Immagine di Victoria 3 - Recensione | Un'accurata simulazione dell'età Vittoriana
Recensione

Victoria 3 - Recensione | Un'accurata simulazione dell'età Vittoriana

Con Victoria 3, Paradox Interactive conferma ancora una volta la sua maestria nel creare strategici profondi, affascinanti e capaci di rubare infinite ore alla nostra vita

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Victoria 3
Victoria 3
  • Sviluppatore: Paradox Development Studio
  • Produttore: Paradox Interactive
  • Distributore: Paradox Interactive
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Strategico
  • Data di uscita: 25 ottobre 2022

Le strade di Dresda e di Berlino sono in fiamme: è scoppiato lo sciopero generale in Prussia. Forse utilizzare la nitroglicerina nelle nostre miniere non è stata la più brillante delle idee e forse avremmo dovuto prestare più attenzione agli avvisi sull’incremento della mortalità per le fasce più basse della popolazione e ignorare magari quel +0,1 al nostro PIL già galoppante.

Le pressioni degli industriali erano però forti, la corsa agli armamenti ci spingeva ad aumentare l’output delle fabbriche e la nostra salda presa sul parlamento mai avrebbe lasciato intuire un escalation così violenta. Nonostante l’appoggio della polizia e un commercio fiorente con le nuove colonie stabilite in Africa Centrale, gli operai hanno incrociato le braccia e ora le fabbriche taceranno fino a che non verrà firmata una nuova legge sulla tutela dei lavoratori, impresa impossibile se non tramite un terremoto in parlamento e una totale pulizia della vecchia classe dirigente.

Quando vuole, Victoria 3 sa davvero essere un bellissimo casino, un delicato equilibrio da ricercare fra partiti in costante opposizione, con ideali difficilmente conciliabili e che non disdegnano di imbracciare un bel fucile quando serve.

Cent'anni di vero progresso?

Giusto per concludere la storia, ora sul palazzo del Reichstag sventola una imponente bandiera rossa e il vento del socialismo spira fra le strade di Brandeburgo, come in una perfetta ucronia tipica di tutti i grand strategy targati Paradox Interactive.

Questa volta le lancette sono impostate all’anno 1836, più o meno all’inizio dell’epoca Vittoriana ed esattamente – che strana coincidenza, eh – punto di partenza per la campagna di Victoria 3. Come tipico dei vari Imperator: Rome, Crusader Kings o Europa Universalis, il sipario si alza su un atlante in cui sono riportate le numerosissime potenze politiche di metà XIX secolo fra le quali scegliere liberamente, ad esclusione di quelli che sono stati chiamati stati decentralizzati e che, come vedremo più avanti, vengono coinvolti in modo troppo passivo nell’espansione coloniale.

Lo scenario è fra i più interessanti da un punto di vista storico. L’Europa si è appena lasciata alle spalle il Congresso di Vienna e le superpotenze come la Francia e la Gran Bretagna stagliano la propria ombra su tutti i continenti. Ci sono poi stati in divenire come il Regno di Piemonte e Sardegna o la Prussia e anche nelle Americhe stanno nascendo nuovi poli come il Messico, gli Stati Uniti o ancora il Brasile. Se spostiamo poi lo sguardo più ad oriente, incontriamo il decadente Impero Qing, le colonie indiane della Regina o il Giappone, sospeso tra isolazionismo e spinte industriali.

C'è davvero l'imbarazzo della scelta, anche se attualmente mancano i classici focus dedicati a specifiche potenze, come missioni create ad hoc e decisioni che ricalcano il corso della storia, per ora disponibili in un numero decisamente limitato e che, come da tradizione, pensiamo verranno aggiunti con gli immancabili futuri DLC.

Al di là delle migliore future, l’esperienza di gioco muta comunque profondamente a seconda dello Stato scelto ad inizio partita e il finale aperto in puro stile sandbox lascia totale carta bianca sulla strada da seguire durante i cento anni della campagna. Nulla vi vieta infatti di mettere in secondo piano la componente bellica e di concentrare gli sforzi nell'economia e nella politica, magari dando vita ad una piccola isola tropicale felice, che ha abbracciato la democrazia e che prospera grazie alle sue piantagioni di banane e tabacco.

