Immagine di Tactics Ogre Reborn | Recensione - Il ritorno di un classico
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Tactics Ogre Reborn | Recensione - Il ritorno di un classico

Il vecchio leone ruggisce ancora: Tactics Ogre ha ancora tanto da dare agli amanti dei giochi di ruolo strategici, con questo ritorno in chiave Reborn?

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di Tactics Ogre: Reborn
Tactics Ogre: Reborn
  • Sviluppatore: Square Enix
  • Produttore: Square Enix
  • Distributore: Plaion
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH , PS5
  • Generi: Gioco di Ruolo , Strategico
  • Data di uscita: 11 novembre 2022

Come vi abbiamo raccontato nella nostra anteprima di qualche settimana fa, Tactics Ogre Reborn rappresenta la celebrazione di uno degli strategici a turni migliori di tutti i tempi, se non il migliore in assoluto – e quindi la responsabilità che grava sulle spalle di Square Enix, detentrice dei diritti del titolo che fu di Quest, è di quelle che non vorremmo condividere.

Riportare sugli schermi dell'attuale mercato videoludico un titolo originariamente uscito nel 1995, e riproposto su PSP undici anni fa, non può che essere un rischio, soprattutto considerando che non stiamo parlando di un genere tra i preferiti delle masse, ma il publisher nipponico sembra nutrire infinita fiducia nel brand e nei lavori del team di sviluppo per ammodernare il gameplay.

Dopo sessanta ore, siamo qui per dirvi se questa fiducia è ben riposta.

Fuoco e fiamme

Niente dell'intreccio originale, uno dei migliori del genere di appartenenza, è stato modificato in questa nuova edizione, per cui non possiamo che rimandarvi alla nostra analisi del 2011 per quanto concerne i particolari.

Eppure, in questa sede, vorremmo soffermarci su due elementi che ci hanno stupito in positivo, facendoci riassaporare Tactics Ogre come fosse la prima volta: la grande quantità di scelte disponibili e l'importanza del nuovo doppiaggio anglo-giapponese.

Se la prima era una delle feature principali del gioco già nella sua versione per PSP, la possibilità di rigiocare l'avventura facendo delle scelte diametralmente opposte in prossimità di alcuni degli snodi fondamentali della campagna ci ha permesso di assistere a nuove cutscene, ad un nuovo epilogo e ha modificato sensibilmente il corso delle azioni e il destino di alcuni dei personaggi coinvolti in questo tiratissimo melodramma bellico.

I neofiti ovviamente apprezzeranno meno questa possibilità, ma chiunque torni su Tactics Ogre dopo esserselo goduto negli anni scorsi (che fosse su Super Nintendo o sulla macchina portatile di Sony) rimarrà piacevolmente stupito dalla quantità di path differenti a disposizione.

Abbiamo affrontato la campagna quattro volte in totale, assistendo a tre finali differenti e a tante piccole ramificazioni per le sotto-trame, arruolando eroi in una run che non erano semplicemente disponibili in un'altra.

Secondariamente, e qui veniamo a quella che per quanto ci riguarda è l'aggiunta più significativa di questa riedizione, il doppiaggio aggiunge pathos e spessore al già ottimo livello di scrittura, immergendo i giocatori, nuovi e vecchi, nelle trame politiche e nell'insensatezza di una guerra su più fronti come quella in cui Denam e i suoi commilitoni si trovano invischiati.

Come anche per la versione uscita undici anni or sono, in assenza della localizzazione italiana servirà un inglese di buon livello per comprendere a pieno le intricate relazioni tra i personaggi e il loro parlare piuttosto aulico, ma è un prezzo del biglietto accettabile dinanzi alla bontà del plot, soddisfacente in tutte le sue possibili diramazioni.

Siamo dinanzi ad un titolo maturo, che non teme di trattare temi come il razzismo, la libertà, la lealtà e il valore dell'amicizia e dell'amore familiare, e siamo quindi lontanissimi dai parossismi di serie apparentemente affini come Disgaea o Wargroove, giusto per citare recenti congeneri su console: se vi siete appassionati agli intrighi di titoli come Triangle Strategy o di serie come Il Trono di Spade, qui troverete parecchio pane per i vostri denti.

Mille cambiamenti, tutti per il meglio?

La lista delle migliorie apportate da Tactics Ogre Reborn (lo trovate su Amazon) è notevole – e piuttosto lunga, per cui, per ragioni di brevità, elencheremo innanzitutto quelle con minore impatto sul gameplay, per poi soffermarci su quelle che, invece, lasciano il segno durante le battaglie.

Alla prima categoria appartengono i numerosi rimaneggiamenti all'interfaccia, ai menu, adesso decisamente più chiari e leggibili, la presenza di obiettivi secondari multipli per ogni missione della campagna, la possibilità di velocizzare i turni nemici, quella di visualizzare sempre le barre vitali dei personaggi sul campo di battaglia e, in ultimo, la presenza di salvataggi automatici, tutte assenti nella precedente versione del gioco.

