Recensione

Atelier Escha e Logy

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a cura di Pregianza

Gli amanti dei jrpg cercano delle costanti dai titoli provenienti dalla magica terra del sol levante: eroi senza macchia e senza paura, storie incredibilmente contorte, sistemi di sviluppo incredibilmente profondi, o semplicemente un po’ di sana sensibilità nipponica. C’è tuttavia anche chi ha gusti un po’ più… particolari, e che allo sconfinato panorama del genere chiede tutt’altro, magari qualcosa di più mondano o capace di concentrarsi su un aspetto spesso ignorato dagli altri esponenti, come il crafting degli oggetti e l’alchimia. 
È per questi giocatori che esistono titoli come gli Atelier, una serie ruolistica tutta “particolare” nota principalmente per le sue protagoniste femminili e per il fatto di girare attorno a complicatissimi sistemi alchemici. L’ultimo capitolo della serie però sembra volersi distaccare parzialmente da quelli che l’hanno preceduto, offrendo per la prima volta ben due protagonisti tra cui scegliere (di cui uno maschile), oltre alla solita pletora di limature e modifiche. Sarà il primo Atelier a superare i preconcetti di chi considera la saga uno sfizio per pochi?
Logica e istinto
Vogliamo precisare all’istante una cosa molto importante prima di partire con l’analisi più approfondita: Atelier Escha & Logy è uno dei jrpg più lenti a partire mai visti sulla faccia della terra. Non è un’esagerazione, all’inizio della partita dovrete scegliere se giocare nei panni del giovane Logix Fiscario o della pucciosa Escha Malier, e per qualche ora non farete altro che svolgere lavori d’ufficio. Potrà sembrarvi folle, ma Logy ed Escha sono a tutti gli effetti alchimisti impiegati nell’ufficio per lo sviluppo della cittadina di Corseit, nota per la sua vicinanza a una misteriosa rovina fluttuante apparentemente impossibile da raggiungere con le normali aeronavi, e tutta la fase iniziale non sarà altro che un lungo tutorial, dove i personaggi non faranno che parlare di responsabilità, organizzazione dei compiti, burocrazia e tanti altri fantastici argomenti capaci di formare una voragine nei vostri zebedei. Non un impatto dei più delicati, ma superato a nuoto il mare in tempesta di informazioni preparatorie, e assorbita la stramba ma funzionale struttura della campagna, si inizia ad apprezzare appieno la produzione Gust.
A ciò contribuiscono anche i personaggi, i due protagonisti infatti sono una coppia che funziona e i cui caratteri opposti si si incastrano piuttosto bene, mentre i fan potranno gioire dei collegamenti con Atelier Ayesha, di cui questo capitolo è praticamente un seguito diretto con molte delle stesse personalità invecchiate di quattro anni.
Le differenze tra Escha e Logy influiscono anche sulla storia, in modo simile a quanto visto nei Tales of Xillia. Giocando con Logix la trama si fa leggermente più seriosa, mentre Escha ha una visione più leggera delle cose, vicina ai precedenti capitoli della serie. I pezzi unici legati ad ogni protagonista sono pochi, ma possono portare comunque a rigiocare la campagna, anche in virtù della gestione a tempo delle missioni. Ogni compito assegnato da Marion, la vostra boss, avrà infatti un periodo limite di completamento segnato in giorni, che diminuirà esplorando la mappa di gioco, perdendo secondi preziosi nelle locazioni, o creando oggetti nell’atelier. Non è particolarmente difficile gestire le giornate per completare tutte le missioni assegnate, nonostante la presenza di quest secondarie alternate, di una mostruosità di oggetti da craftare e ricette da imparare, dunque dopo un po’ si inizia a convivere allegramente con queste restrizioni, che aumentano ancor di più la necessità di agire con tattica e intelligenza. 
