Recensione

Replica

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a cura di Sir Drake

Qualche mese fa, sulle prime pagine di tutti i giornali era immancabile almeno un accenno allo scontro in corso tra FBI e Apple, sorto attorno al telefono di Rizwan Farook, autore assieme alla moglie della terribile strage di San Bernardino. A lungo, nei media come sui social, si è discusso sul giusto bilanciamento tra privacy e sicurezza nazionale, tra l’esigenza delle autorità di ricostruire le vicende che avevano portato al massacro e la necessità dell’azienda di Cupertino di mantenere inviolata la segretezza dei dati dei propri utenti. Interrogativi che rimangono tuttora molto attuali, nonostante il successivo sblocco del telefono incriminato da parte delle autorità americane senza il supporto della casa produttrice, azione da più parti fortemente criticata.
Di certo, gli eventi appena narrati non possono che aver influenzato il creatore di Replica, titolo indie dall’impianto di gioco molto basilare, ma dai risvolti politici e morali davvero intriganti. Il titolo di Somi Games ci permetterà infatti di vivere un’esperienza molto particolare, da una prospettiva per certi versi “inedita”, scelta che come vedremo si rivelerà purtroppo un’arma a doppio taglio.

Spy Game

Il titolo ci pone sin da subito davanti all’inquadratura fissa che ci accompagnerà per tutto il corso dell’avventura: lo schermo di uno smartphone. È questa la peculiarità di Replica, che rende soprattutto i primi minuti di gioco un po’ spiazzanti ma a tratti sorprendenti. Senza nessuna introduzione, ci ritroveremo infatti tra le mani un device a noi sconosciuto, senza possibilità alcuna di esplorare il mondo che ci circonda. Solo una volta superata la debole resistenza opposta dal PIN di questo misterioso telefono, potremo finalmente addentrarci nelle vicende di gioco. 
Verremo immediatamente contattati (a noi la scelta se rispondere o meno) da quello che, almeno a suo dire, è un membro dei servizi segreti, il quale dichiarerà di averci imprigionato per non ben specificate accuse di contrasto alle attività governative. Ci verrà quindi “gentilmente” intimato di scoprire il più possibile sul vero possessore dello smartphone, un ragazzo come noi sospettato di attività terroristiche, tenendo bene a mente come ogni tentativo di opposizione o di rifiuto verrebbe da noi pagato a caro prezzo. Un becero ricatto che farà immediatamente sorgere più di qualche dubbio sulla condotta etica delle autorità.
Prenderanno così forma i primi bivi morali: collaborare, rovinando la vita ad un ragazzo potenzialmente innocente, o essere reticenti, rischiando la propria pelle e l’incolumità della propria famiglia? Trovare ogni possibile elemento di prova seguendo pedissequamente le istruzioni ricevute o cercare qualche sotterfugio per contattare le persone sotto accusa? La scelta sarà totalmente nelle mani all’utente, anche se all’inizio comprendere le conseguenze di ogni nostra azione potrà non essere molto intuitivo.
La narrazione è di certo uno dei punti di forza del gioco, e riesce a farci immergere nella cappa opprimente di controlli e censure imposte da un non specificato governo dispotico, facendo riflettere il giocatore sui rischi di approcci politici fin troppo manichei. Tuttavia, il titolo paga lo scotto di molte ingenuità di trama, prima fra tutte lo strano rapporto instauratosi tra il protagonista e i membri dei servizi segreti, che sembrano necessitare del nostro insostituibile apporto per violare lo smartphone di un presunto terrorista. La cosa risulta “sospetta” soprattutto viste le istruzioni davvero dettagliate che a più riprese ci verranno fornite dal nostro contatto, che evidentemente sarebbe già in grado di svolgere più che adeguatamente questo compito di per se stesso. Che si tratti solo di un modo per mettere alla prova la nostra fedeltà al regime? 
In ogni caso, più volte alcuni dettagli sembreranno un po’ stonare all’interno di vicende altrimenti davvero ben narrate, in grado di catturare il giocatore nel loro vortice di angosciosa tensione, rievocando a tratti lo splendido Papers, Please (citato non a caso tra i collezionabili presenti nel titolo), che aveva però dalla sua anche un impianto di gioco decisamente più stimolante.

