Celebrimbor, il Noldor di Valinor

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a cura di Gottlieb

Christian Cantamessa tre anni fa accettò un durissimo compito: quello di scrivere la storia di Talion, personaggio originale del mondo de La Terra di Mezzo, e di completare quella di un elfo di Arda, la Mano d’Argento che John Ronald Reuel Tolkien aveva raccontato e cantato ne Il Silmarillion. Un abile fabbro che, per Monolith Productions, per Warner Bros e per lo stesso Cantamessa, narrative designer di origine ligure con una lunga carriera videoludica alle spalle, aveva molto ancora da dire, tanto da dover scendere in campo come protagonista assoluto de L’Ombra di Mordor. 

La Mano d’ArgentoDurante la Prima Era i Noldor decisero di lasciare il Reame Beato di Valinor in Aman per dichiarare guerra a Morgoth, signore del male che aveva rubato i Silmaril, gemme magiche che al loro interno avevano intrappolato la luce degli alberi di Valinor. Nonostante il consiglio dei Valar, i più potenti esseri di Arda, fosse quello di restare saldi e legati al Reame Beato, i Noldor si mossero con perseveranza e compattezza per recuperare ciò che era stato tolto al loro mondo. Durante la battaglia Morgoth trovò grande sostegno da parte di quello che fu il suo più fedele e principale servo, ossia Mairon, uno dei Maia. Quest’ultimo era stato servo di Aule il Fabbro, uno dei Valar, prima di essere irretito dall’Ainu votato al Male Melkor, il nome originale di Morgoth: passato al lato oscuro, Mairon decise di prendere il nome di Sauron, imparando e migliorando quelli che erano gli obiettivi del suo maestro, intenzionato a distruggere Arda. Il desiderio di Mairon, infatti, era semplicemente quello di possedere la mente di tutti gli abitanti della Terra di Mezzo. Tra i Noldor che mossero guerra a Morgoth c’erano i figli di Feanor, tra i quali spiccava uno dei Principi, Curufin, che era legato al giuramento di suo padre di recuperare i Silmaril: tale promessa solenne portò tutti i discendenti di Feanor nella Terra di Mezzo, ove fondarono i propri regni e organizzarono il recupero dei gioielli. La lotta portò a una rovina totale della casata di Feanor, con Curufin, che insieme a Celegorm, suo fratello, si trasferì nell’Himlad, dove resistette fino alla Dagor Brahollach, la più grande battaglia del Beleriand durante la quale Morgoth scatenò contro i Noldor tutta la potenza di fuoco a sua disposizione. La schiacciante vittoria del signore del male arrecò infiniti danni agli elfi, che persero tantissime truppe e comandanti: durante la battaglia, però, sia Curufin che Celegorm riuscirono a marciare verso Minas Tirith fino a farsi accogliere da Finrod Felagund nel Nargothrond. Insieme con loro c’era il primogenito di Curufin, che aveva seguito il nonno Feanor sin dall’esilio da Valar: quell’elfo di Noldor era Celebrimbor, la Mano d’Argento. 

