con un pugno esplosivo a terra dall’alto a completare il mix di tecniche, ridanno linfa vitale al sistema degli Halo senza snaturarlo e sono esattamente ciò che volevamo dai 343. Davvero, siam stanchi di sentir dire “si stava meglio prima”, “Halo era perfetto quando era più semplice” e “Aridatece Halo 3”. Per giocare a quei capitoli c’è la Master Chief Collection ed è sacrosanto che il nuovo team affronti il gameplay della serie come preferisce. Le scelte fatte sono ponderate, selezionate accuratamente a tu per tu con la community dei giocatori più esperti e dannatamente riuscite. Non bastano a salvare una campagna che fa acqua da tutte le parti, ma almeno la rendono più godibile. Inoltre c’è sempre la possibilità di aumentare il livello di difficoltà con i teschi, che possono annullare i revive da parte della vostra squadra, o di affrontarla a difficoltà leggendario, ove si crepa ancora con un paio di colpi ben piazzati. 
Perlomeno, ci sentiamo di elogiare l’intelligenza artificiale. I nemici sono mobili e aggressivi, e anche se alle volte non brillano per niente, i loro pattern appaiono piuttosto complicati. Dal canto loro le vostre squadre non si scoprono quasi mai a casaccio, e anche alle alte difficoltà si infilano in situazioni di pericolo quasi solo se il giocatore decide di usare gli ordini attivi di movimento o attacco, o richiede assistenza dopo esser stato messo KO.
Il cuore pulsante della produzione, ad ogni modo, rimane il multiplayer, che ha seriamente molti assi nella manica stavolta.
Red vs Blue vs World
È proprio tale nucleo incandescente quello che per noi è stato più difficile approcciare. Lo abbiamo provato a lungo in notturna a causa di un iniziale problema con la whitelist che ha impedito a noi e molti altri redattori di giocare a dovere durante il primo giorno di test, e di un blocco improvviso del matchmaking durato un pomeriggio intero. Preferiamo quindi andarci coi piedi di piombo (scottati anche dalla situazione al lancio della Master Chief Collection) e precisare che il voto dato al gioco implica il funzionamento perfetto dell’online al day one. 
Non possiamo garantire per i 343, specie dopo i problemi registrati, ma in fondo in fondo crediamo che andrà tutto bene. Se non altro perché un lancio fallato di Halo 5 sarebbe un disastro totale per la casa. 
Ma meglio cambiare discorso, andare per ordine e descrivere l’arena, in poche parole la playlist base 4 contro 4 dell’online competitivo di Halo 5, contenente buona parte delle modalità più amate tra cui Massacro a squadre, Tutti contro Tutti, Cattura la Bandiera, SWAT e il nuovo Breakout/Fuga. Quest’ultima modalità in particolare l’abbiamo trovata spassosa, con una sorta di deathmatch hardcore senza scudi e con una sola vita, ove si possono vincere i round sia portando una bandiera verso il traguardo avversario, sia eliminando ogni nemico. 
Con le modifiche al gameplay descritte nel precedente paragrafo, l’esperienza online di Halo 5 è frenetica ed esaltante come non mai. Ogni scontro è un susseguirsi di manovre spettacolari, aggiramenti letali, headshot che decidono i match e scontri 1 contro 1 che rimangono tra i più spettacolari nel genere. Al solito, è un gameplay strutturato attorno ai duelli tra i giocatori, all’uso intelligente delle coperture nella mappa, e alla conquista delle armi potenti che spawnano dopo un tot in specifiche zone, una vera e propria mutazione degli arena shooter classici ricostruita attorno alle console, con il tipico shooting solidissimo della serie. Nessuno dei cambiamenti rovina l’esperienza: le abilità sono ben bilanciate, il Ground Pound, alias pugnone aereo, richiede una certa altezza per essere utilizzato e ha un notevole delay che lascia scoperti, i thruster non sono abusabili, le armi sono state tutte ribilanciate dopo l’esperienza di Halo 4, e il loadout iniziale per le modalità base è sempre composto dall’accoppiata Magnum e fucile d’assalto (escluse SWAT e la succitata Breakout). Niente drop di armi dopo un tot di kill, niente pseudo perk, e nessuna altra semplificazione di sorta. Siamo tornati allo stile dei vecchi Halo, ma con nuove modalità, più equilibrio e tanta varietà in più.  
L’unico appunto che i veterani faranno senza ombra di dubbio alcuno è legato alla visibilità degli spawn delle armi potenti sulla mappa tramite chiari indicatori, con tanto di timer per il respawn. Ora, capiamo la critica dei giocatori esperti, ma ci pare comunque abbastanza dissennata. Rendere gli spawn visibili non rovina l’esperienza ai veterani, che avrebbero comunque saputo dove e quando le armi sarebbero apparse, ma al contempo permette ai giocatori inesperti di lottare per i più poderosi strumenti di morte sulla mappa e di imparare subito quali sono le zone “calde” da tenere d’occhio. 
Metal!
