Shadow of the Tomb Raider | Ritorno a Paititi

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a cura di Marco Giannotta

A seguito del riavvio della serie di Tomb Raider, in cui l’intera storia di Lara Croft è stata riscritta, all’interno del gioco sono state aggiunte meccaniche del tutto nuove. Un cambiamento degno di nota si rintraccia per esempio nell’introduzione di elementi RPG, inesistenti prima di Tomb Raider 2013. In tutti e tre i capitoli che compongono la trilogia del reboot – ossia Tomb Raider, Rise of the Tomb Raider e  Shadow of the Tomb Raider – Lara può infatti accumulare punti esperienza per crescere di livello e potenziarsi, così come raccogliere risorse di vario tipo per fabbricare nuova attrezzatura o migliorare quella già in suo possesso.

Uno dei luoghi più proficui in cui radunare punti esperienza e materiali di fabbricazione sono indubbiamente i cosiddetti hub, ossia aree largamente esplorabili che fungono da vero e proprio centro nevralgico per l’attivazione di missioni secondarie, sfide, tombe opzionali e molto altro ancora. Introdotti in Tomb Raider 2013, gli hub offrono scorci a perdita d’occhio che possono diventare ambienti di passaggio per i giocatori più frettolosi, o trasformarsi in veri e propri livelli da scandagliare in ogni angolo per gli amanti dell’avventura.

Se in Tomb Raider e in Rise of the Tomb Raider questi luoghi sembravano già ampi, il team di Eidos Montréal – responsabile dello sviluppo di Shadow of the Tomb Raider, arrivato il 14 Settembre – hanno osato ancora di più: sfruttando l’aumentata verticalità del level design, il terzo ed ultimo capitolo della trilogia ospita hub grandi fino a quasi il doppio dei precedenti. In particolare, Lara può esplorare la città di Paititi, vale a dire l’hub più grande mai realizzato nella storia di Tomb Raider.

Paititi è la dimora di una civiltà intoccata dalla cultura moderna, un complesso ricco di storia e tradizione. Lara può esplorare questo immenso territorio, suddiviso in distretti, per portare a termine missioni secondarie, saccheggiare tombe opzionali, completare sfide nascoste o sgraffignare i più numerosi collezionabili. Come in Rise of the Tomb Raider, Lara potrà affidarsi anche alle proprie abilità traduttive per decifrare i monoliti che troverà nella zona, potenziando così le proprie doti linguistiche e scoprendo la posizione di segreti e tesori nascosti.

L’hub di Paititi, inoltre, disvela una meccanica del tutto inedita, esclusiva di Shadow of the Tomb Raider: il sistema del baratto. Nella piazza del mercato di Paititi, infatti, Lara può contribuire alla crescita dell’economia locale, scambiando alcuni dei propri oggetti in cambio di altre utilità, come ad esempio risorse di fabbricazione, armi, vestigia. Il ricavato della popolazione locale viene offerto in tributo al misterioso culto di Kukulkan.

Paititi è anche la variopinta patria di alcune tribù del luogo, i cui componenti interagiscono tra loro e con la stessa archeologa, contribuendo a convogliare un’immagine di una città viva, dal cuore pulsante, ulteriormente incoraggiata dai dialoghi: se il giocatore decide di attivare un’apposita opzione dal menu, infatti, le conversazioni fra gli abitanti del posto sono condotte e udite direttamente nella loro lingua nativa. In caso contrario, i dialoghi sono doppiati nella lingua in cui si sta giocando. Si tratta di un piccolo accorgimento che contribuisce a rendere ancora più immersiva tutta l’atmosfera che contorna questo hub.

La stessa protagonista del gioco può relazionarsi agli abitanti di Paititi: alcuni se ne staranno per i fatti propri, altri le riveleranno alcune informazioni utili e altri ancora le affideranno delle missioni secondarie da compiere. Proprio attraverso queste ultime attività collaterali, Miss Croft può acquisire non soltanto i punti esperienza di cui parlavamo prima, ma anche accaparrarsi nuove armi, nuovi componenti dell’equipaggiamento e persino dettagli di approfondimento per la trama di gioco.

Gli spazi da esplorare in tutto il gioco, ma in special modo a Paititi, sono variegati: perfezionando determinate abilità di attraversamento, ad esempio, Lara può scoprire alcune delle più meravigliose cripte del gioco, nascoste nella più fitta delle giungle. Le cripte, introdotte in Rise of the Tomb Raider, ora non sono più delle semplici nicchie da depredare nel giro di qualche minuto, ma sono anch’esse vaste almeno quanto lo erano le tombe opzionali in ROTTR e Tomb Raider 2013. Completarle garantirà succose ricompense, naturalmente, ma richiederà di superare trappole e trabocchetti di vario genere.

Proprio in tema di esplorazione, le opzioni di gioco sono state ulteriormente migliorate per farsi quanto più versatili possibili, cercando di accontentare tutti i giocatori che decideranno di approcciarsi a Shadow of the Tomb Raider, anche fosse il primo titolo della serie che provano. E’ infatti possibile impostare il livello di difficoltà per esplorazione, enigmi e combattimento, scegliendo indipendentemente come regolare ognuno di essi fra facile, normale e difficile.

In questo modo, chi ricerca un più alto livello di sfida può decidere di giocare al livello difficile in ogni aspetto del gioco, eliminando per esempio le sporgenze o le pareti bianche che aiutavano Lara a capire dove arrampicarsi. E se questo rende forse meno pericoloso depredare le infide tombe del gioco, di certo non priva questi luoghi di tutta la loro innegabile magnificenza. Non importa quindi a quale difficoltà deciderete di giocare: l’apocalisse Maya contro cui Lara corre in questo capitolo dovrà comunque essere fermato, a qualsiasi costo.

Vi ricordiamo che Shadow of the Tomb Raider è uscito in data 14 Settembre 2018 su PC, Playstation 4 e Xbox One.