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Il nuovo inizio di Kojima

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 17/12/2015 alle 00:00

E infine accadde.
Lontano dalle ultime strampalate teorie che vedevano l’ennesima macchinazione scherzosa di Kojima a fini commerciali, il divorzio c’è stato sul serio: da ufficioso è diventato ufficiale. Si chiude definitivamente un’era, un periodo storico culminato con un contenzioso di cui non si conoscono a fondo i dettagli, ma che ha segnato la definitiva rottura del lunghissimo sodalizio tra Kojima e Konami. Il game designer giapponese, dopo una vita intera passata a creare videogiochi iconici e autentici pezzi da novanta che hanno segnato per sempre il medium, chiude con l’azienda nipponica e si mette in proprio: ricomincia la sua nuova vita da sviluppatore a 52 anni. E porta con sé alcuni dei suoi uomini più fidati, per continuare a creare con la qualità di sempre. Per continuare a portare avanti le sue tradizioni.
Il glorioso passato e la rottura
Preferiremmo non indagare sulla veridicità di certe dichiarazioni, né ci interessa capire quanto c’era di strettamente personale, all’epoca, nelle parole di Kojima. “Questo sarà il mio ultimo Metal Gear” era una frase ciclica, che sapeva sempre più di patetismo tutte le volte che spuntava fuori l’annuncio del successivo capitolo della serie; eppure quel malessere di chi si sente incatenato, e anche un po’ in dovere di continuare contro la propria completa volontà, un po’ si avvertiva. Sebbene Kojima nel tempo avesse raggiunto il ruolo di vice presidente di Konami, l’azienda continuava a fargli pressioni per un altro Metal Gear, per un altro e un altro ancora, esautorando le sue parole che erano l’oggettivazione di una volontà ben precisa: “vorrei finalmente smettere con questa serie che mi ha dato tanto, per cimentarmi con qualcosa di completamente nuovo“. La saga si era in effetti chiusa prima dell’ultimo capitolo, cominciava a essere stanca almeno quanto il buon Hideo, c’erano passaggi forzati ed escamotage narrativi palesemente “tirati per i capelli”; ma in qualche modo Kojima, nonostante la stanchezza creativa che lo stava consumando, era riuscito a trovare la quadratura del cerchio fino al controverso The Phantom Pain, che si è rivelato – in fin dei conti – il peggior capitolo della serie. Nonostante l’ottimo colpo di scena finale, l’avventura di Venom Snake è stata fortemente condizionata dal parapiglia interno che si stava consumando, tra richieste di aumento del budget, negazioni e un braccio di ferro interno che ha portato a quello che è in sostanza un gioco incompleto, sviluppato con poca serenità. 
Mentre i rumor si susseguivano e raggiungevano il loro culmine, preludendo a un colpo di scena inatteso ed epocale, Konami dichiarava che il suo dipendente più di spicco era in vacanza. La verità, invece, la sapevamo tutti: il rapporto era ormai giunto al capolinea. 
L’era di Hideo Kojima dentro Konami, e di conseguenza un intero periodo storico dell’azienda giapponese, si è definitivamente chiusa. Le due parti adesso guardano al futuro, apparentemente senza ritorsioni di alcun tipo. Konami detiene legalmente i marchi storici ma non ha più il suo autore; ciononostante, è già alla ricerca di chi può continuare il lavoro, probabilmente con cicli produttivi più rapidi e un minore dispendio di risorse. Kojima, dal suo canto, apre un nuovo studio indipendente mantenendone il nome ma non il logo, e porta con sé i suoi uomini migliori.
Nuova vita
Kojima Productions nasce dunque sotto la nuova stella dell’indipendenza, senza vincoli reali, senza le pressioni del passato; con una libertà creativa completa, maggiori stimoli e nuove motivazioni. Lasciatevelo dire: è un gran bene che il designer non abbia accettato la corte delle tante compagnie che volevano metterlo sotto contratto, perché sarebbe rientrato nello stesso circolo vizioso da cui tanto voleva uscire. Il nuovo obiettivo della software house è adesso quello di formare ancora una volta quell’affiatamento che ha contribuito a dare alla luce i capolavori che conosciamo, ripartendo da persone di fiducia come Ken Imaizumi e Koji Shinkawa, che assieme a Kojima stanno formando un nuovo gruppo che mira ad espandersi col tempo, senza troppa fretta. È stato infatti dichiarato che il focus principale è quello di creare nuove IP con le quali si porranno le basi per il futuro, sfruttando le ultime tecnologie e rispettando i canoni qualitativi da sempre ricercati e mantenuti dallo storico designer nipponico. Affinché Kojima Production possa crescere nel tempo, è stato necessario non vincolarsi con una sola azienda, anche se enorme e ben strutturata come quella di Sony. Il loro primo gioco arriverà anche su PC per poter rientrare nei costi e guadagnare denaro da reinvestire in progetti più grandi e ambiziosi, ed è per questo motivo che siglare una partnership iniziale di questo tipo, senza eccessive restrizioni, è un’operazione che può giovare davvero a tutti. 
Oltre ad aver presentato pubblicamente il suo nuovo studio, Kojima ha fatto delle dichiarazioni da cui possiamo estrarre un paio di elementi che portano a delle considerazioni che sfociano nel campo aperto della speculazione: “In futuro vorrei assolutamente lavorare con Del Toro, non so ancora se attraverso film, anime o videogiochi”. Proprio il giorno prima dell’annuncio ufficiale del nuovo studio di Kojima, Donna Burke dichiarava su Twitter di essere al lavoro col doppiaggio di un titolo horror. Le due cose potrebbero ovviamente non essere collegate in alcun modo, ed è per questo che rimaniamo molto cauti su quelli che saranno i futuri progetti. 
Se non altro, Koji Shinkawa ha ammesso di non voler abbandonare i mech, né tantomeno la supervisione di tutto il settore artistico. Insomma, in Kojima Productions sanno bene come mantenere le proprie garanzie.

Dopo quasi un’intera vita lavorativa passata dentro Konami, Kojima si distacca dalla storica azienda giapponese e ricrea lo studio di sviluppo che aveva fondato qualche anno prima. La curiosità sui prossimi lavori del maestro è già alle stelle, anche perché è riuscito a portare con sé alcune personalità di spicco che non hanno mai sbagliato un colpo. Si parte pian piano, con un gruppo più piccolo del previsto, ma siamo fiduciosi che in futuro le dimensioni della nuova azienda cresceranno vertiginosamente. A 52 anni Kojima si rimette in gioco, e stavolta è davvero libero di creare ciò che vuole.

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