Un compito da veri statisti

Perfetto, avete selezionato in quella miriade di confini e colori la vostra fazione con cui iniziare… E ora? Victoria 3 può essere descritto come un simulatore di Stati moderni, un profondo gestionale dalle numerose sfaccettature che, purtroppo, vengono solo abbozzate nei tutorial messi a disposizione. In queste partite esplicative sono illustrate le varie componenti dell’interfaccia, viene detto come costruire una nuova segheria in una provincia e come emanare una nuova legge, ma queste istruzioni di base vengono introdotte tramite pochi suggerimenti testuali che lasciano mal intuire la reale efficacia – e spesso anche il perché – delle azioni appena svolte.

Sinceramente, nemmeno noi sapremmo come descrivere minuziosamente ogni singolo ingranaggio di un titolo così articolato senza finire con il compilare una noiosa e pesante guida, ma il nostro suggerimento è quello di spendere qualche minuto alla ricerca di video tutorial più lunghi ed elaborati, in modo tale di non addentrarsi in quel coacervo di statistiche e modificatori alla cieca.

Un elemento che di certo gioca a favore della comprensione delle meccaniche di gioco è l’interfaccia, decisamente moderna, ordinata in menù e nested tooltip facili da navigare e che forniscono informazioni chiare e leggibili. Tramite l’uso di colori è immediatamente evidente l’effetto positivo o negativo di una propria scelta e soprattutto è ritornata una delle principali novità introdotte in Crusader Kings 3, ossia il sistema di consigli contestuali che elenca le criticità più importanti da affrontare, come la mancanza di una materia prima, il surplus di un certo bene o l’ennesima rivolta che sta per scoppiare nei propri confini.

Il denaro è sempre alla base di tutto

Sotto una veste estetica decisamente più appagante e contemporanea – soprattutto se paragonata a quella austera del secondo capitolo – l’ultima fatica di Paradox Interactive nasconde ancora una volta un impianto ludico molto complesso e pressoché impossibile da descrivere in una semplice recensione. A differenza dell’approccio in stile RPG di Crusader Kings o della centralità dell’aspetto bellico dei vari Europa Universalis e Hearts of Iron, il cuore pulsante di questo strategico è la componente economica, attorno alla quale ruotano le altre tessere di questo intricato puzzle, come la diplomazia, la guerra e la politica.

La stessa economia è a sua volta la somma di più fattori. Bisogna infatti tenere conto del numero di disoccupati, del livello di istruzione della popolazione, delle risorse offerte dal territorio, dei materiali richiesti dalle fabbriche, del fabbisogno dei propri sudditi e del valore fluttuante che i numerosi beni prodotti dagli altri stati hanno nei vari mercati. Già a questo punto avrete ben capito come Victoria 3 non sia proprio un titolo da affrontare a cuor leggero, ma fidatevi che abbiamo appena scalfito la superficie.

Per crescere e prosperare, una nazione ha infatti bisogno del progresso tecnologico e di nuovi sistemi di produzione, ma anche di una tassazione e di una capacità amministrativa capillare in tutte le province, così come di infrastrutture che trasportino i beni da un confine all’altro dello stato. Naturalmente, a loro volta le ferrovie necessitano di acciaio, legno e di locomotive, prodotti che nascono lungo una infinita catena di input/output da gestire in modo accurato, in nome di un PIL che deve sempre essere crescente per mantenere alti gli standard di vita della popolazione.

In questo lungo elenco di passaggi si nasconde ancora un certo livello di microgestione, soprattutto per quel che riguarda gli edifici. Che si tratti di una fabbrica per il vetro, di una acciaieria o di una semplice fattoria, tutte le costruzioni possono essere modificate per adottare le tecnologie appena scoperte o per generare beni più specifici.

Queste opzioni danno però vita ad infiniti scroll e click con il mouse lungo una sfilza senza termine di industrie, caserme e università. Inoltre, è sì possibile impostare ad esempio la realizzazione solo di capi di lusso per tutto il comparto tessile in un solo passaggio, ma non è detto che tutte le fabbriche dispongano della stessa mano d’opera e delle stesse materie prime, con il rischio di vedere così eroso una buona parte del profitto.

