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DotAGE | Recensione - Un city builder apocalittico sorprendente

Sotto la sua apparente semplicità, dotAGE è al contrario un gestionale complesso, profondo e alle volte anche tanto crudele: vediamo la recensione.

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

In sintesi

  • DotAGE è un city builder a turni molto complesso e dove occorre pianificare ogni mossa.
  • La difficoltà non è sempre ben bilanciata.

Informazioni sul prodotto

Immagine di dotAGE
dotAGE
  • Sviluppatore: Michele Pirovano
  • Produttore: Michele Pirovano
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Gestionale , Simulazione
  • Data di uscita: 4 ottobre 2023

Il tredicesimo giorno d’estate, il villaggio festeggia la matura età di Rufo. Il quattordicesimo giorno d’estate, Rufo prende letteralmente fuoco. Il quindicesimo giorno d’estate, il villaggio saluta in modo triste la riduzione di Rufo ad un cumulo di cenere. Questa volta la leggera pioggia non ha evitato un caso di auto-combustione.

Ci sarà un motivo se in qualche recensione di Steam dotAGE è stato definito in modo nemmeno troppo scherzoso il soulslike dei gestionali cittadini. Il titolo creato da Michele Pirovano – sì, un solo sviluppatore italiano – dietro quella prima apparenza fatta di pixel e assurdità, nasconde infatti un livello di complessità e di profondità da fare invidia anche a giochi ben più blasonati.

Come avrete ben capito, cela anche un bel po’ di crudeltà, alle volte anche gratuita.

Un nuovo inizio è anche una probabile triste fine

La fine del mondo sta per arrivare, lo dicono le profezie e lo blatera in modo sconclusionato un vecchio dalla barba bianca. Nonostante le farneticazioni sconnesse, il matusa è riuscito a convincere un piccolo gruppo di Pip a seguirlo in una nuova terra disabitata, per creare una nuova società e sfuggire all’imminente catastrofe.

Purtroppo il viaggio prende subito una brutta piega quando gli ignari cittadini scoprono che la trasferta nel nuovo mondo non ha scongiurato la catastrofe e il canuto anziano, da tutti preso a male parole, inizia ad avere visioni sul futuro apocalisse.

Il destino non è però segnato e spetta a noi giocatori cercare di placare le ire di chissà quali divinità, un destino funesto che una sana società può riscrivere collaborando, lavorando all’unisono e mettendo da parte gli screzi.

Almeno fino a quando qualcuno non inizierà a correre nei boschi in preda al panico o non insulterà il suo collega nei campi. Ma andiamo con ordine.

Un ordine alla volta

Come detto in apertura, dotAGE è un gestionale con uno spirito da city builder, dove occorre soddisfare le necessità di una comunità sempre in espansione, sia dal punto di vista numerico che dal punto di vista delle esigenze, che si tratti di bisogni primari o anche di semplici capricci.

A differenza di molti suoi simili, il titolo si basa però su una progressione a turni, una scelta che abbiamo davvero apprezzato. In questo modo, la vittoria o la sconfitta dipendono solo ed esclusivamente dalle nostre capacità di pianificazione e non si ha mai quella sensazione di corsa disperata contro il tempo o di errori determinati solo da un click fuori posto mentre si è presi dalla frenesia o dal panico.

Al contrario, durante il giorno si impartiscono senza fretta i vari compiti ai Pip, come raccogliere la legna o andare a caccia e, una volta distribuiti gli ordini, si passa con calma alla notte, quando le risorse accumulate vengono redistribuite fra i cittadini oppure assorbite da nuove costruzioni. 

Il loop di gioco è quanto mai efficace e bastano pochi turni per prendere le giuste misure. Si spediscono i Pip a raccogliere le bacche, qualcuno è addetto al taglio della legna e c’è spazio anche per un po’ di sana socializzazione.

I magazzini si riempiono, le case aumentano e con esse anche il numero degli abitanti. Certo, quel vecchio antipatico urla dietro a tutti i giovanotti del villaggio e con il suo bastone ricorda a tutti il proprio dovere, ma finora non ci sono stati troppi segnali della fine imminente.

PANICO PANICO

Ecco però arrivare la prima visione e tutto ad un tratto dotAGE cambia completamente, passando da rilassato gestionale ad un gioco dove si possono solo limitare i danni e sperare che qualche Pip non impazzisca del tutto. O che non prenda di nuovo fuoco.

Dopo una manciata di turni vengono infatti introdotti i domini, come quello della paura o della malattia, a cui si accompagna anche il ciclo delle stagioni, con le difficoltà legate al calore dell’estate o al gelo e alla penuria di cibo durante l’inverno.

