Recensione

SAMURAI WARRIORS: Spirit of Sanada

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Altro anno, altro Musou: Koei Tecmo gioco dopo gioco ha da sempre provato ad abituare il palato occidentale a questo particolare genere action che inevitabilmente il giocatore medio finisce con l’amare oppure con l’odiare. L’anno scorso è uscito Samurai Warriors 4 Empires, mentre oggi parleremo invece di uno spinoff di questa serie, ovvero, Samurai Warriors: Spirit of Sanada, che da noi e negli USA troveremo solamente nelle versioni PC e PS4, saltando quindi le varianti per PS Vita e PS3, pensate esclusivamente per il mercato giapponese.
La storia dei Sanada
Come si può facilmente intuire dal titolo, in questo capitolo della serie verrà descritta la famosa storia della conquista del Giappone dal punto di vista di Yukimura Sanada, uno dei personaggi più conosciuti e popolari in terra nipponica, e prima ancora anche da quello di suo padre, Masayuki Sanada, raccontando le battaglie che essi hanno combattuto. Una delle critiche che infatti spesso venivano mosse a questo titolo era proprio il fatto che personaggi e relative ambientazioni e battaglie fossero poco conosciute e perfino di poco interesse per la maggior parte delle persone che non vivono in Giappone: è evidente che con questo titolo gli Omega Force hanno cercato in tutte le maniere di coinvolgere il pubblico in questi racconti, attraverso l’utilizzo abbondante di cutscene, diversi dialoghi e narrazioni pre-battaglia e perfino di una sorprendentemente ricca “enciclopedia” che spiega in poche parole personaggi, scenari e battaglie di quel periodo. Purtroppo dobbiamo constatare che il tutto è stato tradotto solamente in lingua inglese, dunque tutta questa attenzione potrebbe non essere adeguatamente apprezzata senza un’ottima comprensione dell’idioma anglosassone
Monete e stratagemmi
Il gameplay, invece, è in larga parte identico ai precedenti titoli della serie e, come al solito, risulta facile da capire e poco complesso da attuare; se volessimo trovare una novità particolarmente degna di nota dovremmo far riferimento alla presenza delle “six coins” (sei monete), il simbolo della famiglia Sanada. Raccogliendo informazioni prima di avventurarci in battaglia o portando a compimento diversi incarichi e obiettivi potremo far aumentare questa particolare valuta fino ad un massimo di 6 unità. Mentre saremo impegnati in battaglia potremmo avere la possibilità di investirla per usufruire di un particolare bonus durante lo svolgimento dei combattimenti. Gli effetti possono essere vari, ad esempio possono arrivare nuovi ufficiali a darci man forte sul terreno di scontro, o potremmo essere in grado di riportare in piena salute un’unità da proteggere e così via. Un chiaro tentativo di rendere più dinamico il gameplay, anche se ovviamente è qualcosa che non va a riscrivere la struttura di un genere oramai fin troppo consolidato.
One man army
Nella maggior parte delle missioni principali, come già anticipato, potremo utilizzare solamente Masayuki e Yukimura, con incluse le rispettive varianti, giovani e anziane, a seconda del proseguimento nella storia, mentre gli altri personaggi potranno essere utilizzati solamente come secondari in alcuni livelli oppure dovranno essere sbloccati per poterli utilizzare liberamente in qualunque modalità, ma comunque sempre fuori dalla storia principale. Fanno eccezione le battaglie secondarie che potrebbero proporre scontri avvenuti contemporaneamente a quelli affrontati dalla famiglia Sanada, che riescono dunque a offrire la prospettiva alternativa di qualche altro personaggio. 
Su questi aspetti sorge il principale problema del gioco, che potremmo ricondurre in generale a tutti gli epigoni di questo genere: nonostante gli sforzi evidenti degli sviluppatori per aggiungere particolari novità e varianti gradite fuori dalle battaglie, come la possibilità di girare all’interno del villaggio/castello con relativi negozi, potenziamenti e minigiochi, nonché la possibilità di andare ad esplorare nuove aree alla ricerca di materiali, non potrà mancare agli occhi del giocatore una inevitabile ripetitività di fondo. 
Segnaliamo inoltre l’assenza di una modalità editor per creare il proprio ufficiale, presente invece nei precedenti titoli; scelta dovuta sicuramente a una maggiore enfasi sulla trama principale e sul controllo dei Sanada, ma che comunque probabilmente non piacerà ad alcuni giocatori. Discutibile anche il sistema di progresso dei personaggi, che ci richiederà di recarci ogni volta al dojo per potenziare ogni singolo aspetto del pg, sempre sfruttando le apposite monete. Tecnicamente il motore di gioco è lo stesso di sempre, per cui non aspettatevi cambiamenti a livello di impatto grafico all’orizzonte.

– Giocabilità semplice ed immediata

– Maggior focus sulla trama…

– Poche e buone innovazioni…

– Diventa ripetitivo velocemente

– …ma tradotta solo in inglese

– …ma resta un “more of the same”

7.0

Lo ripetiamo nuovamente: i Musou o si amano o si odiano. Gli sforzi fatti da Omega Force per cercare di offrire qualcosa di contenutisticamente sempre più ricco ci sono e se siete fan della serie e del genere allora potete andare sul sicuro anche con questo prodotto. Se invece siete da sempre indifferenti o detrattori nei confronti di questo genere, allora questo titolo continuerà a non farvi cambiare idea.

Voto Recensione di SAMURAI WARRIORS: Spirit of Sanada - Recensione


7