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Recensione

Rhythm Paradise

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Avatar di momo

a cura di momo

Pubblicato il 16/06/2009 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Se amate i Rhythm Game Nintendo Ds è probabilmente la console che fa per voi. L’enorme successo di titoli come Osu! Tatakae! Ouendan e della sua conversione”obbligata” Elite Beat Agents, dimostrano come questa versatile console, grazie soprattutto alle originali possibilità di controllo offerte dallo schermo tattile, risulti particolarmente adatta al genere di titoli in questione.Forse influenzata dal successo dei titoli sopra menzionati, Nintendo ha deciso di recuperare un vecchio titolo uscito nel 2006 su Gameboy Advance, tale Rhythm Tengoku, che non aveva mai varcato i confini del Sol Levante, probabilmente a causa della sua impronta stilistica fortemente nipponica. Il titolo che andremo a recensire altro non è che il seguito di questo stravagante gioco musicale, il quale, contrariamente al suo sfortunato predecessore, è stato opportunamente esportato e contestualmente riadattato alle esigenze del mercato occidentale, con tutti i pro e i contro che ne derivano.

Minigiochi musicali In questi anni gli elementi essenziali di un gioco musicale sembrano essere stati ben definiti: immediatezza, musiche orecchiabili, un livello di sfida che vada dal semplice all’impossibile e, all’occorrenza, una certa dose di demenzialità. E’ difficile vedere titoli che prescindano da almeno uno di questi fattori e, pur essendoci profonde e significative differenze tra i diversi giochi, si può dire che l’immediatezza costituisca il denominatore comune della categoria.Bisogna però premettere che, essendo Rhythm Paradise un rhythm game senza mezzi termini, le differenze con altri giochi a tema musicale, come ad esempio Wii Music o Guitar Hero, sono profonde e sostanziali. Non verranno infatti mai chiamate in causa la creatività o la fantasia (come ad esempio succede nello stravagante titolo di Miyamoto), ma sarà messo alla prova solo ed esclusivamente il vostro senso del ritmo.Per misurare il vostro tempismo musicale basterà davvero molto poco, ossia due semplici movimenti da eseguire sul touch screen. Tutto quello che vi verrà richiesto sarà di picchiettare sullo schermo inferiore o far scorrere velocemente lo stilo, a seconda dei casi.Non vi sono ulteriori comandi; ogni minigioco sarà costruito intorno a queste due fondamentali operazioni e verrà introdotto da un breve tutorial che vi permetterà di capire cosa andrete ad ottenere effettuandole (in un caso, ad esempio, farete beccare delle papere sul terreno, in un altro sparerete a degli alieni, in un altro ancora azionerete la pompa che riempe di carburante alcuni misteriosi robot e via dicendo).La fantasia degli sviluppatori nel creare i temi di ognuno dei 50 minigiochi proposti è davvero notevole, le idee sono sempre originali e intelligenti tanto che, pur compiendo effettivamente sempre le stesse identiche operazioni, non avvertirete mai una sensazione di ripetitività. La demenzialità poi, di matrice squisitamente nipponica, di certi personaggi non potrà non divertire. Sarà difficile non ridere di fronte al coro stonato dei buffi omini del “Glee Club”, oppure capeggiando un fan club costituito esclusivamente da scimmie esaltate; senza contare le vignette che otterrete perdendo o vincendo i vari giochi, davvero graziose.

