Recensione

Bravely Default Flying Fairy

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Da trascinatore di folle a cugino povero: questo è il declivio che il genere dei JRPG sembra aver percorso nel corso dell’ultima generazione di console, dopo i fasti dell’era PS2.Con la parziale eccezione delle zone franche costituite dalle console portatili (Nintendo soprattutto, ma anche Sony), Playstation 3 e Xbox 360 hanno largamente ignorato un genere che, dalla sua parte, non ha fatto molto per rimanere al passo coi tempi e svecchiarsi adeguatamente, tanto da farci giocare il suo miglior esponente sulla console più bistrattata dai cosiddetti “hardcore players”.Xenoblade Chronicles e l’ottimo lavoro di Atlus in questi anni hanno tentato di tenere su la baracca, ma quella che un tempo era la regina ha latitato troppo a lungo, persa tra sperimentalismi, protagonisti emo e giochi di ruolo su binari.Può una piccola esclusiva per Nintendo 3DS segnare il punto di svolta per Square Enix? Sì, se qualcuno del gigante giapponese si degnasse di leggere le righe che seguono.

Passato e futuroNon doveva nemmeno uscire dal Giappone, e sono emblematiche le recenti dichiarazioni del team di sviluppo che si dice sorpreso in positivo dall’attesa dei fan occidentali per un titolo originariamente pensato solo per una nicchia di amanti del genere in patria.Seguito spirituale dell’imperfetto (ma comunque sottovalutato) Final Fantasy Four Heroes of Light, uscito su Nintendo DS una manciata di anni fa, Bravely Default è quanto di più classico e convenzionale il genere abbia visto, con una trama ritrita, che ruota attorno a quattro protagonisti e al loro viaggio per ristabilire l’ordine naturale di un mondo governato dai cristalli, che sta lentamente marcendo per mano di un oscuro manipolo di loschi (ma familiari…) individui.Agnes è una ragazza spaurita e gravata dal peso delle sue responsabilità: in quanto vestale del vento, è suo compito vigilare sul corrispondente cristallo elementale e assicurarne la salute e il corretto funzionamento. Il caso e le contingenze metteranno al suo fianco Tiz, ragazzo di campagna semplice e leale, che ha visto il suo paese natale e tutti i suoi abitanti inghiottiti da una voragine già nei primi minuti di gioco, Ringabel, avventuriero smemorato e ossessionato dal gentil sesso, ed Edea, cresciuta a pane e duelli da suo padre, Gran Maresciallo dell’Ordine di Eternia, che rappresenta il potere costituito, da sempre nemico numero uno in tutti i Final Fantasy che si rispettino.Perché, anche se il titolo potrebbe indurvi in errore, sia ben chiaro: questo gioco appartiene alla genealogia di Final Fantasy e, sebbene temiamo che i nostri appelli rimarranno inascoltati, da qui la serie dovrebbe ripartire, senza troppi fronzoli.Come può una storia già raccontata centinaia di volte appassionare ancora? Infondendo vita nei personaggi, rendendoli credibili, vivi, lasciando che il giocatore al di qua dello schermo ci si immedesimi.Bravely Default vince qui la propria partita, strappando un sorriso in più di un’occasione, intessendo rapporti reali tra i protagonisti e prendendosi il suo tempo per mostrarceli. La bidimensionalità degli antagonisti passa in secondo piano: difficilmente non vi innamorerete di almeno una delle personalità dei quattro eroi dei cristalli.A tal proposito, vi consigliamo di non perdervi nessuno dei dialoghi opzionali del gioco, attivabili in determinati punti della storia tramite la pressione del tasto Y.