Passando invece a quelle più sostanziose, l'intero sistema di crescita dei personaggi e delle loro skill è stato ripensato da zero: laddove prima erano le classi ad avanzare di livello, adesso ogni singolo personaggio accumula esperienza e vede aumentare di livello le skill man mano che le utilizza, con la possibilità di equipaggiarne fino a quattro contemporaneamente sin dall'inizio.

Quattro è il numero magico anche per gli oggetti che è possibile portarsi dietro e per gli incantesimi che è possibile equipaggiare contemporaneamente: se durante la prima quindicina di ore di gioco si faticherà a riempire questi slot, soprattutto per le classi magiche la situazione finirà col rovesciarsi nella seconda metà dell'avventura, quando scegliere quale magia portare in battaglia si rivelerà una scelta fondamentale, che spesso segnerà la differenza tra una brillante vittoria e un'umiliante sconfitta.

Come se non bastasse, sono state aggiunte nuove abilità uniche per ogni classe e molte di quelle che inizialmente erano bloccate dietro parecchio grinding saranno disponibili da prima, consentendo una personalizzazione più ampia delle proprie truppe e, più in generale, dell'intera esperienza di gioco.

Molto positivo il nuovo sistema di crescita per le truppe appena arruolate: se nella vecchia versione esse si rivelavano pressoché inutili, perché sempre di livello 1 anche nelle fasi avanzate della campagna, adesso possono beneficiare di oggetti appositi che consentono di guadagnare esperienza istantaneamente, così da avvicinarle in fretta al livello dei "titolari" e renderle effettivamente utili in battaglia già dopo un paio di scontri di rodaggio.

Detto questo, cercare di non lasciare combattenti sul campo rimane una delle priorità di questa versione di Tactics Ogre tanto quanto lo era in passato, perché sostituire un personaggio accuratamente formato in trenta ore di gioco risulta comunque un'operazione difficile e non esattamente redditizia.

Square Enix ha inoltre eliminato i combattimenti randomici, che di quando in quando si presentavano spostandosi da una location all'altra, aggiungendo al loro posto la possibilità di cimentarsi in battaglie di allenamento, utili a raggranellare esperienza ma non soldi e loot, e durante le quali le unità cadute vengono semplicemente rimosse dal campo per poi tornare regolarmente nei ranghi dalla schermaglia successiva.

Positivi anche gli interventi all'intelligenza artificiale delle truppe nemiche: ciniche nello sfruttare ogni debolezza del nostro party e ogni mossa azzardata, le unità avversarie non presteranno quasi mai il fianco con errori marchiani, sebbene altrettanto non si possa dire di quelle alleate controllate dalla CPU, che si spingono inevitabilmente incontro alla morte affrontando senza alcun giudizio le armate nemiche in prima linea.

Ci sono tuttavia anche rimaneggiamenti che non ci hanno soddisfatto del tutto – e qui veniamo alle (poche) note dolenti: ci riferiamo in primis alle buff cards, altra novità di questa riedizione, che compaiono randomicamente sul campo di battaglia, elargendo bonus differenti (attacco fisico o magico maggiorato, rigenerazione dei punti mana e così via) qualora si sosti sulla casella corrispondente.

Se, da un lato, la loro comparsa aggiunge un elemento di imprevedibilità alle battaglie, favorendo un atteggiamento proattivo invece che puramente difensivo, dall'altro il loro accumulo può facilmente sbilanciare qualsiasi combattimento, visto che è possibile tenerne fino a quattro contemporaneamente per combattimento.

Affrontare un avversario che ha avuto la fortuna di coglierne tre tutte di tipo fisico significa andare incontro a morte certa, anche contrapponendovi il nostro tank più corazzato: oltre a creare situazioni paradossali in un titolo altrimenti piuttosto certosino nel rappresentare reali situazioni di guerra all'arma bianca, questa feature tende a mandare il bilanciamento complessivo a farsi benedire, soprattutto durante gli scontri più lunghi ed elaborati, quando le buff cards abbondano di turno in turno.

D'altronde, per i motivi appena elencati, è impossibile proseguire lungo la campagna principale, il cui livello di difficoltà rimane decisamente impegnativo, senza assimilare prima e padroneggiare poi questa meccanica, assente invece nella versione PSP uscita quasi dodici anni fa.

Un'altra scelta quantomeno controversa riguarda il blocco dei livelli, per controllare l'avanzamento e l'eventuale abuso di grinding da parte del giocatore: adesso all'intera squadra viene fornito un livello massimo, che aumenta generalmente ogni tre o quattro incontri.

