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Stoneshard, cento e più modi per morire - Provato

Un RPG roguelike estremo e punitivo, ma che sa regalare tante soddisfazioni.

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

È una tranquilla giornata in quel di Stoneshard, una di quelle dove ti allontani un attimo nei boschi e ti ritrovi intossicato, in preda al dolore, impazzito per la paura, con una gamba spezzata e a due caselle di distanza ci sono ad aspettarti le fauci di un famelico branco di lupi o gli affilati artigli di un orso. No, la vita in questo RPG roguelike isometrico – o roguelite se siete degli estremisti delle definizioni – sviluppato da Ink Stains Games non è affatto facile, le insidie si nascondono ad ogni angolo e basta la minima distrazione per buttare nel cestino una buona ora di gioco. Per usare un noto tormentone, Stoneshard è il Dark Souls di… Beh, di tutti i videogiochi.

Tempi bui

L’apertura è dedicata ad un prologo che pesca a piene mani da un classico calderone dark fantasy medievale, con quel tocco di pessimismo cosmico che accompagna tutta l’avventura: sareste felici di risvegliarvi durante un rituale oscuro e braccati da ogni lato dai discepoli di una strana setta? Le prime fasi servono anche a contestualizzare l’avventura, ma lo ammettiamo che in questo primo assaggio non è che ci abbiamo capito molto fra maledizioni, incarichi e personaggi che vanno e vengono.

Stoneshard è attualmente in early access, solo nella versione finale sarà introdotta una vera e propria campagna che approfondirà le vicende di quelle lande infestate, ed è evidente come Ink Stains Games abbia innanzitutto voluto concentrarsi sul gameplay. Lasciando libero sfogo ai suoi istinti più sadici.

Imparare sulla propria pelle

L’incipit funziona anche da indispensabile tutorial, introduce il sistema di progressione, come gestire le ferite e i numerosi oggetti da utilizzare, che siano armi o le irrinunciabili cure. Un paio di combattimenti portati a termine a fatica ed appare il laconico avviso: “Qui finisce il tutorial, buona fortuna”. Giusto per intenderci, stiamo parlando di un gioco davvero complesso e questa scenetta poco incoraggiante avviene nei primissimi minuti di gioco. Ovviamente è una profezia che si auto-avvera e già portare a termine la missione introduttiva è una vera sfida ma, una morte alla volta, si viene catturati da delle meccaniche veramente ben costruite, profonde, ostiche ma per nulla scorrette.+

La curiosità viene costantemente stuzzicata, così come la voglia di arrangiarsi: Stoneshard mette il giocatore davanti ad un canovaccio vuoto e gli chiede di mettere insieme i pezzi di un puzzle che lui stesso progetta. Giusto per fare un esempio, una delle nostri morti più (tragi)comiche è avvenuta dopo aver bevuto una bottiglia di un liquido non identificato, che purtroppo si è rivelato un alcolico troppo potente per il nostro stomaco. La soluzione era racchiusa in una pergamena, indispensabile passepartout per scoprire gli effetti degli oggetti sconosciuti, ma abbiamo preferito usarla per scovare le statistiche di un’arma che purtroppo è risultata inutile. Una scommessa persa, solo una delle tante.

Il totale senso di libertà è anche alla base del sistema di crescita e personalizzazione. In questo accesso anticipato non è prevista la possibilità di crearsi un personaggio da zero, ma il limite è solo teorico e con magie, abilità e armi di ogni tipo ci si può sbizzarrire senza alcuna barriera. Forse anche troppo, e le tante statistiche e i numerosi fattori da tenere sotto osservazione rischiano di travolgere i giocatori meno preparati ad una cascata di numeri.

Un mondo che si apre

Il cambio di passo definitivo avviene una volta completato il tutorial, momento in cui Stoneshard si apre definitivamente e rivela la sua natura più brutale ed un lato roguelike che non fa sconti a nessuno. I salvataggi sono infatti attivabili solo recandosi in determinati luoghi, come le taverne dove affittare una stanza, ovviamente dopo il giusto pagamento. Le monete d’oro servono anche per comprarsi le armi, il cibo con cui sfamarsi, gli unguenti per curare tutti i malesseri e le bende con cui tamponare le ferite di ogni singola parte del corpo, braccia, gambe, torso e testa. Basta poco per trovarsi al verde e l’unico modo per guadagnarsi da vivere – e soprattutto il tanto agognato slot di salvataggio – è portare a termine gli incarichi.