Final Fantasy V-2Il gameplay, come il comparto narrativo, aggiunge poco ad una formula che funziona perfettamente da anni, che ha raggiunto la sua maturazione addirittura nel lontano 1992, anno di lancio del quinto episodio della saga della Fantasia Finale: un job system libero e flessibile, che lascia nelle mani del giocatore la gestione del party in ogni aspetto, e che consente di cambiare istantaneamente il più truce dei combattenti da prima linea nel più capace dei maghi e viceversa.Avanzando nell’avventura, e portando a termine le missioni secondarie che il titolo ci proporrà di quando in quando, sbloccheremo una miriade di nuove classi, ognuna dotata di abilità particolari, forze e debolezze, così da avere presto a disposizione una vasta gamma di opzioni per personalizzare il nostro gruppo come meglio crediamo, puntando sulla forza bruta di un Cavaliere piuttosto che sulla capacità degli Evocatori di richiamare in battaglia mostri giganteschi.Alla classe primaria sarà possibile affiancarne una secondaria, così da godere di un set aggiuntivo di abilità che, oltre a tornare molto utili in battaglia, garantiscono una versatilità ineguagliabile, tale da consentire l’utilizzo di magia anche ai lottatori, o l’accesso alla magia bianca anche ad un mago nero. Le possibili combinazioni sono infinite, e ognuno troverà pane per i suoi denti.I combattimenti sono rigorosamente a turni, e raramente il gioco spezzerà la ben nota catena dungeon – nuova città – dungeon, eppure questa formula restituisce un senso di sicurezza e familiarità al giocatore, cui il team di sviluppo ha cercato di venire incontro in tutti i modi, modernizzando una formula che i detrattori hanno sempre definito stantia.Il risultato è stato ottenuto percorrendo diverse strade: innanzitutto, la possibilità, come da titolo, di servirsi delle opzioni Brave e Default, svolta tattica di non poco conto durante i combattimenti.Opportunamente mappate ai tasti dorsali L e R di 3DS, queste due opzioni consentono, rispettivamente, di giocare fino a tre turni in più oltre a quello corrente o di porsi in difesa, dimezzando i danni ma rinunciando al proprio turno: entrambe fanno capo ad un contatore di turni posto accanto al nome del proprio eroe durante le battaglie, che consente al nostro di agire solo quando questo contatore raggiunge (o supera) lo zero.Questa semplice dinamica dona grande profondità tattica agli scontri, consentendo di scoprirsi per scatenare devastanti attacchi consecutivi (al prezzo di diversi turni in balia dell’avversario) o di mettere via un turno ponendosi sulla difensiva, per poi sfruttarlo al momento opportuno.Come molte delle invenzioni riuscite, dopo pochissime battaglie di ambientamento ci si trova a chiedersi perché nessuno ci abbia pensato prima, e si inizia a sperimentare soluzioni adatte ad ogni circostanza, chiudendo rapidamente gli scontri casuali di routine proprio grazie a questa meccanica (ricordiamo che il counter si azzera dopo ogni combattimento), e sconfiggendo boss probabilmente al di sopra delle proprie possibilità grazie ad un uso accorto di questi due comandi.I combattimenti sono arricchiti anche dalla possibilità di richiamare amici in ogni momento, grazie alle funzionalità social di 3DS, memorizzando un attacco di una persona precedentemente incrociata in modalità Street Pass e sfoderandolo contro i mostri del gioco, e da abilità speciali (anche queste personalizzabili negli effetti e nel nome) che ogni personaggio può richiamare in determinati momenti delle battaglie.Non pensate, però, che queste aggiunte rendano il tutto più facile, perché al livello di difficoltà standard, il gioco saprà tenervi impegnati, soprattutto durante la prima parte dell’avventura, quando la scelta in fatto di classi sarà limitata e con essa l’esperienza acquisita.

