Come Assassin's Creed Valhalla è diventato un fumetto, raccontato dal disegnatore

A tu per tu con Paolo Traisci, disegnatore del fumetto di Assassin's Creed Valhalla, per discutere del presente e del futuro degli adattamenti videoludici.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

Gli adattamenti tratti dai videogiochi stanno diventando sempre più popolari e, soprattutto, in questo 2023, di qualità. Dopo il grande successo della serie TV dedicata a The Last of Us e il travolgente risultato al botteghino del film dedicato a Super Mario Bros. (trovate qui la nostra recensione), si può iniziare a parlare di una rinascita delle trasposizioni di opere videoludiche, dopo che per anni avevamo avuto solo adattamenti che andavano dall’orribile al passabile.

Oltre a film, serie tv e serie animate, però, esistono anche molti adattamenti di videogiochi in forma di fumetto, come testimonia il recente volume dedicato ad Assassin’s Creed Valhalla, l’ultimo capitolo (per ora) della famosa saga di Ubisoft.

Questo volume è uscito per l’etichetta Astra di Star Comics, dedicata al fumetto occidentale, e tra i suoi autori abbiamo anche un italiano, il disegnatore Paolo Traisci, con cui abbiamo avuto modo di fare una chiacchierata sul rapporto che esiste tra fumetti e videogiochi, un rapporto da sempre molto prolifico.

Il nuovo fumetto di Assassin’s Creed Valhalla

Il rapporto della saga di Assassin’s Creed con il mondo dei fumetti in realtà dura quasi quanto la saga stessa, dato che i primi volumi a essere stati pubblicati risalgono al 2009, epoca dell’uscita del secondo capitolo.

Da quel momento in poi sono arrivate diverse serie a fumetti legate al mondo degli assassini e dei templari di Ubisoft: alcune si focalizzano sui protagonisti principali dei videogiochi, mentre altre ci mostrano trame e personaggi inediti, utilizzando anche ambientazioni storiche e paesi mai visti nei titoli principali della saga, come India, Cina e Russia.

Ubisoft si è persino spinta un po’ troppo oltre con questi adattamenti – ad esempio lasciando a un fumetto la stessa conclusione di una delle trame più importanti di un suo videogioco: stiamo parlando di quella legata a Giunone, una dei nemici principali della serie sin dai tempi della trilogia originale con protagonista Desmond.

La conclusione di questa saga è avvenuta nel fumetto Assassin’s Creed: Uprising, diventando canonica e introducendo anche alcuni personaggi poi citati nei videogiochi successivi. Molti fan, però, sono rimasti alquanto interdetti quando in Assassin’s Creed Origins hanno scoperto che la storia di Giunone fosse di fatto finita nella serie a fumetti, lasciando insomma senza spiegazioni chi non li avesse mai letti.

Fino a quel momento, infatti, i volumi usciti erano considerati più degli spin-off, anche quando trattavano di momenti canonici della saga; per questo nessuno dei fan storici era preparato a questa strana decisione da parte di Ubisoft.

L’ultima arrivata tra le storie cartacee della saga riprende l’ultimo capitolo videoludico, quell’Assassin’s Creed Valhalla uscito ormai un paio di anni fa. Il fumetto di Assassin’s Creed Valhalla (nella versione inglese ha il sottotitolo The Converts) propone una storia che si distacca da quella del videogioco, ampliandone ulteriormente l’universo narrativo.

Il protagonista è Edward, un giovane amanuense costretto a lavorare in monastero insieme al fratello, nonostante sogni di vivere una vita più libera e avventurosa. Un giorno, però, si ritrova coinvolto in un’invasione vichinga e viene rapito dal condottiero Eivor. Una volta tornato in libertà, Edward va alla ricerca del fratello, che sembra scomparso nel nulla, e durante la sua indagine si imbatte in delle strane pergamene scritte in un linguaggio incomprensibile.

Edward ricorda di avere già visto quelle scritture da qualche parte e che ci fosse qualcosa di simile nella bottega del vichingo Hytham, membro dell’ordine degli Invisibili. Così Edward inizia a cercare di risolvere il mistero dietro queste scritture indecifrabili – mistero che potrebbero condurlo anche a ritrovare il fratello.