Le visioni trasformano dotAge da un rilassato gestionale a un gioco dove organizzarsi per limitare i danni che saranno portati dai domini di sventura.
Inizialmente non è nemmeno così difficile evitare le catastrofi preannunciate dal vecchio da lì a pochi turni, e un semplice tavolo davanti a cui scambiare quattro chiacchiere è sufficiente per aumentare la socializzazione del villaggio ed evitare i malus legati al dominio della paura.

Anzi, scongiurare gli effetti negativi porta spesso a dei vantaggi di non poco conto, anche se la loro casualità può indirizzare interi spezzoni della campagna. In un caso abbiamo infatti ricevuto enormi provviste di cibo, più che sufficienti per superare molti giorni d’inverno, mentre in altre situazioni solo qualche fragola o un boost alla produttività di un solo edificio.

Con dotAGE sono frequenti i momenti in cui ci si trova quasi alla mercé del caso, soprattutto durante le prime partite. I pericoli preannunciati dal matusa diventano infatti sempre più frequenti, si accavallano o richiedono sempre più risorse o un maggior numero di Pip dedicati ad un qualche lavoro che possa scongiurare un’ondata di caldo eccessiva o il diffondersi di una malattia.

Non conoscendo a priori quali saranno le richieste è però difficile pianificare con accuratezza le proprie mosse e, con un effetto a valanga che è difficile da placare, capita spesso che una partita vada a rotoli e che l’apocalisse spazzi via la nostra amata comunità. 

Quando vuole dotAGE sa essere davvero spietato, ma è proprio in questa sua natura che trova maggiore valorizzazione l’ottimo sistema di progressione e delle meccaniche prese in prestito dai roguelike – o roguelite, che dir si voglia.

Sotto la sua apparente semplicità, il titolo racchiude una fitta ragnatela che si dipana attraverso un vastissimo albero delle tecnologie. Tramite la ricerca – un’altra risorsa di cui tenere conto fra le altre numerose variabili – il piccolo villaggio cresce, nascono le segherie, al posto che raccogliere le bacche i Pip si specializzano nella coltivazione dei campi, ci sono capanni per i cacciatori e, turno dopo turno, la fanghiglia iniziale lascia spazio a delle solide fondamenta su cui piazzare le costruzioni più complesse.

Le catene produttive diventano via via più intricate ed è una vera soddisfazione vedere una crescita anche estetica della propria comunità, soprattutto nel bel mezzo della fine del mondo.

Grazie a questa abbondanza e per via delle costanti incertezze a cui far fronte, ogni turno ha un alto contenuto strategico e difficilmente gli ordini impartiti il giorno precedente vanno bene anche in quello successivo.

Pixel molto chiari

DotAGE riesce inoltre a sintetizzare tutta questa complessità attraverso una UI molto funzionale, dove non mancano aiuti ed avvisi, anche se spesso abbiamo dovuto scavare nell’enciclopedia alla ricerca di un qualche effetto apportato da uno status o quale tipo di materiale richiedesse un singolo edificio.

Ogni partita aggiunge poi un nuovo tassello e, per quanto sia facile finire KO, c’è sempre la sensazione di aver scoperto qualcosa di nuovo e di possedere delle nuove informazioni utili per campare qualche turno in più nella prossima avventura.

Questo avviene soprattutto grazie ai ricordi del vecchio, memorie che si sbloccano spendendo i punti accumulati durante le partite e che rivelano nuove meccaniche, altri personaggi, animali, ulteriori anziani da sopportare e a quali catastrofi più portare un rutto emesso nel mezzo della piazza. 

Questa progressione distribuita lungo tutte le partite riesce a lenire la sensazione di impotenza che alle volte si prova davanti ad eventi casuali difficili da contenere, ma è proprio questa l’essenza di dotAGE: un gestionale atipico, capace di mettere a dura prova le capacità decisionali del giocatore dove non manca quel sano pizzico di follia e con una grafica tanto semplice quanto funzionale.

Nota di merito infine alle musiche, soprattutto se siete appassionati di melodie medievali.   

Voto Recensione di DotAGE | Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Il sistema a turni è una scelta vincente

  • Molto più profondo e complesso di quanto possa sembrare

  • Ottimo sistema di progressione che coinvolge più partite

Contro

  • Alle volte è impossibile evitare gli effetti negativi

  • Spesso occorre ricorrere all'enciclopedia per ricordarsi tutti i dettagli

Commento

I giochi a turni possono essere valutati tramite il semplice parametro "un altro turno e poi smetto": ecco, quelli di dotAGE si sono susseguiti senza che nemmeno ce ne accorgessimo. In questo city builder gestionale ogni click conta davvero e solo l'attenta pianificazione può scongiurare l'apocalisse profetizzata dagli anziani.