Anche il commercio rientra fra le vittime del micromanagement. I prezzi oscillanti sui mercati incidono quasi giornalmente sulla proficuità della rotte impostate con le altre nazioni e dunque, uno scambio profittevole fino a poche settimane prima, può diventare improvvisamente poco redditizio e inutile da mantenere attivo. A causa della schizofrenia dei mercati occorre quindi spesso cancellare e stipulare accordi senza sosta, soprattutto se si è alla guida di una grande potenza.

Cittadini, non sudditi

Alla base della catena produttiva ci sono sempre le braccia e le menti della popolazione, suddivisa come da tradizione per la serie nelle varie classi lavoratrici e che confluiscono poi nei gruppi di interesse che agiscono a livello politico. Il 1800 non è stato infatti solo un secolo di progresso industriale, ma ha dato vita ad alcuni dei movimenti sociali che hanno contraddistinto i cento anni successivi e che trovano largo spazio in Victoria 3.

La politica è l’arte del compromesso e Victoria 3 ce lo ricorda ad ogni evento casuale generato, ad ogni nuova elezione e ad ogni immancabile rivolta. Il giocatore può cercare di soddisfare le esigenze di una fetta di popolazione, ma intercettare ogni desiderio è pressoché impossibile, tant’è che la promulgazione di una nuova legge è sempre accompagnata da concessioni, accordi sottobanco e dalla radicalizzazione di una parte dei cittadini.

Volete abolire la schiavitù? State certi che troverete sulla vostra strada proprietari terrieri in rivolta. Preferite una netta separazione tra Stato e religione? Con ogni probabilità il clero farà valere il suo peso per ostacolare il procedimento in parlamento.

Il vero pregio di Victoria 3 è che tutti i suoi elementi sono perfettamente connessi e hanno ripercussioni vicendevoli. Una popolazione scontenta può decidere di emigrare in province con uno standard di vita più alto e così verranno penalizzati molti settori industriali ora privi della mano d’opera necessaria per lavorare, aziende che a loro volta non genereranno le materie richieste sui mercati o quei prodotti che sono utilizzati nelle università e nei palazzi del governo, che dunque riusciranno a recuperare meno tasse dai cittadini.

Diplomazia e guerra

In questo complesso loop entrano inoltre in gioco le altre nazioni, con cui tessere rapporti diplomatici amichevoli o di inimicizia, a seconda delle occorrenze. La gestione delle relazioni internazionali in Victoria 3 ha fatto un netto passo in avanti rispetto agli altri grand strategy di Paradox, soprattutto in riguardo ai conflitti. Lo scoppio di una guerra è infatti sempre preceduto da un periodo di concertazione, in cui i contendenti possono attrarre nella propria sfera di influenza le altre potenze, promettendo ad esempio conquiste territoriali o favori da riscattare in futuro.

Questi giochi di palazzo sono fra i momenti meglio riusciti di Victoria 3, attimi in cui vestire i panni di un navigato statista in puro stile Cavour, nella speranza ad esempio di coinvolgere delle superpotenze come la Francia o la Prussia nell’unificazione dell’Italia.

Inoltre, nel momento in cui uno Stato ha una supremazia schiacciante, l’avversario può alzare bandiera bianca ancora prima dello scoppio della guerra, una scelta che può rivelarsi saggia per salvare almeno l’economia del proprio Paese, che non verrà invaso e distrutto dalle truppe nemiche.

L’unica nota leggermente stonata in questo quadro è l’umore di una AI difficile da decifrare. Abbiamo infatti perso il conto di quante volte la Russia di turno ha disdetto un trattato commerciale con noi, solo per poi riproporre il medesimo accordo pochi minuti dopo. Nulla che comprometta la credibilità complessiva dell’agire della CPU, solo qualche stranezza di troppo.

