Recensione

Darkstalkers Resurrection

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a cura di Pregianza

Per l’utenza media i picchiaduro sono un genere da “giornata con gli amici”. Titoli che permettono di darsi botte da orbi su schermo senza troppi pensieri, in grado di far scaturire torneoni da ore dal nulla e rivalità indicibili tra giocatori di tutte le età. Per chi bazzica nel genere da anni e anni, tuttavia, i picchiaduro sono una danza. Un balletto aggraziato di dita, una melodia di tasti schiacciati furiosamente con un ritmo preciso in continuo mutamento. Sono titoli stratificati in modo incredibile, appetibili per tutti ma apprezzabili appieno solo con un costante allenamento. 
Negli anni i picchiaduro si sono evoluti e perfezionati sempre di più, ma nella lunga strada che ha portato alla variegata forma odierna del genere sono rimaste delle pietre miliari dal valore indiscusso, non solo perennemente attuali, ma persino migliori dei titoli più moderni in circolazione in certi casi.  
Tra le case a cui si devono queste colonne portanti la più significativa è indubbiamente Capcom, che partendo da Street Fighter II ha dato il via al volto attuale delle mazzate virtuali. Visto che attualmente, dopo un ritorno in grande stile del genere nelle case, il mercato ristagna, la software house nipponica ha pensato bene di tirar fuori dalla tomba alcuni dei suoi giochi più significativi, dargli una ripulita, e magari testare la risposta del pubblico a questi remake per valutare un eventuale nuovo progetto. Darkstalkers Resurrection, fa parte dell’allegro gruppetto: una collection HD che ripropone due titoli storici della serie, Night Warriors e Vampire Savior, molto amati dalla community competitiva. 
Saranno invecchiati come il buon vino, o è davvero ora di rimescolare il marchio?
Don’t screw with a succubus… no wait, that came out wrong
La serie Darkstalkers non ha nulla da invidiare ai picchiaduro più noti quanto a gameplay, ma è balzata sotto ai riflettori principalmente per il suo stile unico e per il roster estremamente atipico, basato sui mostri più noti della letteratura occidentale e non. Vampiri, Licantropi, Succubus, Jiang Shi… non manca praticamente nulla, e ogni singola scelta è magnificamente caratterizzata pur mantenendo un design anime-like dannatamente (è il caso di dirlo) ben fatto. 
Personaggi come Morrigan e Talbain sono entrati facilmente nell’immaginario comune, ma la giocabilità di questi titoli è tanto significativa quanto i loro protagonisti, perché ha tracciato le linee guida per molti picchiaduro bidimensionali moderni. I Darkstalkers hanno introdotto il Chain-Combo System, un sistema di combinazioni che permette di legare i colpi normali tra loro con facilità. In pratica è sufficiente utilizzare in serie attacchi leggeri, medi e potenti per linkarli, senza bisogno di imparare alla perfezione tempistiche precise. E’ una base che è stata poi prontamente assorbita e riadattata dai Marvel vs Capcom e dai prodotti di Arc System Works, ma è anche un sistema piuttosto ingannevole, perché semplificato solo all’apparenza. Pur permettendo a chiunque di eseguire combinazioni brevi, infatti, il Chain-Combo System rende comunque difficile l’esecuzione di serie complesse, e in particolare rende problematico per i principianti legare le mosse speciali agli attacchi base. Non fatevi ingannare dall’elevata velocità dell’azione, agli alti livelli i Darkstalkers sono tecnici quanto i più duri tra i picchiaduro. 
Capcom conosce meglio di ogni altro la duplice natura del suo prodotto e in questa “resurrezione” ha deciso di puntare tutto sulla nicchia dei videogiocatori esperti, inserendo opzioni di tutorial approfondite e pensate quasi esclusivamente per insegnare a utilizzare le tecniche più avanzate. Sia in Night Warriors che in Vampire Savior avrete a disposizione un tutorial per ogni personaggio, ove vi verranno gradualmente inculcate tutte le chicche sottintese e le abilità più avanzate del guerriero scelto. Tolte le primissime prove, non è roba che si riesce ad eseguire al primo tentativo ed è chiaramente pensata per far ambientare all’istante utenti con una certa esperienza, così da evitare che vengano utilizzati per pulire i pavimenti durante i primi match online dai veterani della saga (cosa che avverrà comunque prima o poi, che lo vogliate o no). La strada scelta è comprensibile, ma forse qualcosa in più per introdurre senza sbalzi i novellini nel mondo di Darkstalkers la si poteva fare. 