La storia di Assassin’s Creed Valhalla (che potete già trovare su Amazon) è stata scritta da Mathieu Gabella, sceneggiatore francese che in passato aveva già collaborato alla realizzazione di vari fumetti di stampo storico per diverse case editrici, tra cui Glénat, con cui ha anche pubblicato la serie Tre Desideri e Conan il Cimmero – Oltre il fiume nero (in Italia sempre per Star Comics).

Ai colori troviamo invece Fabien Alquier, mentre ai disegni il nostro connazionale Paolo Traisci. Abbiamo avuto modo di fare una chiacchierata con Paolo a riguardo della sua esperienza con questo fumetto, così da approfondire il processo creativo dietro gli adattamenti videoludici in versione disegnata.

La genesi del fumetto di Assassin's Creed, raccontata dal disegnatore Paolo Traisci

Prima di iniziare a parlare del fumetto di Assassin’s Creed Valhalla in sé abbiamo voluto conoscere meglio l’artista Paolo Traisci e il percorso che lo ha portato a occuparsi dell’opera dedicata al videogioco di Ubisoft.

Paolo, per cominciare la nostra chiacchierata, ci racconta dei suoi inizi:

«Quello per il fumetto è stato un interesse che ho maturato relativamente di recente. Inizialmente la mia unica passione era il disegno e, volendo, più in generale, qualsiasi altro medium che mi permettesse di esprimermi visivamente. Prima di arrivare al fumetto ho esplorato tanto la modellazione 3D e il game-modding/designing, per poi tornare alle mie radici 'da disegnatore' e concentrarmi solo e unicamente su quello. Il tutto mentre lavoravo come operaio in fabbrica per poter mettere da parte un po' di 'monetine'.

Ho trovato l'accademia privata della Scuola Internazionale di Comics e per tre anni ho frequentato il loro corso di fumetto per a Pescara, dove ho avuto la fortuna di incontrare professori e compagni che mi hanno fatto innamorare del mondo fumettistico, specie di quello franco-belga.

 Con i ragazzi conosciuti in accademia abbiamo creato diverse piccole autoproduzioni che sono servite soprattutto a farmi capire come nasce un fumetto e qual è il processo che porta un'idea dalla testa alla carta (cosa che può sembrare superflua a chi si approccia per la prima volta a questo mondo, ma che, in realtà, a me ha insegnato tanto)».

Dunque un percorso che anche a livello lavorativo in qualche modo aveva già toccato il mondo videoludico, con la modellazione 3D e il game design.

Paolo continua poi nel suo racconto:

«Dopo un paio d'anni passati a disegnare per queste autoproduzioni e un artbook personale, ho conosciuto alcuni editori della Glenat, inizialmente grazie ai miei ex professori di Pescara e, successivamente, anche grazie all'area delle portfolio review di Lucca.

Dopo aver visto e apprezzato ciò che stavo facendo, mi hanno proposto di lavorare a quello che sarebbe poi stato il mio primo, vero, progetto editoriale: La geste des Princes Demons, l'adattamento a fumetti di una serie di romanzi di fantascienza scritti da Jack Vance.

Mi hanno dato da subito carta bianca per creare da zero il design di tutti i personaggi, le ambientazioni, le astronavi ecc., usando come uniche linee guida le descrizioni dell'autore originale.

Finiti i primi due libri per questo progetto, mi è stato proposto di lavorare a un progetto Ubisoft ancora da definire. Sapevo che era in uscita un nuovo capitolo di Assassin's Creed e che si vociferava sarebbe stato incentrato sulla cultura vichinga. Per cui ho pensato: 'Vichinghi e Assassin's Creed, dove devo firmare?'. E poi, eccoci qua!”.

Dopo questa interessante introduzione di Paolo, ci siamo subito chiesti se l’artista fosse dunque un appassionato di videogiochi e se, come ci ha lasciato intuire, fosse anche un fan degli open world di Ubisoft.

«Voglio essere fiducioso che, in futuro, si saprà prendere esempio dai buoni prodotti, fatti con l'intento di portare al pubblico qualcosa di qualità, piuttosto che limitarsi a sfruttare un brand famoso».
«I videogame sono una passione che coltivo da ormai tantissimi anni» ci ha rivelato. «Il ricordo più vecchio che ho è di me e un mio amico che giochiamo a Contra su una di quelle vecchie console a cassette. Per cui, sì, sono assolutamente appassionato di questo mondo e passo anche troppe ore a videogiocare! Per quanto riguarda Assassin's Creed, sono un fan della serie fin dal primo giorno. Arrampicarmi sui torrioni delle strutture della Masyaf ai tempi delle Crociate è tuttora uno dei più bei ricordi videoludici che ho».

