Recensione

Shadow Harvest: Phantom Ops

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a cura di Francesco Ursino

Il Verdetto di SpazioGames

4

Gli sparatutto non sembrano conoscere particolari periodi di magra, grazie a prodotti di qualità su tutte le piattaforme di gioco. Va da sé che per primeggiare in questo genere assai competitivo è richiesto una livello qualitativo molto elevato; proprio in questo affollato contesto si colloca il nuovo titolo dei Black Lion Studios, ovvero Shadow Harvest: Phantom Ops, che però ci ha fatto alzare più di qualche sopracciglio: continuate nella lettura per scoprire perché.

C’è del marcio a MogadiscioIn Shadow Harvest: Phantom Ops il giocatore verrà catapultato nel 2025, nel pieno di un conflitto internazionale che vede la Somalia, oppressa dalla dittatura del tiranno Karim Kimosein, come campo di battaglia. All’interno di quello che è un plot narrativo tristemente vicino al reale scenario bellico mondiale, i due personaggi principali saranno gli agenti Aron Alvarez e Myra Lee; il primo rappresenta il prototipo del soldato d’assalto, capace di sprigionare una letale potenza di fuoco e di utilizzare differenti armi, mentre la seconda utilizzerà le sue capacità stealth e di hacking per infiltrarsi e sabotare le linee nemiche.

Scesi dall’elicottero, cominciano i problemiSebbene le premesse poste dal contesto e dalla differenziazione dei personaggi siano incoraggianti, le sensazioni positive terminano appena si comincia a fare sul serio: soffermandoci sul gameplay, uno dei problemi principali sembra essere il sistema di controllo, ed in particolare il sistema di copertura; in teoria il gioco permette la classica dinamica ormai tipica degli sparatutto (che consiste nel ripararsi e sparare nel momento opportuno), ma in pratica non sempre il gioco riconoscerà in maniera corretta le azioni del giocatore, che spesso e volentieri dovrà premere un paio di volte il pulsante prescelto per cercare un riparo prima che il gioco si decida a dare una risposta a questi input. Un’altra nota dolente è data dall’utilizzo delle potenzialità dei protagonisti; in effetti le caratteristiche dei due agenti sono ricreate in modo se non altro sufficiente e prese singolarmente presentano una certa varietà, visto che durante il gioco sarà possibile passare da un personaggio all’altro grazie alla pressione del tasto TAB. Peccato però che il level design degli ambienti di gioco costringa il giocatore il più delle volte a compiere delle scelte obbligate, rendendo così nulla la presenza di una qualsivoglia libertà di gioco, aldilà delle sequenze costruite sulla cooperazione fra i due agenti. Ancora, un altro elemento assai poco soddisfacente è la gestione dei salvataggi, basata su checkpoint disposti in modo per cosi dire “creativo”, soprattutto se si guarda alla calibrazione della difficoltà e della I.A. Molte volte infatti il giocatore dovrà affrontare lunghe sequenze di gioco (con alternanza di momenti action e stealth) senza avere la possibilità di un minimo errore, la pena consiste nel ricominciare dall’ultimo checkpoint, con tanto di cutscenes non ”skippabili”. Se a tutto questo si aggiungono nemici che spesso e volentieri faranno la parte delle belle statuine, mentre altre volte saranno capaci di stanare il giocatore anche dietro ripari ben protetti, si capisce come il gameplay del titolo sia affetto da più di qualche problema, e come tutto ciò non sproni di certo alla continuazione del gioco stesso

Sotto il sole non si vede un accidenteIl comparto tecnico di Shadow Harvest: Phantom Ops presenta alcuni problemi, ed anche senza scendere nel dettaglio è evidente dalle immagini disponibili in rete e correlate a questo articolo come il titolo Black Lion Studios appaia datato e poco definito. Tralasciando i modelli tridimensionali dei personaggi, più che altro sufficienti, sono soprattutto le espressioni facciali dei protagonisti (spesso non pervenute) e le scelte cromatiche e stilistiche che lasciano a desiderare. Lungi dal considerare la possibilità di poter controllare i settaggi relativi alla luminosità ed al contrasto, il gioco propone una palette cromatica sempre satura, al limite del fastidioso per quanto riguarda l’estrema luminosità di alcuni luoghi e la cronica oscurità che sembra affliggere l’assolato campo di battaglia. Il sonoro, infine, prevede un doppiaggio in inglese decisamente poco ispirato, accompagnato da sufficienti effetti ambientali.

HARDWARE

Requisiti consigliati:Sistema operativo: Windows 7/Vista/XP;Processore da 3.2 GHz;Memoria: 2.0 GB di RAM;Scheda Video da 256 MB RAM;DirectX 108 GB di Spazio Libero su hddScheda Audio DirectX 10.0 compatibile

– Due personaggi giocabili

– Grafica insoddisfacente

– Gameplay approssimativo

– Imprecisioni su tutti i fronti

4.0

Shadow Harvest: Phantom Ops è un gioco insoddisfacente sotto tutti i fronti; dal punto di vista grafico il gioco presenta scelte cromatiche e stilistiche discutibili, mentre il gameplay ingabbia il giocatore dentro azioni più o meno forzate senza sfruttare al meglio le possibilità date dalle diverse capacità dei personaggi. Si potrebbe continuare ad enumerare altri difetti ed imprecisioni presenti su qualsiasi fronte si voglia analizzare ma, semplicemente, il consiglio è quello di rivolgersi ad altri titoli del genere, che regaleranno sicuramente più soddisfazioni ed un rapporto qualità/prezzo (il titolo costa 39,90 su Steam) infinitamente superiore.

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