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Fortnite e i suoi fratelli: se il cross-play è sinonimo di battle royale

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Avatar di Paolo Sirio

a cura di Paolo Sirio

Pubblicato il 16/03/2018 alle 00:00

Battendo furiosamente sui tasti del mio portatile, durante i turni di news cui mamma SpazioGames.it mi sottopone ogni giorno con generosità, mi capita a cicli di imbattermi in contenuti relativi al cross-play. O meglio, al desiderio di cross-play che quasi tutti in questo settore hanno: giocatori, publisher, Nintendo, Microsoft. Mi succede così spesso che mi sono chiesto: ma perché non stilare una breve cronistoria per raccogliere e approfondire le tappe di questo caso? E di caso in effetti si può parlare adesso, visto che tutti quei contenuti hanno un denominatore comune. Vedono cioè Sony – la grande assente nel breve elenco di pochi caratteri fa – trincerata dietro un misterioso silenzio oppure, in qualche rara occasione, dietro commenti molto francamente un po’ antipatici e persino impopolari. Il platform holder nipponico ha infatti deciso che almeno in questa generazione PlayStation 4 non parteciperà alla grande festa del gioco cross platform, sebbene con i suoi 70 e passa milioni di console vendute vi avrebbe a pieno merito il titolo di protagonista indiscussa. Ma come mai questa posizione, e cos’ha portato alla situazione attuale? Proviamo a fare qualche passo indietro per capirci di più. 

In principio fu Microsoft: Defiance e Final Fantasy XIV

Il principale vulnus dietro l’assenza di cross-play tra console di produttori diversi è la loro posizione dominante nel corso di una generazione. Sarebbe ingeneroso limitare questo genere di osservazione a PS4 e Sony; così come adesso sono queste ultime in (sostanzioso) vantaggio rispetto a Xbox One, è stata Microsoft – nel corso del ciclo vitale di Xbox 360 – a rifiutarsi più o meno elegantemente di stringere la mano al concorrente diretto. Il terreno di (non) scontro avrebbe dovuto essere Defiance, MMO dalle fortune alterne di Trion Worlds, che si propose di riunire sotto un unico tetto tutti i giocatori a prescindere dalle proprie piattaforme di riferimento. Al tempo, con l’erede dell’originale Xbox a sorpresa avanti nel computo delle unità vendute, in quel di Redmond si ritenne che unificare i server avrebbe costituito un assist per l’allora arrancante PlayStation 3. La posizione ufficiale fu la seguente: “riponiamo un elevato livello di aspettative sui nostri sviluppatori per essere sicuri che tutte le esperienze Live rimangano di prim’ordine. Dal momento che non possiamo garantire questo livello di qualità, o controllare l’esperienza del giocatore su altre console o network, attualmente non apriremo il nostro network a giochi che permettono questa possibilità di gioco cross-over”. Questo nel maggio 2012, quando erano passati all’incirca un anno dalla clamorosa falla del PSN che portò alla disattivazione della piattaforma per la bellezza di 23 giorni, per cui la cosa al tempo non destò particolare clamore: si disse che la casa di Bill Gates aveva tutte le ragioni per comportarsi così, con buona pace del cross-play su un gioco che, peraltro, durò poco e visse peggio. Un’approssimazione simile a quella che accompagnò le parole di Square Enix nel 2014, un anno dopo il lancio della current-gen e quando ancora non si sapeva ancora da che parti stessero i dati di vendita, a proposito di Final Fantasy XIV: “siamo pronti a creare una versione Xbox One di A Realm Reborn in qualsiasi momento, quando Microsoft accetterà il gaming tra server cross-platform prenderemo in considerazione la cosa. Al momento comunque loro sono molto concentrati sulle esclusive da lanciare nei prossimi mesi, ma dopo il periodo natalizio potremmo riparlarne. Probabilmente la versione Mac arriverà prima di quella Xbox One. Per il momento non posso fare altro che chiedere ai giocatori di continuare a supportarci in modo da far capire a Microsoft il potenziale di una possibile versione Xbox One”. Avrete notato che FFXIV non è ancora uscito per Xbox. 