Una risposta che non lascia nessun dubbio e che in parte ci aspettavamo.

A questo punto abbiamo voluto sapere quale fosse la differenza tra la stesura di un fumetto creato di proprio pugno e quella di uno legato a un videogioco. Anche se i personaggi sono inediti, abbiamo immaginato ci fossero dei paletti dal punto di vista artistico e narrativo nel raccontare la storia e nel creare personaggi e ambientazioni.

Traisci ci ha aiutato a orientarci tra questi dubbi:

«La differenza principale tra i miei primi due libri e quest'ultimo su Assassin's Creed è proprio quella di aver avuto un discreto numero di paletti da rispettare. Il che non è necessariamente un male, puoi sentirti più limitato nello sviluppo di un'idea ma arrivi anche più facilmente alla soluzione, visto che le alternative sono limitate. 

Prima di finalizzare la sceneggiatura, io e Mathieu abbiamo parlato spesso di quella che era la sua idea iniziale, anche se non ho attivamente partecipato alla stesura della sceneggiatura. Qualche idea qua e là l'ho data anche io, alcune sono state prese in considerazione e altre no, come è normale che sia.

Per quanto concerne il mio ruolo da disegnatore, tutto il lavoro di ricerca estetica era già stato fatto dal team di sviluppo, quindi non ho dovuto far altro che attingere a piene mani dal loro lavoro e aggiungere qualcosina di mio dove possibile».

Espandere gli universi del videogioco

Abbiamo poi chiesto a Paolo se, con l'arrivo quest'anno della serie TV di The Last of Us e il film di Super Mario, che hanno dimostrato finalmente che è possibile trarre dei buoni adattamenti da un videogioco, fosse possibile secondo lui che anche nel mondo fumettistico si spinga ancor di più nel realizzare adattamenti a fumetti, magari con nuove espansioni degli universi narrativi videoludici – proprio come è avvenuto con il fumetto di Assassin’s Creed Valhalla a cui ha lavorato.

«Devo ancora recuperare sia la serie di The Last of Us che il film di Super Mario ma, ovviamente, appena entri in uno qualsiasi dei social più gettonati del momento, è difficile non notare quanto grande sia l'impatto mediatico di questi ultimi due adattamenti da serie videoludiche» ha ragionato con noi, l'artista. «Voglio quindi essere fiducioso che, in futuro, si saprà prendere esempio da dei buoni prodotti (perché ce ne sono, anche se pochi), fatti con l'intento di portare al pubblico qualcosa di qualità, piuttosto che limitarsi a sfruttare un brand famoso col solo scopo di nutrire un desiderio avido e sterile».

Uno dei punti che abbiamo maggiormente apprezzato nel film di Super Mario è il riuscire a fondere elementi tipicamente di gameplay con la narrativa in maniera incredibilmente armoniosa, anche quando questi sono difficili da giustificare fuori dal contesto videoludico.

È complesso rendere l’elemento interattivo all’interno di un medium che non lo possiede di base, eppure Super Mario è riuscito ad adattarlo benissimo al formato cinematografico.

Come ultima domanda, abbiamo chiesto a Paolo se è possibile realizzare un tale adattamento anche in versione cartacea, riportando le scene tipiche di un videogioco – come Assassin’s Creed – nelle sequenze di un fumetto in modo da trasmettere ai giocatori quel senso di familiarità con l’opera originale.

Secondo l'artista:

«Il fumetto è un medium che, secondo me, si presta perfettamente all'adattamento di qualsiasi altra forma narrativa, che sia un romanzo, un film, una canzone, una poesia o un videogioco non fa differenza.

Il fumetto ha la capacità di abbracciare e mettere insieme tutto questo senza farlo sembrare fuori contesto. Così come in un videogioco puoi portare il giocatore a voler 'premere X' per vivere il suo primo salto della fede, in un fumetto puoi portare il lettore a desiderare che un personaggio spicchi quello stesso salto e gli permetta di rivivere le stesse emozioni in un mondo diverso».

Ringraziamo Paolo per il tempo concessoci e non vediamo l’ora di vedere i suoi bellissimi disegni in altri fumetti, magari tratti da nuovi videogiochi.