Recensione

Datura

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a cura di Pregianza

Le piante del genere Datura presentano quasi tutte fiori chiari dal profumo molto intenso, che attirano facilmente insetti e animali. Tutte creature ignare di un’altra peculiarità del fiore: è velenosissimo, e possiede proprietà narcotiche e allucinogene, che in passato lo hanno reso un ingrediente prediletto nei rituali sciamanici delle tribù indiane. Datura è anche il nome scelto dai Plastic Studios per la loro ultima opera, un’esclusiva Sony pensata per il Playstation Move, che ha suscitato un certo interesse all’ultimo GDC. Il team di sviluppatori polacchi aveva già attirato l’attenzione su di sé con la tech demo Linger in Shadows, un curioso esperimento visivo a bassissimo costo che era riuscito a stupire parecchi utenti. Stavolta però il progetto del gruppo è molto più ambizioso. Non più una semplice dimostrazione visiva, Datura è stato presentato come un titolo innovativo in grado di sfruttare il Move al massimo del suo potenziale, e di lasciare a bocca aperta gli eventuali acquirenti con i suoi paesaggi fantastici.  Noi l’abbiamo giocato, e oggi vi diremo se questo fiore ci ha catturato con la sua bellezza, o ha avvelenato la nostra Playstation.

Una selva più confusa che oscuraInizierete Datura sul lettino di un ambulanza, nei panni di un paziente non particolarmente attaccato alla vita che fingerà un attacco cardiaco togliendosi gli elettrodi dal petto, solo per poi venir davvero mandato al creatore dal defibrillatore della dottoressa al suo fianco. Non vi risveglierete tuttavia in un ospedale, bensì in una misteriosa foresta dai colori autunnali, una sorta di strano limbo nel quale vi sarà possibile rivivere le morti altrui e da cui dovrete tentare di uscire. L’avventura comincia con il primo verso della Divina Commedia: “nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita”. Non troppo azzeccato in verità, perché pur trattandosi di una esperienza onirica, non vi abbiamo trovato immagini concettualmente solide quanto le allegorie di Dante. Il filo conduttore di Datura è caotico quanto un elettrocardiogramma instabile, e si sviluppa in modo spesso inesplicabile. Giustificato in un titolo che “vuole” essere astratto, ma in questo caso difficilmente elogiabile.
Niente nebbia tra questi ramiCome abbiamo già detto nell’introduzione, Datura è un gioco pensato per il Playstation Move. L’avventura può essere giocata anche con il pad ma farlo la snatura notevolmente, pur garantendo movimenti molto più precisi. La visuale è in prima persona, e le azioni possibili risultano estremamente limitate. A tutti gli effetti potrete solo muovervi, guardarvi attorno, e usare una mano per interagire con quello che vi circonda. Ogni azione complessa sarà direttamente legata all’oggetto che vi troverete di fronte, e vi porterà a utilizzare il Move in modi piuttosto vari (dovrete ad esempio girarlo come una manovella, utilizzarlo come una maniglia o brandirlo come un arma). In generale per tutta l’avventura non farete altro che risolvere enigmi piuttosto basilari, peraltro spesso talmente telefonati da essere più simili a scenette interattive che a veri puzzle, oppure così illogici da richiedere un avanzamento a tentoni per capire il da farsi. Insomma non aspettatevi di essere davanti a un Myst per Playstation 3, rimarreste profondamente delusi. L’unica variazione dal tema è rappresentata dalle betulle, alberi che nella foresta mistica del gioco contengono grande conoscenza, e permettono al giocatore di tracciare una mappa dell’ambiente circostante. La loro utilità, comunque, è estremamente limitata.In quanto sogno virtuale creato per un motion controller, in Datura la responsività dei comandi dovrebbe essere fondamentale. Purtroppo il risultato raggiunto è tutt’altro che eccellente e il Move si rivela in molti casi poco reattivo, cosa molto strana se si considera che i Santa Monica Studio hanno dato una mano ai Plastic in fase di sviluppo. L’imprecisione dei controlli rende difficile immergersi nell’azione di gioco, e rovina in parte un’esperienza che, già di per se, non è poi così magnifica.

Il sogno dell’uomo di gommaSe dal punto di vista della giocabilità poco si salva, da quello grafico almeno qualche lato positivo c’è. I Plastic Studios hanno un certo stile nella creazione di locazioni evocative, e nella foresta di Datura scorci e momenti d’effetto ci sono, pur non essendo molti. Peccato che la scarsa qualità tecnica del gioco riesca in molti casi a rovinare anche queste scene. Le texture e i modelli presentano un livello di dettaglio tremendamente altalenante, anche dovuto alla grafica volutamente poco realistica che cerca spesso di avvicinarsi all’impatto visivo di un dipinto. L’interpolazione poligonale è un problema evidentissimo, e basta muovere a casaccio la propria mano fluttuante per vederla fondersi magicamente con elementi del paesaggio. Non meglio la fisica degli oggetti, con liquidi così viscosi da trasformarsi in palline una volta toccata una superficie solida, elementi da lanciare che sembrano non curarsi della legge di gravità, e numerosi bug legati agli strumenti utilizzati. La stessa mano fluttuante, fulcro dell’azione, spesso si contorce in posizioni possibili solo per un arto gommoso, che porterebbero allo svenimento istantaneo qualunque essere umano. La varietà delle situazioni in cui ci si viene a trovare non è assolutamente sufficiente a compensare a queste mancanze, specie se accompagnata alla misera durata della campagna, completabile in meno di due ore. L’unico spiraglio di salvezza del gioco è rappresentato dalla “mutazione” della foresta, che cambia d’aspetto a seconda delle azioni compiute. Potrete infatti completare ogni esperienza extracorporea in modo etico o malvagio, ad esempio salvando un soldato ferito dopo una battaglia, o tagliando la mano di una guardia con un seghetto per sfuggire alla morte. Scegliere la via più facile e crudele porterà la selva a riempirsi di rifiuti, e la breve fase finale a cambiare sostanzialmente. Perlomeno questa caratteristica aggiunge una leggera rigiocabilità al tutto, ma non basta. Anche l’assenza di uno scopo ultimo non aiuta, non tanto perché inconcepibile (altri titoli estremamente “unici” sono riusciti a rendere questa caratteristica addirittura una forza), ma perché non accompagnata da un’esperienza audiovisiva in grado di lasciare il segno, che una volta conclusa lascia straniti più che soddisfatti.

– Estremamente peculiare

– Presenta qualche scena d’effetto

– Controlli poco responsivi

– Tecnicamente scarso

– Non sorprende né lascia il segno

– Brevissimo

5.0

La Datura è chiamata anche erba del diavolo, per le sue proprietà maligne. Mai nome fu più azzeccato per un gioco. L’opera ultima di Plastic Studios è un progetto fin troppo ambizioso, che non riesce in nulla di ciò che si propone di fare. Non sorprende tecnicamente, non stupisce visivamente, non rivoluziona l’uso dei motion controller, non diverte e non lascia il segno. Insomma, si tratta di una brutta allucinazione. Costo limitato o no, forse è il caso di lasciar perdere.

Voto Recensione di Datura - Recensione


5