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Recensione

The Punisher

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Avatar di Fabfab

a cura di Fabfab

Pubblicato il 03/03/2005 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Che fare, quando si programma l’ennesimo sparatutto 3D, per distinguere il proprio prodotto dalla concorrenza e ritagliarsi una fetta in questo affollatissimo mercato? Un buon inizio può essere quello di usare come protagonista un personaggio già noto ed amato, magari con corredo di film appena uscito, uno come Il Punitore, ad esempio. Bene, ma da solo basterà? No, non credo, ci vuole una sana dose di sangue e sparatorie, di dialoghi al limite conditi con qualche tocco di humor nero. Può bastare? Mai sentito parlare di Max Payne? Manca ancora qualcosina che distingua nettamente il prodotto dalla concorrenza, l’enorme teschione sulla maglietta del protagonista. Cosa c’è di meglio, allora, che incrementare il volume di violenze e brutalità aggiungendo uccisioni sadiche e particolarmente splatter? Perfetto, ecco la soluzione! Se solo non si fosse messa di mezzo la censura americana…

Un uomo molto incazzatoIl personaggio del Punitore nasce negli anni ’70 sulle pagine dell’Uomo Ragno: pur trattandosi di un vigilante che combatte il crimine, i suoi metodi violenti e spietati lo mettono in contrapposizione con il nostro simpatico tessiragnatele che preferisce un approccio più soft al mestiere di castigamatti e lo manda in galera assieme ai criminali che tanto odia.Da quel momento la Frank Castle, il vero nome del Punitore, esce di scena fino alla metà degli anni ’80, quando il pubblico è pronto ad apprezzare la sua figura di eroe dannato, tormentato dal dolore per la perdita della famiglia, sterminata da un gruppo di balordi, e in perenne, spietata lotta contro il crimine, qualunque tipo di crimine!Il gioco presenta una storia totalmente inedita, non collegata al film ma più vicina alle atmosfere del fumetto, che si sviluppa attraverso una serie di flashback: all’inizio del gioco troviamo, infatti, un Frank Castle in galera intento a spiegare a due detective gli avvenimenti che, nei giorni precedenti, lo hanno portato a sterminare centinaia (non scherzo, sia parla proprio di numeri a due zeri) di brutti ceffi…

Un soprabito ed un teschioIl gioco è uno sparatutto in terza persona piuttosto divertente e frenetico: con la levetta sinistra si controlla il personaggio, con la destra si spostano la telecamera ed il mirino (niente lock-on automatico), con il grilletto di destra (o con entrambi i grilletti, nel caso si stiano impugnando due armi contemporaneamente) si spara. Il personaggio può muoversi, tuffarsi, accovacciarsi o abbattere le porte a calci per sorprendere chi c’è dietro; inoltre, qualora riesca ad avvicinarsi a sufficienza, può afferrare gli avversari ed usarli come scudo, riparandosi e sparando allo stesso tempo, oppure lanciarli contro i loro compagni o le porte, utilizzando i poveracci come arma impropria.Le armi si distinguono in quelle da fuoco (pistole, fucili, uzi…), da mischia (mazze, bottiglie…) ed esplosivi da lanciare per sfoltire le fila dei cattivi; il Punitore non può portarne più di quattro contemporaneamente, ma può sempre decidere cosa tenere e cosa abbandonare, approfittando delle armi e delle munizioni perse dai nemici abbattuti.Le sparatorie non sono molto tattiche, vista anche la pochezza delle azioni esperibili dal Punitore, ma se non altro hanno il merito di risultare sempre frenetiche: peccato per la demenziale I.A. dei nemici, che spesso non si accorgono del nostro arrivo e rimangono comodamente seduti sul divano anche se a due passi abbiamo appena abbattuto un loro compagno.Inoltre una volta riempita (a suon di uccisioni, naturalmente) un’apposita barra, il nostro vigilante col teschio sulla maglietta avrà potrà entrare in modalità berserk per alcuni secondi: in questi frangenti (rigorosamente in bianco e nero) il Punitore estrae due grossi pugnali e fa letteralmente a pezzi gli sventurati che osino pararsi innanzi a lui.Il gioco è strutturato a missioni (ce ne sono 16 in tutto), tutte piuttosto lineari, e la ripetitività dello schema è interrotto solo dai saltuari scontri con in canonici boss; al giocatore spetta di selezionare il livello di difficoltà con cui affrontarle ed anche gli obbiettivi da conseguire. La prima volta, inevitabilmente, si và un po’ allo sbaraglio, ma in seguito è possibile riaffrontare tutte le missioni in modo da completare tutti gli obiettivi richiesti, per sbloccare i vari bonus previsti dal gioco: è presente, infatti, un vero e proprio punteggio che premia il nostro comportamento, e per ottenere il massimo è necessario salvare tutti gli ostaggi e farci colpire il meno possibile.La particolarità che distingue questo titolo dagli altri sparatutto di questo genere è l’implementazione della modalità Interrogatorio: i ceffi afferrati, prima di essere eliminati o usati come scudo, possono venire interrogati per carpire loro preziose informazioni. Il Punitore conosce molti modi per far parlare le persone, nessuno dei quali contempla la parola “per favore”: sia che si tratti di soffocarli o di prenderli a pugni, gli interrogatori si risolvono in brevi mini-giochi in cui il giocatore deve tenere l’indicatore della paura di un personaggio in una posizione ben definita: in caso contrario l’ostaggio non parlerà oppure, all’opposto, morirà prima di poter dire alcunché.Inoltre i vari livelli sono letteralmente cosparsi di hot spots segnalati da un’apposita icona a forma di teschio: trascinando l’ostaggio in questi punti si può mettere in atto un interrogatorio piuttosto cruento, seguito da splatterosa morte del malcapitato (in realtà è anche possibile decidere di risparmiare l’interrogato, ma perchè mai dovremmo farlo?). Si parla di crani trapanati, teste tagliate o immerse nell’acido, corpi gettati dalla finestra o decapitati con vetri e così via per un totale di 100 diverse possibilità di morti violente: per mitigare la crudeltà delle scene, durante queste speciali uccisioni entra in campo un bianco e nero tattico, a censurare la sovrabbondanza di sangue.