Per quanto non sia l’aspetto centrale, la guerra gioca comunque un ruolo fondamentale in Victoria 3, vuoi per accaparrarsi una nuova risorsa, vuoi per annettere un nuovo pezzetto di colonia. Le battaglie vengono però ora gestite in modo molto più astratto e non poggiano sulle classiche unità militari da spostare lungo la mappa. Anche la guerra è diventata un'appendice della capacità industriale di uno Stato, che misura la sua potenza bellica in termini di quantità e qualità di armi e munizioni prodotte.

C’è dunque molto meno spazio per manovre a tenaglia o per incursioni in profondità e tutto ciò che occorre fare è spostare i propri generali - che restano sempre “invisibili” - lungo i fronti aperti, decidendo se attaccare o difendere la linea. È qui chiaro l’intento di Paradox Interactive, la quale ha preferito alleggerire la componente tattica per dare maggior peso alla macchina bellica nella sua totalità, ma vista la presenza temporale anche della Prima Guerra Mondiale, è difficile non fare un paragone con The Great War, l’ottima mod per Hearts of Iron IV – un confronto da cui Victoria 3 esce nettamente sconfitto.

Colonialismo

L’Età Vittoriana non è stata solo progresso tecnico, scientifico e sociale, ma in continenti come l’Africa e il sud est asiatico è stata soprattutto sinonimo di colonialismo, un fenomeno storico decisamente “scomodo” che Victoria 3 ha preferito affrontare con fredda meccanicità, tralasciando gli aspetti più truci del processo di conquista.

Come detto in apertura, nella mappa di gioco sono presenti territori occupati da Stati decentralizzati, luoghi adibiti alla conquista delle potenze europee, che non devono far altro che siglare una legge a favore del colonialismo, decidere dove insediare i propri cittadini e aspettare che poco alla volta nuovi territori vengano annessi automaticamente alla colonia iniziale, per poi iniziare il processo di sfruttamento delle materie prime. Gli unici scossoni sono qualche rivolta da parte delle popolazioni indigene, che finiscono sempre nel sangue e con delle vittorie scontate data la differente potenza offensiva.

Vista l’importanza del colonialismo nel periodo storico narrato, ci saremmo aspettati qualche maggior approfondimento a riguardo o la possibilità di guidare proprio una di queste popolazioni decentralizzate, opzione che, stando a quanto dichiarato dal team di sviluppo, sarà disponibile in futuro con espansioni e DLC.

In ogni caso nulla vieta al giocatore di ignorare del tutto la sete imperiale e, anzi, di contrastare le spinte colonizzatrici provenienti da alcuni gruppi di interesse. Decisamente più interessante il discorso sulle cosiddette potenze non riconosciute dagli europei, come la Persia, l’Egitto o l’impero Sikh, nazioni che non possono essere colonizzate e che propongono un nuovo livello di complessità, visto che hanno meno considerazione nello scacchiere diplomatico e spesso finiscono coinvolte in guerre di procura fra gli Stati europei.

Voto Recensione di Victoria 3 - Recensione


8.3

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • L'interfaccia grafica riesce a condensare la complessità del titolo in poche e chiare schermate

  • Tantissime nazioni fra cui scegliere, per una rigiocabilità pressoché infinita

  • In termini di gameplay, tutto ciò che di buono ci si può aspettare da un grand strategy di Paradox

  • Interessanti novità nell'aspetto diplomatico

  • Un netto passo in avanti dal punto di vista grafico

Contro

  • Il titolo lascia già presagire numerosi DLC

  • Qualche traccia di micromanagement

  • Negli ambiti di guerra e colonialismo ci aspettavamo qualcosa in più

  • L'AI ha degli strani sbalzi di umore

Commento

Victoria 3 è il solito ottimo, complesso e infinito grand strategy targato Paradox Interactive. Rispetto ai suoi "cugini" - come Crusader Kings o Europa Universalis - il titolo si focalizza con più attenzione sugli aspetti economico e sociali di uno Stato e il risultato è una raffinata simulazione ambientata nel XIX secolo. Il finale aperto lascia aperti infiniti approcci e ciascun giocatore potrà costruire così la sua personale nazione, dedita al commercio, al progresso sociale o con uno spirito nazionalista e imperialista.
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