Per completare il quadro, citiamo altre modifiche meno evidenti ma assai utili per il bilanciamento generale del titolo: dal menu, il giocatore, oltre a cambiare il livello di difficoltà in ogni istante, può decidere la frequenza degli attacchi casuali (fino ad eliminarli del tutto) e impostare il salvataggio automatico (ad esempio ad ogni livello di un nuovo dungeon), può dedicarsi alla ricostruzione del villaggio di Norende, patria di Tiz, tramite un minigioco gestionale che consente, in ultima analisi, di fornire il mercante itinerante (presente in tutti i dungeon del gioco) di una maggiore varietà di oggetti, equipaggiamento e pozioni, così da modulare il livello di difficoltà per tutti i gusti, dal veterano al neofita.Menzioniamo solo per dovere di cronaca l’inserimento di microtransazioni nel gioco, tramite le quali acquistare pozioni in grado di fermare il tempo ed attaccare nemici inermi: oltre a sbilanciare pesantemente il gioco a favore dell’utente, queste sono assolutamente accessorie, e abbiamo portato a termine il gioco in poco meno di quaranta ore senza avervi mai fatto ricorso.Tutto perfetto? Quasi. Solo due cose ci hanno disturbato durante il nostro entusiasmante viaggio: l’eccessivo ricorso agli stati alterati e una certa linearità di fondo.A differenza della stragrande maggioranza dei titoli di casa Square Enix, il team di sviluppo ha deciso di puntare forte sugli status alterati, proponendo un bestiario pieno di creature capaci di infliggere ogni sorta di malus al nostro gruppo praticamente a ogni combattimento, con lo spiacevole risultato di arrivare in fondo ad un dungeon con le scorte di oggetti azzerate e l’unica scelta di tornare in paese a rifornirsi: se questo problema tende ad estinguersi durante la seconda metà dell’avventura, quando il party entrerà in possesso di magie capaci di liberare dagli status alterati, perseguiterà il giocatore durante le prime dieci – quindici ore di gioco, costringendolo a un backtracking poco simpatico e a spendere tutti i soldi (che non saranno mai abbastanza, credeteci) in oggetti curativi.Innegabile poi una certa linearità di fondo, con pochissimo spazio lasciato alla libera esplorazione e un numero assai limitato di incarichi secondari, la cui cadenza sarà in ogni caso decisa dal gioco, senza che il giocatore abbia molta possibilità di scelta: ci sarebbe piaciuto poterci immergere maggiormente nel mondo magico in cui si muovono Agnes, Tiz, Ringabel ed Edea, e siamo sicuri che la cosa avrebbe giovato alla longevità generale, comunque soddisfacente.

Una corrente artisticaLe vette artistiche raggiunte dal character design sono attualmente ineguagliate non solo in ambito 3DS, ma su qualsiasi dispositivo portatile sul mercato: la mano di Akihiko Yoshida ha disegnato un mondo incantevole, un quadro in movimento, denso di colori, particolari e angoli smussati, apprezzabile in qualsiasi momento non toccando i comandi per qualche secondo.Il tratto già apprezzato nel meraviglioso Final Fantasy Tactics qui si affievolisce, ammorbidendosi di concerto con una storia molto meno matura e votata alla speranza e all’amicizia, e i fondali risultano spesso privi di poligoni, in quanto disegnati a mano, con un effetto finale a schermo che sorpassano finanche le eccellenti vette appena raggiunte da Vanillaware con il porting di Muramasa su PsVita.Poco importa (e lo diciamo per pura pignoleria) che il comparto animazioni e l’effetto 3D non siano i migliore visto sulla console stereoscopica Nintendo, né tantomeno che la conta poligonale in certi ambienti risulti abbastanza limitata: dove non arriva la tecnologia, arriva l’arte.Nonostante un doppiaggio diffuso e molto ben fatto (soprattutto per i quattro protagonisti), il comparto sonoro non riesce a tenere il passo della magnificenza artistica appena descritta, attestandosi su buoni valori generali ma senza mai lasciare un motivo nella testa del giocatore, con la parziale eccezione del martellante battle theme.

– Job System perfetto

– Personaggi magistralmente delineati

– Sistema di combattimento di grande profondità tattica

– Un quadro in movimento

– Personalizzazione all’ennesima potenza

– Abuso degli status alterati

– Qualche cliché di troppo

9.0

La strada è tracciata, sebbene temiamo che nessuno in casa Square Enix abbia davvero intenzione di percorrerla fino in fondo.

Ma questo Bravely Default rimane una gemma luccicante e preziosa, un concentrato di gameplay vecchia scuola abbellito da tante piccole accortezze del gaming moderno, che riesce nel difficile (ma, come vediamo, non impossibile) intento di rendere i JRPG un genere ancora molto appetibile, anche al grande pubblico.

Qualsiasi possessore di 3DS, anche tra quanti mal sopportano questo tipo di giochi, dovrebbe dare al lavoro di Silicon Studio una possibilità, ed appare superfluo dire che chiunque ami i giochi di ruolo giapponesi debba fiondarsi nel punto vendita più vicino, magari provando a mettere le mani sulla lussuosa Collector’s Edition.

Qualche imperfezione c’è, ma anche Scarlett Johansson è alta solo 1 metro e 60.

Voto Recensione di Bravely Default Flying Fairy - Recensione


9