I bassifondi dello sparatuttoTecnicamente The Punisher non stupisce sotto nessun aspetto, ma se non altro si può parlare di motore grafico funzionale al tipo di prodotto, anche se non mancano rallentamenti nelle situazioni più affollate. La cosa meglio realizzata è senz’altro la figura del Punitore, molto fedele al look del fumetto e piuttosto dettagliata: peccato solo che appaia fin troppo grande, al punto da coprire una buona porzione dello schermo, nemici compresi. In questo caso un bell’effetto trasparenza sarebbe stato gradito; per fortuna che è possibile ruotare liberamente la telecamera (in più di un frangente non piazzata in maniera ottimale). Decisamente mediocri, nella caratterizzazione come nelle animazioni, la maggior parte dei nemici, tutti uguali gli uni agli altri visto che in ogni livello non troveremo mai più di 4 o 5 tipologie di personaggio diverse. Gli ambienti suburbani in cui è ambientato il gioco sono perfetti per la violenza ed il degrado in esso descritti, ma appaiono assai scarni e realizzati con textures slavate: anche l’interazione con essi è ridotta al minimo, visto che le nostre pallottole non scalfiscono nemmeno gli elementi più fragili dell’arredo, come i monitor.La localizzazione italiana (parlato e scritte) si presenta nella media: nessuna delle voci appare particolarmente partecipe dei tragici eventi, ma nel complesso appare più che accettabile. Nella norma gli effetti speciali, assolutamente anonima la colonna sonora…Resta da parlare della longevità che, se vi piace il genere di gioco, è più che buona: ci sono vari livelli di difficoltà tra cui scegliere e pur se 16 missioni non sono moltissime, il doverle rigiocare più volte per completarle al meglio garantisce una certa durata dell’esperienza di gioco.

– Frenetico e divertente

– Parossisticamente violento

– Interamente in italiano

– In breve ci si abitua all’iperviolenza

– Lineare e prevedibile

– Tecnicamente scarno

7.0

The Punisher è un discreto sparatutto in terza persona senza particolari ambizioni, se non quella di divertire il giocatore. L’estrema violenza con cui è possibile liberarsi dei nemici è l’unica peculiarità che lo distingue dalla concorrenza, ma chi apprezzi un titolo con una giocabilità molto arcade-oriented non rimarrà deluso.

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