“E guardo il mondo da un oblò”
Se la trama, pur con i suoi difetti, rappresenta un grande punto di forza, il gameplay è chiaramente l’elemento più fragile dell’intera avventura. Il creatore di Replica, infatti, ha chiaramente focalizzato la sua l’attenzione sulla composizione di un dedalo (peraltro non così inestricabile) di bivi e scelte morali da sottoporre all’utente, andando purtroppo a sacrificare il lato propriamente ludico del titolo. 
Le nostre azioni si limiteranno ad una navigazione molto limitata all’interno dello smartphone di cui sopra, ricercando dati, numeri, foto, password e quanto di sospetto possa nascondersi nelle poche cartelle salvate sul dispositivo, e solo nelle fasi più avanzate avremo accesso ad ulteriori e più stimolanti strumenti. Nulla di trascendentale, nonostante nelle prime fasi le meccaniche riescano comunque a intrattenere grazie ad enigmi non troppo scontati ma per nulla frustranti, e un impianto di gioco che a un primo impatto sorprende per la sua peculiarità.
Tutto dipende dalla capacità del giocatore nel lasciarsi trasportare dalle vicende di gioco, mettendo in secondo piano i tanti innegabili difetti che affliggono il prodotto. Ecco un punto chiave per la valutazione del titolo: l’immersività. Se riusciremo a far nostri l’ansia e lo spaesamento dei protagonisti, se i bivi morali creeranno davvero diversi grattacapi alla nostra coscienza, allora gli evidenti limiti di un impianto di gioco minimalista non saranno ostacoli insormontabili per godere a pieno di questo particolarissimo titolo. Viceversa, però, se le vicende narrate non riuscissero nell’arduo compito di impadronirsi della nostra sfera emozionale, ci ritroveremmo tra le mani un titolo caratterizzato da un gameplay spoglio ed imperfetto, afflitto peraltro da tutta una serie di limitazioni dal lato tecnico, come è tipico delle produzioni indie a basso budget.

Diritto di Replica
Anche il lato artistico del titolo punta tutto sul minimalismo, in linea con tanti (troppi) titoli indie usciti negli ultimi anni, con uno stile “pixeloso” che fa il suo dovere, ma non riesce di certo a stupire. Vista la peculiare struttura del prodotto, una maggiore cura e uno stile più ricercato, per quella che a conti fatti si rivelerà essere l’unica schermata di gioco, sarebbe stata d’uopo, pur tenendo conto dei limiti connaturati a una produzione “solitaria”.
Le musiche svolgono egregiamente il loro dovere, e sono liberamente selezionabili dal lettore multimediale presente sullo smartphone al centro delle vicende di gioco.
Menzione d’onore merita poi la traduzione italiana dei testi, cosa per nulla scontata per un prodotto dal budget così limitato, anche se alcune scelte di localizzazione risultano alquanto eccentriche. In particolare, è decisamente insolita la scelta di sostituire i nomi dei luoghi presenti nel gioco con posti nostrani, decisione presa probabilmente per aumentare l’immersività del titolo, ma che spesso più che inquietarci, stimolando la sensazione di una minaccia a noi ancor più vicina ed attuale, finisce alla fine per strappare qualche ironico sorriso.
Purtroppo, la longevità del titolo non è per nulla esaltante, nonostante la presenza di ben 12 finali diversi. La voglia di rigiocare un titolo che si basa su una quantità invero limitata di enigmi e situazioni non può che esaurirsi dopo una manciata di partite, assecondando la nostra curiosità nello sperimentare le variabili più intriganti messe a nostra disposizione. Per i cosiddetti completisti, invece, le cose si fanno leggermente più ardue, vista la difficile individuazione di tutti i finali. A conti fatti, nulla in grado di intrattenerci per più di un pomeriggio di gioco.
Volendo quindi tirare le somme, Replica è chiaramente un titolo non per tutti. Stiano alla larga gli amanti dell’azione, i maniaci della grafica, ma anche gli avventurieri più esigenti dal lato artistico. Eppure, se sapremo approcciarci al titolo senza eccessive aspettative, e consci dei limiti che ne caratterizzano la produzione, potremo addentrarci in un’esperienza moralmente stimolante come poche se ne vedono nel panorama attuale.
Ecco a voi il primo bivio: sborsare qualche euro per dargli una chance oppure lasciar perdere?

HARDWARE

Requisiti minimi di sistemaSistema operativo: Windows XP/Vista/7/8 o superioreProcessore: 1.6GHz Memoria: 2 GB di RAM Scheda video: una in grado di supportare una risoluzione di 1280 x 720 Memoria: 240 MB di spazio disponibile

– Punto di vista in parte inedito

– Atmosfera potenzialmente coinvolgente

– Temi trattati di grande attualità

– Tecnicamente imperfetto

– Gameplay fin troppo basilare

– Scarsa longevità

6.0

Replica riesce a discostarsi dai soliti indie che popolano i nostri monitor grazie ad una particolarissima scelta di game design, che funge da intelaiatura per tutto il comparto grafico e di gameplay.

Nonostante gli intriganti temi trattati e l’atmosfera ben congegnata, con dialoghi e descrizioni molto curate, il titolo viene penalizzato in partenza da un impianto di gioco volutamente essenziale, che non potrà che tediare gli utenti meno comprensivi.

Un comparto grafico non certo d’eccezione, affiancato da una longevità risibile (nonostante i 12 finali messi a disposizione), non fanno che affossare ulteriormente un prodotto che punta tutto sull’immersività e la peculiarità della sua impostazione.

A conti fatti, un titolo in grado di incidere profondamente sulla coscienza dei giocatori più riflessivi e pazienti, capaci di lasciarsi catturare dalla sua narrazione alienante ed opprimente, ma assolutamente da sconsigliare a chiunque ritenga un gameplay dinamico e avvincente, e una veste grafica al passo coi tempi, elementi imprescindibili per un prodotto videoludico degno di questo nome.

Voto Recensione di Replica - Recensione


6