Se non sentite il ritmo, preparatevi a soffrire.A scapito della sua essenzialità Rhythm Paradise non è affatto un gioco “facile”. Se è vero che superare i primi livelli, ideati per far familiarizzare il giocatore con il sistema di controllo, potrà dimostrarsi abbastanza semplice, andando avanti le cose si complicheranno e parecchio.Ogni cinque minigiochi vi verranno proposti dei remix degli stessi, ricalcando così il sistema di Wario Ware, che costituiranno una sorta di “prova del nove”.Gli ultimi remix sono di una difficoltà impressionante: ci vorrà più di un tentativo per superarli e un livello di dedizione maniacale per ottenere la perfezione.La cosa non deve spaventare perché il rischio di rimanere odiosamente bloccati su uno scenario per settimane non sussiste dal momento che, dopo un paio di tentativi andati a male, il gioco vi offrirà generosamente la possibilità di saltare il livello e andare avanti.La longevità è assicurata se volete ottenere tutte le medaglie e sbloccare i numerosi extra che il gioco mette a disposizione: un mini-corso di chitarra, svariati oggetti “sonori” e una galleria con tutte le canzoni.

Un conversione discutibileIl comparto grafico è volutamente essenziale, ma in perfetta armonia con lo spirito del titolo. Pochi i dettagli e le figure stilizzate, ma una cura evidente nelle animazioni che traspare soprattutto dalle espressioni dei personaggi, che spesso vi delizieranno con le loro buffe reazioni ai vostri errori.Probabilmente si sarebbe potuto fare anche di più, ma in fin dei conti non si sente minimamente la mancanza di un comparto grafico a cinque stelle, quel poco che c’è basta e soddisfa ampiamente.Stessa cosa vale per le musiche del gioco, divertenti, orecchiabili ed assolutamente perfette per proporre delle sfide basate sul ritmo, essendoci brani che spesso offrono diversi tipi di sincope, controtempi, accelerazioni e rallentamenti adatti a cogliervi di sorpresa quando meno ve lo aspettate. Senza contare i diversi tipi di genere musicale che vengono richiamati dalle diverse canzoni: troveremo il brano simil-jazz, le canzoncine pop, quelle che fanno il verso all’hard rock e quelle che sfociano nell’elettronica, il tutto sempre caratterizzato da una forte vena parodica.Il problema fondamentale alla base della versione italiana del titolo nasce dalla scelta, decisamente opinabile, degli sviluppatori di tradurre le canzoni. Se questo accorgimento sicuramente serve a rendere più “occidentale” il titolo, che altrimenti sarebbe stato poco appetibile per un certo tipo di utenza, non si può non notare la differenza qualitativa tra l’originale giapponese e la versione nostrana. La scarsa qualità delle canzoni è dovuta in parte alla compressione audio delle tracce, in parte alle voci vere e proprie dei cantanti che non sono assolutamente fresche e frizzanti come quelle giapponesi ma, anzi, spesso sembrano quasi annoiate e piatte. Come se non bastasse, a peggiorare il tutto vi è anche la traduzione poco curata dei testi, che perdono l’aspetto demenziale ed ironico e rimangono semplicemente stucchevoli e puerili.A conti fatti, se proprio bisogna trovare un difetto a Rhythm Paradise, lo si può ricercare sicuramente nei risultati della conversione.

– Stile unico

– Divertentissimo

– Livello di difficoltà molto ben calibrato

– Conversione non all’altezza dell’originale

8.0

Nintendo riesce, con questo seguito di un gran bel titolo per GBA, a scavalcare per una volta le polemiche che da un po’ di tempo a questa parte la vedono protagonista, proponendo un gioco davvero adatto a tutti: soddisferà chi ama le sfide e divertirà i giocatori occasionali.

Rhythm Paradise non sarà certo un titolo profondo o emozionante, e probabilmente non vi resterà nel cuore, ma queste considerazioni nascono dal fatto che, a volte, sembriamo dimenticare che uno dei compiti fondamentali di un videogioco (se non IL compito fondamentale) è quello di divertire. Riuscire a farlo in maniera oltretutto intelligente è, senza ombra di dubbio, un grande merito.

Certo l’arte è un altra cosa, ma se avete amato titoli come Ouendan o EBA correte a rimediare una copia di Rhythm Paradise, meglio ancora se importata dal Giappone. Non ve ne pentirete assolutamente.

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