Recensione

Firefall

Avatar

a cura di Mascalzone

Se siete giocatori PC in piena astinenza da Destiny i titoli paragonabili a quello di Bungie Studios giocabili su computer non sono poi molti. Oltre naturalmente ai tre Borderlands di Gearbox Software è da qualche mese disponibile Firefall, titolo che costituisce la risposta free to play per tutti agli amanti di action shooter alla ricerca di elementi persistenti per il genere. Una genesi travagliata quella di questo titolo: l’indie americana Red 5 Studios che ne porta avanti lo sviluppo dall’ormai lontano 2010 è riuscita a farlo arrivare alla release solo dopo inenarrabili peripezie. Dapprima una lunghissima closed beta, seguita da un’altrettanto lunga fase open durante le quali il gioco è stato più volte stravolto. Inizialmente nei piani del fondatore e CEO della software house Mark Kern, ex Blizzard Entertainment, il gioco sarebbe infatti dovuto uscire nel 2012 ma per svariati motivi, uno su tutti i feedback negativi dei tester, ci sono voluti altri due anni con il rifacimento completo del PvE e la completa cancellazione del PvP, salvo poi vedere il suo ritorno appena in tempo per il lancio, non prima dell’abbandono dello stesso Kern del suo ruolo. Con questi presupposti, considerato anche che la fase progettuale è cominciata addirittura nel 2005, ciò che è finalmente arrivato a noi dovrebbe quantomeno essere qualcosa di esteso opportunamente messo a punto, appoggiato a una quantità di contenuti mirabolante.

Battleframe contro la sfiga cosmicaFirefall si definisce un MMOFPS, il che significa che l’anima del suo gameplay è quella di uno sparatutto in prima persona (ma è possibile passare alla terza) cui vengono però collegati due degli elementi portanti dei giochi di massa: la lunga fase di progressione e la presenza di un mondo vasto, aperto e continuo, con un’area di gioco tanto enorme da apparire quasi sconfinata come vuole essere la ricchezza di avventure in essa contenute.I giocatori sono chiamati a mettersi nei panni di mercenari assoldati nelle forze speciali ARES per contrastare l’immancabile invasione aliena: quella dei Chosen, esseri sbucati fuori da una fenditura extra-dimensionale definita Melding, generatasi in seguito all’esplosione del reattore dell’Archlight, nave che avrebbe dovuto portare l’umanità tutta su Alfa Centauri. Questo dopo che proprio dal sistema stellare più prossimo al nostro è arrivata la pioggia di meteoriti che dà il nome al gioco e che non ha ovviamente mancato di decimare la popolazione terrestre.L’esperienza comincia dunque dalla fase di creazione di questi mercenari, con cinque classi, qui chiamate Battleframe, tra le quali si è chiamati a scegliere: Assault offre il migliore bilanciamento tra capacità offensive e difensive, Dreadnaught è il tank dotato di armi pesanti, Recon ha il ruolo di cecchino, Biotech quello del medico ed Engineer quello di supporto.Stiamo insomma parlando di una suddivisione di ruoli comune a moltissimi altri FPS, ma in più qui c’è la possibilità di specializzarsi con tre diverse varianti per Battleframe. Queste vanno a massimizzare alcune caratteristiche della classe principale, mettendo nuove abilità a disposizione. Per esempio il Bastion è un ingegnere in grado di piazzare letali torrette sul campo, mentre il Recluse è un medico offensivo in grado di sterminare i nemici con potentissime tossine.Con un totale di sedici sottoclassi le possibilità di personalizzazione quindi non mancano e, come vuole il genere, è anche possibile cambiare Battleframe in modo immediato grazie a stazioni appositamente adibite allo scopo, anche se ovviamente per ottenere le skill più potenti per ognuno è necessario fare esperienza salendo di livello sino ad arrivare al cap, fissato al 40.Così facendo si ottengono anche i perk, bonus passivi che possono essere sia sfruttabili per tutti i Battleframe sia specifici di ognuno: sono in totale un’ottantina divisi tra base, intermedi e avanzati. Se ne possono equipaggiare massimo dieci contemporaneamente, fornendo così allo stesso tempo un’elevata varietà di build nel contesto delle singole sottoclassi e una notevole differenziazione tra i personaggi giocanti. Dalla distribuzione dei perk dipenderà la capacità di sopravvivenza in battaglia o l’aumento dell’efficacia nell’uso delle tantissime armi disponibili, differenziate a seconda del grado di rarità con l’usuale codice di colori dal verde sino al viola per quelle più rare.