E qui ci si accorge che tutti gli altri RPG a cui abbiamo giocato sono delle menzogne. In quasi tutti i giochi di ruolo i primi incontri sono poco più che un allenamento, il classico lupo o il gruppetto di banditi da eliminare per guadagnare esperienza e soldi. Ecco, in Stoneshard anche questi nemici sono fatali e se ci si getta a capofitto contro un paio di animali selvatici o una banda di briganti la morte è assicurata. C’è un forte rischio di frustrazione, eppure ogni sconfitta insegna qualcosa e anche il più piccolo tassello inserito in questa equazione è una soddisfazione con pochi eguali, come quando siamo riusciti a “dirottare” l’aggressione di un orso contro un fuorilegge, mentre noi ce la davamo a gambe per raggiungere una forte da espugnare.

Il senso della scoperta

Giocare a Stoneshard equivale trovarsi dentro ad un mondo vivo, non costruito attorno al giocatore: le guardie si danno il cambio durante i turni, con il buio gli obiettivi possono diventare più facili e una zona attraversata in tranquillità è un ottimo toccasana per lo spirito. Almeno fino alla prossima trappola che quasi segherà in due la nostra gamba. O al prossimo fungo ingerito che ci avvelenerà. O allo scontro che ci causerà una crisi di nervi invertendo così i comandi. O all’autocombustione dovuta ad una magia andata storta.

Anche in preda alla rabbia per l’ennesimo game over, non si ha però mai l’impressione che il gioco stia barando, ma che semplicemente qualcosa sia sfuggito alla nostra comprensione. Inoltre, in puro stile roguelike, Stoneshard si basa su un sistema a turni, una scansione dei tempi perfetta per mettere assieme le molte informazioni fornite e quasi sempre a portata di mouse: con un click appaiono le statistiche del nemico, i punti di forza e di debolezza, le caratteristiche della nostra arma e il raggio di azione delle magie. Purtroppo questa chiarezza non fa parte della mappa di gioco, forse l’unico elemento a creare più confusioni che certezze data l’assenza di segnali immediati e decifrabili.

Stiamo parlando di un titolo ancora in Early Access e, stando alle parole degli sviluppatori, occorrerà oltre un anno per avere una versione definitiva, tempo necessario per limare le imperfezioni e completare le parti mancanti. Nonostante un percorso ancora lungo, Stoneshard fa da subito bella mostra di una pixel art di primissima fattura, ricca di dettagli e perfetta nel tratteggiare i contorni di quel mondo decadente.

+ Totale libertà

+ Ottima pixel art

+ Un mondo in costante movimento

+ Difficile ma onesto...

- ... Quasi sempre

- Potrebbe scoraggiare molti giocatori

- L'accesso anticipato si prospetta molto lungo

Stoneshard è un gioco sadico e spietato, un roguelike che non scende a compromessi, ma non parlate di crudeltà gratuita. Ink Stains Games ha creato un titolo dalle molte sfaccettature, che richiede una totale dedizione e voglia di apprendere le numerose dinamiche di gioco, che si tratti dei combattimenti, dell’economia, delle abilità o del mondo di gioco stesso. Il vero rischio per Stoneshard è non avere una via di mezzo: o lo si ama o lo si odia.

Voto Recensione di Stoneshard, cento e più modi per morire - Provato - Recensione


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Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Totale libertà

  • Ottima pixel art

  • Un mondo in costante movimento

  • Difficile ma onesto...

Contro

  • ... Quasi sempre

  • Potrebbe scoraggiare molti giocatori

  • L'accesso anticipato si prospetta molto lungo

Commento

Stoneshard è un gioco sadico e spietato, un roguelike che non scende a compromessi, ma non parlate di crudeltà gratuita. Ink Stains Games ha creato un titolo dalle molte sfaccettature, che richiede una totale dedizione e voglia di apprendere le numerose dinamiche di gioco, che si tratti dei combattimenti, dell'economia, delle abilità o del mondo di gioco stesso. Il vero rischio per Stoneshard è non avere una via di mezzo: o lo si ama o lo si odia.