Poi toccò a Sony: Rocket League, Gwent e Minecraft

Passano gli anni e cambiano le esigenze, o meglio le posizioni, dei diversi interpreti attivi nell’industria videoludica. Con un post del 14 marzo 2016 su Xbox Wire, Chris Charla – responsabile ID@Xbox – estese una “open invitation” ufficiale agli “altri network” perché si unissero al mondo del gioco cross-platform. “In aggiunta al supporto nativo del gioco cross-platform tra Xbox One e Windows 10 sui giochi che usano Xbox Live, abiliteremo gli sviluppatori a supportare anche il gioco cross-network. Questo significa che i giocatori su Xbox One e Windows 10 con Xbox Live potranno giocare con gli utenti su network multiplayer online differenti – inclusi i network di altre console e PC”. L’invito fu al tempo raccolto soltanto da Nintendo, e difatti il primo titolo a supportare la nuova funzionalità, Rocket League, è attualmente giocabile in rete con cross-play tra PC, Xbox One e Nintendo Switch; il gigante di Tokyo tacque, e in questo lungo periodo di silenzio sia Psyonix che CD Projekt RED per Gwent: The Witcher Card Game chiesero a gran voce un suo responso, dopo il quale sarebbe bastato un click o poco più per abbattere ogni tipo di muro online nei propri giochi. Un anno dopo, su pressioni della stampa in occasione dell’E3, ecco che i nodi vennero al pettine e ci furono le prime prese di posizione da parte del platform holder giapponese, con conseguente reazione del boss di Xbox Phil Spencer. Replicando all’ennesima ‘telefonata’, stavolta proveniente da un titolo della scuderia Microsoft come il Minecraft che si stava aggiornando con l’update Better Together, l’allora responsabile del marketing e delle vendite globali di Sony Interactive Entertainment (ora anche presidente di SIEE) Jim Ryan disse quanto segue: “dobbiamo avere a mente la nostra responsabilità verso la nostra base installata. Minecraft è giocato, sapete bene, da utenti di tutte le età ma anche da molto giovani. Abbiamo un contratto con le persone che vanno online con noi, in virtù del quale dobbiamo proteggerle e sono all’interno di un universo curato da PlayStation. Esporre quelli che in molti casi sono bambini ad influenze esterne su cui non abbiamo controllo è qualcosa su cui dobbiamo riflettere molto attentamente”. A questa dichiarazione abbastanza dura, che metteva praticamente in dubbio la sicurezza e la capacità di gestione dell’argomento della compagnia di Xbox Live, seguì forse la replica più rissosa di Spencer dall’inizio del suo regno all’insegna del fair play: “sul fatto che qualcuno dichiari che in qualche modo non stiamo tenendo i giocatori di Minecraft al sicuro, non solo da una prospettiva Microsoft ma anche dalla prospettiva della game industry, non so perché si stia parlando di questo adesso, (…) e questo non mi pare faccia bene”. Finito l’E3, i bollori tornarono a raffreddarsi e il cross-play, come se fosse una promessa da tirar fuori dal cilindro in campagna elettorale, tornò a sparire. 

Fortnite Battle Royale e le ultime schermaglie 

La questione è tornata ad aggiornarsi ultimamente con la crescita esponenziale di popolarità avuta da Fortnite Battle Royale. Gli oltre 40 milioni di giocatori (dato di gennaio 2018) hanno chiesto a gran voce ad Epic Games la possibilità di darsene di santa ragione con i propri amici a prescindere dalle piattaforme, e a questo seguì un clamoroso errore di sistema che aprì di fatto le porte dei server PS4 all’utenza Xbox One e vice versa. Questo curioso episodio diede nuova linfa a chi voleva una battle royale finalmente cross-play, passando anche per un appello fatto en passant ai The Game Awards 2017, e con l’annuncio delle versioni mobile il desiderio è stato almeno parzialmente. La presentazione iniziale parlava esclusivamente di PS4, PC e mobile, mentre una precisazione dei giorni successivi ha messo i puntini sulle ‘i’ pur continuando ad escludere la possibilità di uno incontro tra console: “Siamo felici di annunciare che, grazie ai nostri amici di Microsoft, Fortnite disporrà della funzionalità di gioco multipiattaforma, rendendo possibile il salvataggio di progressi e acquisti tra Xbox One, PC, Mac, iOS e (nei prossimi mesi) Android. Contrariamente a quanto qualcuno ha supposto, Microsoft ha sempre sostenuto con forza la modalità di gioco multipiattaforma, scommettendo sul collegamento di giocatori tra PC, dispositivi mobili e console. Stiamo lavorando già da alcuni mesi per rendere tutto questo possibile e renderemo disponibile questa funzionalità per i giocatori su Xbox contemporaneamente alle altre piattaforme”. Ancora nessun riferimento a PlayStation 4 laddove ci sia Xbox One, perlomeno ufficialmente, ed è così che i follower iniziarono a tempestare Spencer di tweet nel tentativo di far sbloccare la situazione: siamo ai giorni nostri ormai, ed è di pochi giorni fa la risposta – “anch’io” – ad un fan che gridava ai quattro venti di volere questa funzionalità. Un messaggio cui ha fatto seguito una nota formale, nuovamente abbastanza seccata, dove il gigante americano spiegava di essere stato “a lungo in prima linea nell’incoraggiare l’adozione del gioco cross-platform e il potenziale del connettere i giocatori attraverso PC, mobile e tutte le console. Abbiamo lavorato a stretto contatto con Nintendo per permettere il gioco cross-network tra Xbox One e Switch, e la nostra offerta di fare lo stesso con i giocatori PlayStation è ancora valida. Per ogni altra questione riguardante il gioco cross-network su ‘Fortnite’ tra Xbox e PlayStation, per favore contattate Epic o Sony direttamente”. Insomma, è cambiato il terreno di scontro – adesso è Fortnite, in un genere peraltro che non esisteva neppure all’inizio delle schermaglie – ma la sostanza è rimasta assolutamente immutata rispetto all’apertura del 2014. Quell’invito è stato rifiutato e tristemente non si intravedono grosse ragioni per cui la cosa dovrebbe cambiare in tempi accettabili.

Come ne usciamo, allora? Da questa lunga cronistoria è evidente come vada trovata una soluzione di sistema, e non soltanto pro tempore, tra i due maggiori player del gioco online nel mercato console. La mia proposta è un tavolo da aprire adesso ma che porti ad un accordo cross-generazionale, più che cross-platform; ovvero una piattaforma, scritta e con pilastri certi che dia sicurezza a tutti sotto ogni punto di vista e in primis ludici, che vada bene per ogni stagione da qui ad un futuro perlomeno prossimo, a prescindere da chi stia vincendo la console war di turno. Con la comprensione delle posizioni (dominanti) di tutti, è un gesto che a Microsoft e a Sony viene chiesto da un pubblico bipartisan, che quando si tratta di “fraggare” un amico non fa distinzioni di colore o bandiera.

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