Una volta raggiunto questo livello, ogni ulteriore esperienza guadagnata sul campo andrà persa, impedendo di raggiungere livelli più alti e vanificando certe battaglie: soprattutto durante il secondo capitolo abbiamo combattuto almeno un paio di battaglie della storia principale senza che queste ci portassero alcun giovamento.

Abbiamo trovato questa scelta di game design piuttosto pigra, utile sì a tenere sempre alto il livello di sfida, controllando quello massimo delle truppe del giocatore, ma limitante dal punto di vista dell'avanzamento e della gestione del proprio party, anche alla luce del fatto che in molte battaglie chiave della campagna principale ci troveremo a fronteggiare avversari di due o tre livelli superiori rispetto ai membri del nostro party.

Dov'è l'HD-2D?

Se dal punto di vista del bilanciamento e delle meccaniche di gioco, come abbiamo visto, il team di sviluppo non si è risparmiato, pur non operando sempre in maniera esente da critiche, è più difficile recepire il lavoro svolto sull'aspetto grafico, al netto di un ovvio innalzamento della definizione di scenari e personaggi rispetto alla pixel art dell'originale, che pure al tempo risultava una delle migliori sul mercato.

Non nascondiamo, dopo esserci innamorati della cosmesi di Octopath Traveler, e, più recentemente, di Triangle Strategy, che ci siamo grattati a lungo la testa dinanzi alla scelta del publisher di non utilizzare l'HD-2D anche per questa riedizione, esponendosi a qualche alzata di sopracciglio di coloro i quali definiscono "pigro" l'ammodernamento del comparto grafico.

In realtà, anche su televisori dalla diagonale molto ampia, Tactics Ogre Reborn si difende più che bene, pur lontano dalle vette artistiche raggiunte dai titoli succitati, e a questo si aggiunge una invidiabile pulizia del codice, privo di qualsivoglia bug anche prima dell'inevitabile patch day one.

Alla fine della fiera, quindi, sebbene si sarebbe potuto fare di più per preservare la visione artistica del team originale, il risultato finale non è malvagio, anche se forse non giustifica a pieno il prezzo finale richiesto.

Inattaccabili, invece, il comparto audio e la colonna sonora, che rimane uno dei punti più alti della produzione, non solo perchè riprende ed amplia le splendide melodie dell'originale, ma anche perché, come accennato poco sopra, il doppiaggio, come già accennato in apertura di questo pezzo, rappresenta una delle aggiunte più significative di questa nuova edizione, vista la grande importanza che lo storytelling riveste nell'economia del prodotto.

Lo splendido lavoro portato a compimento dall'accoppiata formata da Hitoshi Sakimoto (Final Fantasy XII, 13 Sentinels, Valkyria Chronicles IV) e Masaharu Iwata (Final Fantasy XII, Muramasa The Demon Blade, Odin Sphere Leifthrasir) rifulge di nuova luce grazie all'opera di rimasterizzazione, a sempiterna testimonianza di quanto avanti di anni fossero le loro melodie già all'epoca della prima pubblicazione.

Grazie ad un'eccellente scelta delle voci e al doppiaggio diffuso per tutte le scene di intermezzo, l'immersione nel mondo di gioco e l'empatia con i personaggi (o l'odio che proveremo per alcuni degli antagonisti) aumentano notevolmente, liberando il giocatore più avvezzo con la lingua inglese dall'obbligo di leggere i testi a schermo.

Versione recensita: Nintendo Switch

Voto Recensione di Tactics Ogre: Reborn - Recensione


8.6

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Estremamente impegnativo...

  • Le buff card aggiungono brio alle battaglie...

  • Trama ben scritta e molto ramificata

  • Longevo ed estremamente rigiocabile

  • Doppiaggio eccellente sia in inglese sia in giapponese

Contro

  • ...ma grazie a poco eleganti blocchi dei livelli

  • ...ma anche uno sgradito fattore di casualità

Commento

Il vecchio leone ruggisce ancora: Tactics Ogre Reborn rimane uno dei migliori esponenti della sua categoria anche a tanti anni dalla prima pubblicazione e, come tale, una tappa obbligata per tutti coloro che amano gli strategici a turni, senza alcuna esclusione se non per coloro che proprio non masticano l'inglese. Rispetto alla straordinaria valutazione che seppe meritarsi la versione PSP, però, questa nuova edizione perde qualche punto, a causa soprattutto di alcuni dei numerosi interventi fatti al gameplay, che non troviamo migliorino sensibilmente l'esperienza di gioco. Nondimeno, quest'ultima rimane avvincente, stimolante e molto longeva, con la presenza di finali multipli che, di fatto, triplica (se non quadruplica) la durata complessiva. Dopo anni di carestia, questi sono tempi di abbondanza per gli appassionati di un genere di nicchia come quello degli strategici a turni.
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