Anteprima

Digimon Story: Cyber Sleuth Hacker’s Memory

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a cura di Matteo Bussani

Sempre al Level Up di Bandai Namco di Parigi abbiamo avuto modo di provare un titolo fresco di uscita nipponica, ovvero Digimon Story: Cyber Sleuth Hacker’s Memory. Per trovarlo sugli scaffali dei nostri negozi dovremo aspettare ancora una ventina di giorni, ma nel frattempo non abbiamo perso l’occasione per farci un’idea di quello che il titolo può offrire, partendo dal presupposto che le ultime iterazioni della saga videoludica di questi mostriciattoli digitali hanno trovato una strada più che soddisfacente sia in termini qualitativi (difficilmente scadono nell’insufficienza) sia di vendite, al punto che continua a ripresentarsi all’appello addirittura la versione per PlayStation Vita.  Questo nuovo filone della trasposizione videoludica dei Digimon, dopo la nostra prova abbastanza rapida, sembra che sia stato pensato con l’obiettivo di essere una miscela di meccaniche di gameplay e di stili artistici presi un po’ da tanti titoli presenti sul mercato, ma che potrebbe comunque risultare piacevole, se ben amalgamato al suo interno. Di originalità quindi se n’è vista poca, ma la classicità del gameplay ci è parsa adatta alle velleità del titolo.

Incominciando dall’intreccio, saremo catapultati in un futuro di digitalizzazione imperante, in cui esistono dei veri e propri luoghi di ritrovo in rete più o meno legali, in cui virtualmente tramite l’utilizzo di Headset VR, ha luogo la vita sociale. In questo mondo, la propria identità sul web ha un valore inestimabile, tanto per l’hacker che la mantiene fino a che non è costretto a cambiarla, quanto per il pubblico che invece può esserne sempre derubato. Proprio nel bel mezzo di un hacking da parte nostra, che siamo i novellini del gruppo, inizia la storia di Digital Story Cyber Sleuth Hacker’s Memory. Purtroppo qualcosa va storto e, derubati della nostra identità, siamo costretti a ricercarla e nel farlo avremo modo di conoscere i digimon e iniziare un’avventura con loro. Al di là della deriva propria di questa serie, è evidente dalle premesse narrative che esista un punto di contatto diretto con Sword Art Online, che potrebbe concedere un dualismo interessante tra quello che succede nella vita reale e quanto invece capita in quella digitale, aspetto comunque connaturato anche se con premesse differenti anche nelle stagioni originali dei digimon.

Il gameplay poi, per il poco che siamo riusciti a vedere si declina nel più classico RPG a turni in cui i digimon vanno a formare la squadra e compiono le azioni impartite, scelte tra attacco, abilità, oggetti e poco altro: niente di nuovo insomma. La sceltà iniziale del Digimon era tra tre specie diverse (qualcuno ha detto pokèmon?) e la nostra è ricaduta su un Tentomon impaurito, decisamente più invitante e noto degli altri due, di cui ignoravamo le caratteristiche. I combattimenti sono ovviamenti istanziati e si attivano casualmente mentre ci spostiamo per la mappa senza essere eccessivamente frequenti. Quest’ultima è divisa in piccole zone separate da brevi caricamenti, sicuramente in virtù dell’uscita su PS4 e su PSVita.

Stilisticamente il titolo rimane fedele all’art design del primo, seppur negli intermezzi di presentazione faccia evidentemente abuso di citazionismo nei confronti di Persona, di cui richiama il font, i contrasti cromatici e lo stile in generale, con ovviamente un risultato molto più modesto ma comunque convincente. Tecnicamente c’è poco da dire, la produzione ha le caratteristiche di una di una generazione e mezzo fa, con ambienti piccoli e spogli che fanno il paio con animazioni essenziali e un po’ rigide dei personaggi. Accorre sicuramente in aiuto il sistema di shading che puntando a una grafica 3D-cartoon nasconde tanti difetti altrimenti visibili.

– Prende ispirazione da tanti brand che funzionano

– Limitato, ma coerente

– Ci sono i Digimon

Digimon Story: Cyber Sleuth Hacker’s Memory è un titolo che fa dell’esperienza degli sviluppatori il suo maggior punto di forza. L’astuzia con cui vengono mescolate tante meccaniche oramai classiche trasposte da altre produzioni rende il gioco alla prima vista solido ed efficace anche se sicuramente un po’ banale. Queste idee poi vengono inserite nella struttura del prequel e all’interno dell’ambientazione dei digimon, anch’essi elementi che fissano la qualità di questo RPG su un livello medio. Un’avventura pensata per chi non sa stare senza digimon e non ha problemi a giocare per l’ennesima volta a un classico gioco di ruolo a’ la giapponese.