YouTube: non banniamo Logan Paul perché non c'è motivo di farlo

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Il popolare YouTuber Logan Paul è finito sulle cronache del mondo social qualche settimana fa, quando ha deciso di pubblicare un video in cui incappava nel corpo di un suicida. Neanche a dirlo, la sua scelta ha causato numerose polemiche e anche feroci insulti per la web-star, che aveva in seguito deciso di auto-sospendersi. Dopo il periodo di pausa, il contect creator è tornato con un video in cui voleva sensibilizzare sul tema del suicidio, salvo poi tornare al mood abituale e condividere video in cui maltrattava degli animali. Di fronte alle ennesime polemiche, pochi giorni fa, YouTube ha ufficialmente deciso di sospendere le campagne pubblicitarie presenti sul suo canale, anche visto e considerato che molte aziende non volevano comparire nei preroll prima dei suoi video per essere poi associate ai suoi contenuti.Viste le polemiche suscitate da Logan Paul, la domanda si pone da sola: perché YouTube non ha deciso direttamente di bannarlo, dal momento che ritiene dannosi i contenuti che pubblica? La risposta è arrivata direttamente da Susan Wojcicki, CEO della compagnia.

YouTube: non c’è motivo di bannare Logan Paul

La dirigente di YouTube ha discusso della questione nel corso di un’intervista e, come riportato da diverse fonti, è stata abbastanza chiara: «ci capita spesso di dover rimuovere degli account» ha spiegato, facendo sapere che c’è un sistema di “tre strike” (come nel caso di Sheldon Cooper a quanto pare, ndr) che devono essere compiuti con delle violazioni, prima che scatti il ban. «Logan Paul non ha fatto nulla che possa far scattare quei tre strike» ha aggiunto la dirigente. Apprendiamo, insomma, che pubblicare un cadavere su un canale seguito da milioni di persone (e di minori), con buona pace della famiglia del defunto suicida, non è uno dei comportamenti che possono causare uno “strike”. La web star Logan PaulIn ogni caso, YouTube ha sospeso la pubblicità sul canale di Paul, una mossa che Wojcicki definisce come «una presa di posizione abbastanza forte.»Anche la stessa dirigente si rende conto che servirebbe una normativa univoca per decidere come muoversi nei casi come quelli di Paul, anche considerando che il gigante Unilever ha minacciato di rimuovere le pubblicità dei suoi prodotti da YouTube, se continueranno ad essere presenti canali inopportuni. «Non possiamo semplicemente buttar fuori la gente dalla nostra piattaforma, devono aver violato una policy, affinché accada. Dobbiamo avere delle regole che siano consistenti, come se fosse un codice di leggi. Quello che per voi è di pessimo gusto non lo è necessariamente per qualcun altro. Per questo dobbiamo avere regolamentazioni consistenti, in maniera tale che, basandoci sulla nostra normativa, sia possibile applicare un determinato regolamento a milioni di video e di autori.»L’argomento, insomma, sarebbe parecchio delicato, perché «da un lato c’è la censura, dall’altro c’è l’eccessiva libertà di parola. Il punto in cui si traccia la linea è complicato e molto sfumato», secondo il CEO di YouTube. Susan Wojcicki, CEO di YouTubeVedremo se, nel prossimo futuro, Unilever darà seguito alle sue minacce e quale sarà, in tal caso, la reazione di YouTube. La fuga di un grosso partner pubblicitario comporterebbe infatti una grossa perdita di entrate, che si ripercuoterebbe anche sui content creator—in un periodo in cui i canali più piccolo stanno già faticando a rimanere a galla, viste le somme sempre più ridotte ed i requisiti sempre più alti del programma di partnership e monetizzazione mediante YouTube.Fonte: Variety, Deadline