La forgiatura dell’AnelloNonostante i favori conquistati a Nargothrond, Celebrimbor fu purtroppo protagonista di quella rovina di cui parlavamo poc’anzi, con la casa di Feanor che vide gli elfi di Noldor lottare in una guerra fratricida che scaturì, infine, nell’uccisione sia di Celegorm che di Curufin per mano di Beren e di Luthien: Celebrimbor, che non condivideva le azioni mosse dal padre e da suo zio, decise di sconfessare tutte le azioni compiute dal suo genitore e decise di rimanere là dove l’avevano accolto con affetto per poi spostarsi a Gondolin, la città segreta degli elfi creata da Turgon: qui la Mano d’Argento forgiò l’Elessar, una mitica gemma che ebbe una duplice versione. La prima venne donata a Idril, che la donò al figlio Earendil, che la portò con sé a Valinor; la seconda, invece, venne donata alla dama Galadriel, della quale Celebrimbor era innamorato, senza aver mai ricevuto, però, un amore contraccambiato a causa del già esistente rapporto con Celeborn. L’Elessar, Ere dopo, venne donata da Galadriel a colui il quale i Valar avevano destinato a possederla, cioè Aragorn, salito al trono come Re Elessar per preservare il regno degli Uomini di Numenor. Celebrimbor, in ogni caso, riuscì a sopravvivere fino alla fine della Prima Era, nonostante Gondolin fosse stata attaccata e distrutta da Morgoth: non avanzò mai più alcun tipo di richiesta o pretesa verso i Silmaril né volle fare ritorno a Valnor, accettando di restare per sempre nella Terra di Mezzo. Qui, nel frattempo, dopo la Guerra dell’Ira e la cacciata di Morgoth da Arda, Sauron era riuscito a sfuggire al giudizio di Valinor e si era nascosto sotto le sembianze di Annatar, il Signore dei Doni, grazie ai suoi poteri da mutaforma: riuscì ben presto a irretire gli uomini, i più facili da convincere, e a diventare amico degli Elfi fabbri dell’Eregion, grazie alla loro avidità nei confronti delle nuove tecniche di fabbricazione. Tra questi c’era anche Celebrimbor, che all’inizio della Seconda Era si era rifugiato proprio a Eregion, nel suo momento di maggior splendore, condividendo l’avidità dei fabbri elfi: Annatar convinse gli Elfi che il loro compito doveva essere quello di migliorare la Terra di Mezzo facendola diventare più bella ancora di Valinor, impegnandosi per arricchire ed elevare quel mondo forgiando nuovi oggetti e nuovi poteri. Da qui, sotto la guida di Sauron, Celebrimbor forgiò i cosiddetti Anelli del Potere, ma separatamente dal controllo di Annatar, decise di forgiare anche Narya, l’anello di rubino, Nenya, l’anello di diamante, e Vilya, l’anello di zaffiro, i Tre anelli degli Elfi, i più belli e potenti tra tutti gli Anelli del Potere, che richiamavano la forza dei Silmaril di suo nonno Feanor. Nel mentre, però, anche Sauron, recatosi al Monte Fato, decise di forgiare un anello tutto suo, utilizzando le stesse tecniche adoperate dai fabbri: nacque, quindi, l’Unico Anello, capace di dominare tutti quelli che aveva aiutato a forgiare: per renderlo ancora più forte Sauron infuse nell’Anello appena forgiato parte del proprio potere nei fuoci dell’Orodruin all’interno della Sammath Naur, la Voragine di Fuoco. Quando Celebrimbor venne a sapere dell’esistenza di un nuovo Anello, forgiato senza il suo supporto, partì per il Lorinand dove si consultò con Galadriel: la dama elfica suggerì al Fabbro di inviare fuori dall’Eregion i Tre anelli degli Elfi: Nenya venne consegnato alla Dama, mentre gli altri andarono a Gil-galad nel Lindon. Nel mentre Sauron, venuto a conoscenza di questa mossa, attaccò Eregion catturando Celebrimbor: sotto tortura il Noldor fu costretto a svelare dove erano conservati i Nove e i Sette, consegnati agli uomini e ai nani, ma non rivelò mai il luogo dei Tre. Conosciuta la posizione degli altri Anelli, Sauron uccise Celebrimbor e lo impalò sulla soglia della casa dei fabbri, nell’Eregion, alle porte di Moria. Da quel momento in poi, nel pieno della Seconda Era, partì la Guerra dell’Anello. L’Elfo, intanto, fu costretto, nel suo spirito da Wraith, a vagare per tutta la Terra di Mezzo fino alla distruzione del’Unico Anello creato da Sauron.

L’Ombra di MordorTra le mani di Christian Cantamessa le vicende di Celebrimbor vengono leggermente rivisitate per giustificare il rito che porterà l’Elfo a unirsi a Talion ne L’Ombra di Mordor. La Mano d’Argento non venne infatti immediatamente sconfitta e uccisa nell’Eregion, ma portato fino a Mordor per realizzare l’Anello perfetto: qui, purtroppo, la mente di un bramoso elfo si lasciò condizionare dal potere dello stesso Anello. Rubatolo a Sauron, Celebrimbor riuscì a partire alla volta di Mordor per poter governare e dominare tutti gli Uruk presenti sul territorio, creando un esercito tale che potesse fronteggiare le forze del male. La guerra tra i due andò avanti fino a quando non vi fu uno scontro ravvicinato: nonostante il potere dell’Anello, però, Celebrimbor dovette cedere al potere fisico del suo avversario che immediatamente riuscì a recuperare ciò che gli apparteneva, facendo sì che l’Anello diventasse parte integrante del proprio corpo. Avuta la meglio sull’Elfo, Sauron decise di rapire l’intera famiglia di Celebrimbor uccidendo la moglie dinanzi ai suoi occhi, oltre che alla figlia: al Noldor toccò, invece, la tortura di guardare l’accaduto per poi perire sotto la forza del martello utilizzato per forgiare l’Anello. Esattamente in questo punto Celebrimbor prende le sembianze di Wraith, uno spirito errante condizionato dalla rabbia, uno spettro, costretto a rimanere a Mordor fino a quando il proprio destino non si compirà, legato indissolubilmente a Sauron e all’Unico Anello. 

Celebrimbor è uno dei personaggi più significativi dell’intera epopea dell’Anello: l’Elfo di Noldor non ha mai avuto tanto spazio quanto gliene è stato concesso adesso da Monolith, a ragion veduta. La sua storia rappresenta il punto di svolta che, al pubblico che si è avvicinato al mondo di Tolkien grazie alla trilogia cinematografica di Peter Jackson, mancava. Ne L’Ombra della Guerra aumenta ancora di più il suo peso e la curiosità per conoscere nuovi dettagli della sua storia.