Uno dei problemi notati col matchmaking, legato soprattutto al numero limitato di giocatori presenti durante la sessione review, è stato il calcolo errato dei ranking. Per l’esattezza ci siamo trovati spesso in partita con giocatori bellamente piazzati nelle categorie oro e platino durante le qualificazioni. Sì, avete capito bene: Halo 5 inserisce nelle sue modalità competitive un sistema di ranking simile a quello dei DOTA-like, diviso per metalli e azzerato dopo ogni stagione, che parte dal bronzo fino ad arrivare a diamante, per poi passare a onice e champion , divisioni speciali dove si può visualizzare il punteggio CSR e l’obiettivo è la top 200 mondiale. È un’idea brillante, che dovrebbe convincere i giocatori a restare più a lungo sul gioco, insieme alle tantissime opzioni di personalizzazione offerte dai Requisition Pack. Ad ogni partita, difatti, si ottengono punti poi spendibili per dei pack di carte, contenenti pezzi di armatura per personalizzare il proprio Spartan, loghi, skin per le armi, carte con bonus all’esperienza o oggetti da utilizzare nella modalità Warzone. Ed è qui pertanto che passiamo a descrivere la gigantesca new entry di Halo 5, Warzone appunto.
In pratica con queste “zone di guerra” Halo 5 cerca di fare un po’ quello che tentava di fare Titanfall, ma senza mettere i bastoni tra le ruote alle modalità classiche e in modo migliore. La modalità Warzone base vi vede in grosse mappe con 24 giocatori al massimo, ove ogni fazione ha due basi con nucleo a disposizione e vi sono 3 basi da conquistare per poter attaccare il nucleo nemico. Vince la prima squadra che raggiunge 1000 punti o distrugge il nucleo avversario, mentre la mappa è popolata non solo dai nemici, ma anche da avversari controllati dall’IA che se sconfitti danno punti in base alla loro pericolosità. L’estensione delle mappe è notevole, e al loro interno sono sparsi dei terminali ove si possono usare le carte trovate nei Requisition Pack sopracitati, per ottenere armi più potenti rispetto al loadout base, o veicoli. Col passare del tempo viene sbloccata la possibilità di usare carte di livello sempre maggiore, dando vita a un caos crescente che dà davvero l’idea di essere nel bel mezzo di una brutale battaglia su larga scala. La modalità alternativa, invece, elimina le IA per partite più brevi tra Spartan, che girano di solito attorno alla conquista di specifici obiettivi.  Entrambe funzionano benone, anche se la lunghezza delle partite base può stranire chi è abituato a sfide da pochi minuti.
Nel complesso, siamo davanti a un multiplayer coi controfiocchi, che non sembra avere grosse debolezze. Chi vuole il caos, il divertimento scanzonato, e la possibilità di fare disastri sui veicoli, può buttarsi su Warzone, chi invece vuole godersi il nuovo sistema di ranking, le modalità classiche e le possibilità offerte dal gameplay modificato può tuffarsi di testa sull’Arena e sulle sue meraviglie. Visto così sembra avere nettamente più potenziale di conquistare a lungo la community rispetto ad Halo 4, e qualche ottima speranza di presenziare anche nel gruppetto elitario degli E-Sports, a patto che a Microsoft sappiano gestire come si deve la cosa. 
Chiudiamo la recensione con l’inevitabile valutazione del comparto grafico, sicuramente di alto livello e in grado di sfruttare al meglio l’hardware di casa. Il gioco viaggia a 60 fps stabili ed è molto bello da vedere, ma attenzione, lo fa scalando dinamicamente alle volte i 1080p, con un sistema che non sempre è perfetto e in certe zone tende a sgranare texture ed elementi alla media distanza. È una critica di poco conto comunque, davanti al livello di dettaglio e alla bellezza di alcune location. Eppure dobbiamo dire che molte mappe sanno di già visto nella campagna, e che ci è capitato di vedere qualche bug legato all’IA o alla fisica del gioco. 
Notevolissimo pure il sonoro, grazie ad ottimi doppiaggi pure in Italiano, e a una colonna sonora d’eccezione, che mescola le melodie classiche a nuovi temi di gran qualità. Insomma è una super produzione, e si vede.

– Tecnicamente notevole

– Multiplayer vario, spassoso, e ricco di modalità

– I cambiamenti al gameplay sono ben calcolati

– La modalità Warzone è caotica e divertente

– Sistema di ranking intelligente

– Storyline scontata e poco coraggiosa

– La campagna manca di originalità, è breve e dà un continuo senso di già visto

– Qualche bug qua e là, e singhiozzi nel matchmaking

8.5

Se da Halo 5: Guardians vi aspettavate un incredibile balzo qualitativo della campagna e della storyline ci dispiace deludervi, ma nell’opera di 343 troverete solo una avventura in singolo scontata e ripetitiva. Il coraggio che gli sviluppatori non hanno avuto qui, però, è comparso magicamente quando è stato il momento di toccare gameplay e multiplayer, e l’ultimo nato della serie è stato quindi rivoluzionato sia nell’uno che nell’altro aspetto, con secchi miglioramenti da ambo le parti. Abbandonate per un momento l’attaccamento al passato e godetevi il nuovo Halo. Se è per il multiplayer che lo attendete con la bava alla bocca ogni volta, per voi ci sono ottime notizie.

Voto Recensione di Halo 5: Guardians - Recensione


8.5