Colpi di persistenzaFirefall offre dunque un sistema di progressione lineare, studiato per spingere il giocatore a affrontare le numerose sfide che offre il gameplay, a cominciare dalla lunga campagna che propone una lunghissima serie di missioni istanziate che hanno sia lo scopo di sviluppare la storyline sia di contestualizzare l’esplorazione del mondo di gioco, che dalla città principale di Copacabana porta a visitare le varie zone attraverso cui è possibile spostarsi sia rapidamente con le droship sia con diversi i mezzi disponibili, accomunate da una lussureggiante ambientazione tropicale data dal fatto che, come avrete capito, il gioco è ambientato in Brasile.Se questa campagna, oltre al fatto di poter affrontare le missioni in gruppi di sino a quattro player, non offre elementi particolarmente innovativi è attraverso l’open world che la struttura del titolo denota le sue peculiarità.Tutti gli hub hanno bacheche che offrono svariate quest, daily comprese, e soprattutto è presente un sistema procedurale in grado di generare missioni e anche eventi dinamici pensati per coinvolgere tutti i giocatori che si trovino nei paraggi. Ultimi ma non meno interessanti, dato anche che Firefall è uno dei pochissimi MMO che li sfrutta a dovere, sono gli eventi live che vengono creati da un team di sviluppo dedicato, in grado di offrire quel grado d’intrattenimento che solo il diretto intervento umano è in grado di garantire.Non mancano poi i dungeon, studiati per offrire le sfide PvE più impegnative, e l’intera zona dedicata al PvP Broken Peninsula, accessibile praticamente da subito ma principalmente configurata come contenuto end game. In quest’area, separata dal resto del mondo e comprendente avamposti e torri il cui possedimento garantisce bonus sulla squadra avversaria, ci si ritrova a combattere per le migliori risorse disponibili nel gioco. Queste vengono utili una volta che ci si addentra nel sistema di crafting, motore dell’economia del gioco grazie al market centralizzato, che richiede la raffinazione dei quattro diversi tier di metalli presenti e dei quattro tipi di loot ottenibili dalle creature uccise, permettendo di realizzare tantissime armi con potenzialità via via maggiori mano a mano che si avanza, e ci vuole molta tenacia, negli alberi di ricerca.

Controllo qualitàIn termini di quantità, dunque, i contenuti proprio non mancano. È nella qualità che il titolo Red 5 Studios mostra purtroppo lacune. Se la ripetitività delle meccaniche di gioco è un qualcosa di praticamente inevitabile vista la tipologia di prodotto, sebbene il sistema di combattimento sia ormai quasi perfettamente a punto la natura prettamente votata al PvE porta a sparare centinaia di colpi per uccidere NPC e mob, spezzando in maniera violenta il ritmo di gioco, mentre al contrario in PvP le cose sono decisamente piùfrenetiche. Il connubio tra le componenti MMO e quelle sparatutto risulta quindi non perfettamente bilanciato, cosa ancora più evidente sul lungo termine quando quest sempre uguali a sé stesse e l’unica modalità che mette contro i giocatori cominciano a venire a noia. Detto in altre parole, Firefall ha esattamente lo stesso dilemma fondamentale di titoli analoghi come Warframe o il già citato Destiny: il massiccio ricorso al farming quale meccanica fondamentale dell’end-game.Questo problema affligge in parte anche gli aspetti tecnici: l’ottimizzazione, va detto, ha fatto passi dagigante negli ultimi mesi e attualmente il gioco è perfettamente fruibile, ma permangono alcuni difetti che che non si possono e non si devono sottovalutare in uno sparatutto prettamente online, come una certa imprecisione nei movimenti enfatizzata dall’uso del jetpack, lo scarso feeling dato da molte armi, i cali di framerate e il lag. C’è infine una grafica originale, anche grazie alla scelta del cel shading, ma che risente del peso degli anni del lungo sviluppo,soprattutto in termini di freschezza di interfaccia e animazioni.

HARDWARE

Requisiti minimi – consigliati:OS: Windows XPProcessore: Intel o AMD dual core – Intel o AMD quad coreRAM: 4 GBScheda grafica: Radeon HD4550 o GeForce 8600 – Radeon HD4850 o GeForce 9800Spazio su HD: 12 GBDirectX: 9.0c

– Fase di progressione estremamente curata

– Per essere un MMO, ha un eccellente combat system

– I live event e l’economia son il valore aggiunto

– Il farming presto dilaga

– Elementi social e competitivi non sviluppati come avrebbero meritato

– Comparto tecnico acerbo

7.0

Firefall è un buon free to play che, se solo avesse avuto maggiore coraggio nel fondere gli elementi MMO e FPS che ne costituiscono il fulcro, avrebbe davvero potuto sbarcare il lunario. Mi riferisco alle componenti social sviluppate solo parzialmente e aòla mancanza di un open PvP adeguatamente contestualizzato: la mancanza di fazioni (i Chosen giocabili sarebbero stati davvero manna) e di server dedicati al clan warfare su scala globale invecchia notevolmente un titolo che, visto anche che si tratta di un vero F2P che mette in vendita per soldi veri solo elementi estetici e boost all’esperienza, merita comunque di essere consigliato a tutti per l’ampiezza di ciò che ha da offrire e l’incisività di alcune chicche come i live event e il sistema economico. In definitiva manca quel grado d’innovazione che avrebbe potuto elevarlo a qualcosa di davvero unico.

Voto Recensione di Firefall - Recensione


7