Better Call Saul, terza stagione

Avatar

a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Avevamo lasciato il maldestro avvocato Jimmy McGill in una situazione di impasse. La confessione della manomissione di un documento redatto dal fratello Chuck per aiutare Kim Wrexler era stata registrata, pronta per essere utilizzata come un’arma letale non appena la situazione lo avrebbe permesso. E la terza stagione di Better Call Saul riprende esattamente da quel momento, senza perdersi in chiacchiere o digressioni: Chuck ha incastrato Jimmy a sua insaputa mentre confessava un reato. Ed è da qui che prenderanno il via le prime vicissitudini di un crescendo che ha il sapore di una vera e propria sfida fratricida. 

 
Una bella gatta da pelare
Jimmy si ritroverà quindi legalmente in pericolo: sì, proprio lui, un avvocato costretto a sua volta a tutelarsi da conseguenze giuridiche che non solo potrebbero sbatterlo in galera per molto tempo, bensì anche radiarlo dall’albo e gettare alle ortiche una carriera che, dopo mille sforzi e raggiri di ogni genere, pareva essere giunta a una certa stabilità professionale, anche grazie all’aiuto della collega Kim. I primi tre episodi di Better Call Saul sembrano quindi preparare una polveriera destinata ad esplodere nel corso della stagione, che pur partendo in maniera piuttosto lenta – come da tradizione della serie, del resto – non si nega alcuni momenti di particolare eccitazione. Primo tra tutti, quello che vede il ritorno di un personaggio molto amato – e odiato – nel precedente Breaking Bad. Sto parlando di Gus Fring, aka il villain numero uno di Albuquerque, legato a doppio filo alle vicende di Mike Ehrmantraut, sempre impegnato a vendicarsi del torto subito dalla famiglia Salamanca.Ed è proprio relativamente a questo personaggio che la terza stagione di Better Call Saul promette di agganciarsi in maniera più decisa – e incisiva – alla serie di culto con protagonista Walter White. La delicata situazione di Jimmy e il polverone alzato da Mike andranno ad incastrarsi in una serie di spiacevoli eventi che porteranno giocoforza a dei cambiamenti forzosi (dopotutto, ancora aspettiamo al varco la nascita di “Saul Goodman”).
C’era una volta in Messico
Senza dimenticare che anche in questa terza stagione l’apertura è dedicata a uno sguardo nel – presunto – futuro del personaggio interpretato da Bob Odenkirk, un salto in avanti di svariati anni in cui il presunto ex avvocato lavora in un becero fast food sito in un centro commerciale, rispondendo al nome di “Gene”. Il tutto presumibilmente ambientato dopo le vicende di Breaking Bad e forte di un look bianco e nero, che pare voler sottolineare e scandire con nostalgica decisione “l’epilogo” di colui il quale una volta è stato il frizzante avvocato Jimmy McGill. E Saul Goodman, ovviamente. Tuttavia, il momento in cui tireremo le somme è ancora piuttosto lontano: la sfida tra i due fratelli Jimmy e Chuck deve ancora giungere al culmine, senza considerare che Mike ha solo ora incontrato quello che sarà a conti fatti il suo destino. E se ancora aspettate al varco l’ingresso di Walter/Heisenberg o del suo pupillo Jesse Pinkman, ci spiace deludervi: l’avvocato McGill non ha al momento tempo per riceverli, siete pregati di richiamare più tardi.

I primi tre episodi della terza stagione di Better Call Saul sembrano gettare le basi per qualcosa di “grande” destinato ad accadere nel giro di poche settimane. Una bomba a orologeria destinata a scoppiare in quel di Albuquerque, un confronto tra i due avvocati della famiglia McGill che romperà irreparabilmente gli equilibri. Senza dimenticare quell’atmosfera scandita da lunghi silenzi e da quel forte odore di sabbia e droga, ormai marchio di fabbrica di Vince Gilligan.