Il vostro cervello, ad ogni modo, sarà ancora una volta impegnato al 99% nell’arte dell’alchimia. Come in tutti gli Atelier, anche in Escha e Logy avrete la possibilità di dare vita a numerosi oggetti consumabili, e di gestirne le proprietà raccogliendo ingredienti sparsi per le varie mappe e mescolati accuratamente. Le cose sono molto più difficili di quanto sembri e, seppur il gioco tenti di introdurre gradualmente l’alchimia all’utente, ci vorranno ore per assorbire le nozioni necessarie a padroneggiare l’arguto sottosistema di skill legate al potenziamento dei singoli consumabili, o dell’equipaggiamento. Curioso poi vedere forme più evolute di alchimia rispetto al solito calderone, grazie alla presenza di Logy. 
Alchimia di squadra
Meno incasinato è il combat system a turni, che comunque non manca assolutamente di finezze. In primo luogo, gli oggetti creati con l’alchimia non sono facoltativi, e l’utilizzo di esplosivi, cure e tanti altri gadget offensivi o difensivi è indispensabile per avanzare speditamente e ripulire le varie aree dai mostri senza soccombere, anche perché non c’è rigenerazione della vita e del mana mentre si avanza. A tale fondamentale si aggiunge una barra delle azioni di supporto, che permette di far eseguire attacchi extra ai compagni o di portarli a proteggere il bersaglio del nemico, e va gestita al meglio anche in virtù del posizionamento del team, che può contare fino a sei membri con tre membri nelle retrovie (questi ultimi non possono attaccare, ma solo eseguire azioni di supporto). 
Né il sistema alchemico ne quello di combattimento sono particolarmente originali, visto che riciclano molte meccaniche dai predecessori, ma sono stati affinati quanto basta e risultano indubbiamente degni di lode. Non bastasse i Guyst hanno speziato un po’ la formula con un ulteriore indicatore riempibile a forza di combattimenti, che permette di trovare oggetti speciali, mutare lo status delle mappe, o attivare incontri contro mostri più o meno pericolosi. 
Chiudiamo col comparto tecnico, che definire incostante sarebbe riduttivo. Da una parte abbiamo dei protagonisti incredibilmente curati, con un uso del cel shading magistrale e modelli che sembrano quasi disegnati a mano, dall’altra delle mappe che paiono prese di peso dall’era ps2. Lo stacco è impressionante, e alcune animazioni a dir poco legnose durante le cutscene non fanno che sottolinearlo. Meno contrastante il sonoro, con musiche orecchiabilissime e doppiaggi di buona qualità, e notevole la longevità, come era lecito aspettarsi. È il caso di prepararsi anche a una tonnellata di dialoghi, visto che questo Atelier non sembra volerci minimamente andare leggero con l’esposizione, ma se amate la serie forse ci siete abituati.

– Sistema alchemico estremamente profondo e complesso

– Buon combat system

– Personaggi piacevoli e degnamente caratterizzati

– Struttura atipica molto interessante

– Due protagonisti tra cui scegliere

– Tecnicamente arretrato

– Inizio incredibilmente lento e tedioso

– Le unicità del gioco potrebbero stranire i più

– Non apporta enormi novità alla saga

7.5

Atelier Escha e Logy è, con ogni probabilità, uno dei migliori capitoli spuntati da questa serie relativamente poco nota di jrpg. La possibilità di scegliere tra due diversi protagonisti, il complesso sistema alchemico, e la gestione unica del tempo per il completamento delle missioni, rendono l’opera di Gust un’esperienza tanto inusuale quanto apprezzabile dagli appassionati della profondità tipica del genere, oltre che dai fan di vecchia data. I giocatori meno avvezzi verranno però probabilmente straniti dalla lentezza della partenza, e molti fan dei jrpg classici potrebbero non apprezzare la stramba formula del titolo. Un altro Atelier non per tutti insomma, ma che rappresenta comunque un passo avanti per il marchio.

Voto Recensione di Atelier Escha e Logy - Recensione


7.5