Le campagne in singolo sono rimaste comprensibilmente invariate rispetto ai titoli originali, ma ora entrambi i giochi della collection hanno guadagnato il multiplayer online. Anche in questo caso la casa ha deciso di ascoltare la fighting game community utilizzando il netcode GGPO, molto apprezzato tra i professionisti per la sua capacità di azzerare o limitare sostanzialmente la latenza anche con connessioni solo discrete. 
Il GGPO funziona benone in molti casi, già altri ritorni in HD proposti da Capcom l’hanno ampiamente dimostrato, ma è anche uno dei netcode più instabili quando gli utenti hanno una rete ballerina. Finché i due utenti vantano una connessione solida tutto fila alla grande, tuttavia basta uno sbalzo o una lag spike e potreste vedere uno dei combattenti teletrasportarsi da un posto all’altro, o colpire senza muoversi. E’ un rovescio della medaglia più che giustificato, e nemmeno così grave se paragonato alle battaglie in slow motion dovute ad altri netcode durante queste eventualità, dunque è facile intuire perché tale scelta sia spesso richiesta a gran voce dai videogiocatori più abili.  
L’online di Darkstalkers Resurrection mantiene la tipica struttura a partite classificate, lobby e partite veloci tanto cara a Capcom, senza particolari stravolgimenti. Un sistema di ranking a punti utile per sbloccare artwork e altre chicche nella gallery del prodotto assicura un po’ di longevità extra per i perfezionisti. Difficile dire se tutto funzionerà alla perfezione al lancio, ma per ora non sembrano esserci problemi. 
Pixel smussati a dovere
Tecnicamente Capcom ha fatto un ottimo lavoro su questa collection. I filtri disponibili non sono molti, ma sono ben fatti e, pur non riuscendo per ovvie ragioni a rendere moderna la grafica dei titoli coinvolti, la migliorano sensibilmente con i dovuti settaggi. Si può scegliere se visualizzare o no le scan lines, una soluzione che limita l’effetto “pixelloso” della grafica, se non usare alcun filtro, optare per un filtro nitido o definito. Inoltre è possibile visionare lo schermo in finestre di grandezza variabile, fino al widescreen che forza forse eccessivamente l’antiquato motore di gioco. Tutto comunque viaggia senza problemi, e lo stile unico che ha reso Vampire Savior e Night Warriors indimenticabili al momento dell’uscita è rimasto invariato. Molto interessanti anche i rinnovati temi musicali presenti nel menu principale, molto orecchiabili e piacevoli. Immutati invece gli effetti sonori durante gli scontri (Night Warriors sembra presentare qualche momento in cui il sonoro dei colpi si abbassa improvvisamente, ma non è una problematica grave).

– Due picchiaduro storici, ancora estremamente attuali

– Ottima riedizione HD, con filtri grafici ben fatti e una miriade di nuovi artwork

– Tutorial pensati per insegnare i trucchi del mestiere ai giocatori esperti

– GGPO

– Non adatto ai neofiti del genere

– Qualche problema con gli effetti sonori di Night Warriors

8.0

Capcom può attingere a un calderone illimitato di grandi titoli per le sue riedizioni HD, e Darkstalkers Resurrection non fa differenza. Night Warriors e Vampire Savior sono picchiaduro storici che ancora oggi riescono a regalare grandi soddisfazioni grazie a un gameplay estremamente divertente e ben strutturato. La casa ha dimostrato poi ancora una volta grande cura nello sviluppo di questa riedizione, inserendo filtri di buona qualità, menu e musiche rifatte da zero, e contornando il tutto con l’apprezzato GGPO. Per i nostalgici e gli amanti dei fighting game è sicuramente un prodotto da non perdere, in attesa dell’eventuale ritorno della saga sulle piattaforme moderne.

Voto Recensione di Darkstalkers Resurrection - Recensione


8