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La morte di Playstation Portable

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Avatar di LoreSka

a cura di LoreSka

Pubblicato il 12/09/2014 alle 00:00

Doveva essere la Playstation tascabile. Potente come una PS2, moderna, cattiva: la risposta di Sony al mondo Nintendo, da anni ai vertici delle classifiche di vendita con le sue console portatili. Spodestare il colosso di Kyoto era un’impresa impossibile, ma Sony ci credeva, e i fan con essa. D’altro canto, l’azienda usciva da un periodo estremamente roseo, con due console di successo che si erano imposte nell’immaginario collettivo come archetipo dell’hardware videoludico.
L’operazione, dunque, non fu un azzardo. Tutt’altro: con oltre cento milioni di PS2 vendute, Playstation Portable aveva a disposizione uno dei traini più grossi nella storia dei videogiochi. Solo Nintendo, col suo Gameboy, seppe fare di meglio qualche generazione addietro. Ma, nonostante una buona accoglienza iniziale e qualche titolo capace di trascinare le vendite, PSP non decollò mai.
La concorrenza, come detto, era spietata: Nintendo rilasciò tre versioni della sua console portatile, e lanciò sul mercato il suo 3DS in anticipo rispetto a PS Vita. Al contempo, eravamo entrati nell’era del touch screen, e la perseveranza di Sony sul modello tradizionale delle console portatili lasciava perplessi. Tutti credevano di replicare in portabilità l’esperienza Playstation, ma l’assenza di un secondo analogico la cosa si trasformò in una chimera. E poi c’era il problema dell’UMD, un formato che nessuno riuscì davvero ad apprezzare. L’idea era buona: un mini disco a lettura ottica capace di riprodurre non solo i videogiochi, ma anche i film. Il progetto, perlomeno dal lato extraludico, fallì miseramente, trasformando l’UMD Video in un ricordo più sbiadito del Betamax e del Mini Disk messi assieme.
Insomma, la vita di PSP fu travagliata. Sony provò a correre ai ripari lanciando una versione più sottile e performante della prima ingombrante console, per poi introdurre sul mercato PSP Go. Quest’ultima fu una console estremamente coraggiosa, che persino oggi verrebbe considerata un azzardo. PSP Go abbandonava il supporto fisico a favore di un modello esclusivamente basato sul digital delivery, e dunque legato al Playstation Store. Questo avveniva in un’epoca in cui lo shop digitale era ancora nelle sue fasi embrionali su console, e il mondo degli indie non godeva della risonanza odierna. Sony rischiò, mostrò di avere le palle d’acciaio e, soprattutto, sollevò una questione che tutt’oggi molti si rifiutano di affrontare: la morte del retail. Come detto, però, i tempi erano (e sono tutt’oggi) immaturi, e PSP Go fu letteralmente uccisa da un prezzo troppo alto, da una relativa riluttanza alla vendita da parte delle grosse catene e dall’assenza di alcuni titoli importanti, che i publisher si rifiutarono di pubblicare in digitale a causa di accordi preesistenti con le case di distribuzione. Con ogni probabilità, fu quello il momento esatto in cui il mondo si accorse che il progetto Playstation Portable era sulla via del tramonto, destinato a lasciare spazio a PS Vita e ai progetti futuri di Sony nel mondo delle home console.
Non fu una fine
La morte di Playstation Portable, tuttavia, fu più un’eutanasia che un vero e proprio incidente. Sony, infatti, aveva le idee chiare sul da farsi: la console sarebbe morta, ma il suo software avrebbe continuato a vivere su PS Vita. La nuova console di Sony, infatti, fu resa retrocompatibile, e i giochi di PSP furono venduti a prezzi sempre più bassi e competitivi, fino ad avvicinarsi ai prezzi della distribuzione digitale di giochi PC.
Di recente, inoltre, Sony ha curiosamente cercato di risollevare le vendite di Playstation Vita, inventandosi dei bundle contenenti sia prodotti per la nuova console, che vecchi giochi per PSP. Ci fu modo di riscoprire alcune vecchie glorie, e vi fu la possibilità di apprezzare dei titoli che sembravano essere stati totalmente dimenticati. D’altro canto, su PSP arrivarono diversi titoli di straordinaria qualità, nonché alcuni dei franchise più amati: ci furono Monster Hunter, God of War, Metal Gear Solid, Final Fantasy. Con un inevitabile gioco di parole, potremmo affermare che la vita di PSP continuò su Vita. Fu – ed è tutt’oggi – qualcosa di molto modesto, visti anche i risultanti non proprio incoraggianti della nuova console di Sony, ma sul Playstation Store sono spesso disponibili dei giochi per la vecchia console a prezzi stracciati, che sullo schermo di PS Vita riescono comunque a offrire qualche bella emozione.
E ora?
Ora che il PSP Store è stato chiuso in Europa, Playstation Portable diventerà definitivamente un ricordo. La console era già stata tolta dal mercato lo scorso giugno, ma il servizio era rimasto attivo per garantire a tutti i possessori della vecchia PSP l’acquisto dei giochi, la cui presenza nei negozi si sta facendo sempre più rara. Con la chiusura dello Store, dunque, se ne va anche l’ultima scintilla di vita di questa console, che va ufficialmente in pensione. Questo non significa che i giochi PSP non saranno più in vendita: il loro acquisto sarà relegato al Playstation Store, già presente su tutte le altre console di casa Sony. In breve, se avete una PSP potrete continuare a scaricare i giochi collegandola a una PS3 o a un PC; se siete utenti PSP Go, la cosa non vi piacerà per niente.
La chiusura del vecchio PSP Store ci ha fatto riflettere, lasciandoci con alcune domande in sospeso: che cosa accadrà alle console quando, presto o tardi, gli Store attualmente presenti saranno rimossi dal mercato? Sony, Microsoft, Nintendo, Valve e tutti i più grandi produttori attivi nel campo del digital delivery trasferiranno le licenze a un nuovo servizio, o ci lasceranno privi della possibilità di riscaricare i giochi da noi regolarmente comprati? Prima o poi, per i limiti hardware, ogni console è destinata ad abbandonare il proprio store. In un mondo in cui la retrocompatibilità delle nuove console e un ricordo sempre più sbiadito, la cosa inizia a farsi davvero preoccupante.

La chiusura del PSP Store non è certo incomprensibile: dal punto di vista dell’azienda, quando i costi di gestione superano i ricavi, il prodotto non ha più ragione di esistere. Ben diverso è il discorso dal punto di vista dell’utente finale: chi ha dato fiducia a PSP Go, ritrovandosi per le mani una console in grado di riprodurre esclusivamente titoli scaricati, da oggi dovrà comprare una PS3 o dotarsi di un PC per trasferire i giochi, o dire addio alla propria libreria. Se questo sarà il destino di tutte le console dotate di uno store digitale, la questione potrebbe presto diventare preoccupante. Il futuro sarà pure nella nuvola, ma quando il cielo si schiarisce… sono cavoli amari.

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