-
Pro
- Il concetto degli Alters è stimolante e ben introdotto.
- Direzione artistica curata e ambientazioni opprimenti ben costruite.
- Performance vocali convincenti che danno spessore ai personaggi.
-
Contro
- Scelte morali poco incisive.
- Il loop gestionale tende a diventare monotono dopo alcune ore.
- Bug minori e cali di frame rate riducono la fluidità dell’esperienza.
Il Verdetto di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: 11 bit Studios
- Produttore: 11 bit Studios
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , XSX , PS5
- Generi: Avventura , Survival
- Data di uscita: 13 giugno 2025
Quando 11 bit studios ha annunciato The Alters, le aspettative non potevano che essere alte. Parliamo di un team polacco che si è guadagnato credibilità internazionale grazie a opere come This War of Mine e Frostpunk, capaci di coniugare gameplay solidi e riflessioni morali taglienti.
Entrambi i titoli sono divenuti in poco tempo esempi emblematici di come un videogioco possa raccontare storie umane complesse, senza rinunciare a meccaniche stimolanti. The Alters, dunque, porta su di sé un fardello importante: quello di dimostrare che 11 bit studios è ancora capace di innovare e colpire al cuore dei giocatori.
La premessa narrativa di The Alters è intrigante fin dai primi minuti: Jan Dolski, un operaio spaziale come tanti, precipita su un pianeta alieno inospitale. La sua unica speranza di salvezza è la Wheel, una base mobile che deve mantenere attiva e funzionale per sfuggire a un sole letale che lo inseguirà costantemente.
Ma Jan non può farcela da solo. Per questo motivo sfrutta una tecnologia che gli permette di creare gli Alters: cloni di sé stesso che rappresentano versioni alternative della sua vita, ognuno modellato in base a scelte che avrebbe potuto compiere, ma non ha fatto.
Una narrativa esistenziale, non sempre efficace
Il tema della molteplicità dell’identità umana non è certo nuovo nella fantascienza, ma raramente lo si è visto trattato in un videogioco con questa profondità.
The Alters gioca con il concetto del “what if”, mostrando cosa sarebbe successo se Jan avesse seguito altre strade: se avesse studiato ingegneria, se avesse scelto di diventare cuoco, se fosse rimasto accanto alla famiglia o avesse preso una via solitaria. Ogni Alter ha il proprio carattere, le proprie insicurezze, i propri rimpianti.
I momenti migliori del gioco emergono proprio da queste interazioni. Non si tratta solo di comprimari utili per svolgere compiti nella base: sono esseri senzienti, consapevoli della loro natura, spesso in conflitto tra loro e con Jan stesso. Alcuni sviluppano invidia, altri rabbia, altri ancora cercano un proprio senso in quella vita artificiale che si trovano a vivere.
Se da un lato il concetto è affascinante e ben costruito, dall’altro si ha spesso la sensazione che le scelte compiute dal giocatore non abbiano conseguenze realmente incisive sulla storia.
In molti casi, i bivi narrativi portano a risultati simili o solo marginalmente diversi, e questo smorza quella tensione morale che dovrebbe essere uno dei pilastri dell’esperienza.
The Alters si struttura come un ibrido gestionale-narrativo. Il giocatore dovrà organizzare la vita all’interno della Wheel, costruendo nuovi moduli, gestendo risorse (energia, ossigeno, materiali), assegnando compiti agli Alters e affrontando le crescenti minacce dell’ambiente esterno.
Il loop di gioco è scandito dal ciclo solare del pianeta: un sole letale si avvicina costantemente e bisogna spostare la base verso zone sicure, pena la morte.
L’elemento survival è ben integrato ma non punitivo, e la sfida maggiore risiede nel mantenere in equilibrio tutte le necessità della Wheel e dei suoi abitanti. Gli Alters hanno bisogni psicologici, devono essere motivati, possono crollare mentalmente se trascurati.
Tra gestione, sopravvivenza e introspezione
La componente gestionale è quindi arricchita da una costante attenzione al benessere psicologico dei personaggi, e in questo ricorda vagamente Frostpunk, pur senza raggiungerne la profondità.
Il crafting è essenziale per potenziare la base e affrontare le sfide sempre più complesse, ma soffre di una certa ripetitività. Le risorse si ottengono quasi sempre nello stesso modo e la progressione, dopo le prime ore, tende a rallentare.
In alcune fasi, soprattutto a metà campagna, si ha la sensazione di dover ripetere le stesse azioni meccanicamente, senza che ci siano variazioni significative nel ritmo o nella struttura degli obiettivi.
Una delle risorse più preziose in The Alters è il tempo. Ogni attività consuma ore preziose, e pianificare con attenzione la giornata è fondamentale per non restare indietro. Questo elemento aggiunge una tensione strategica che dà spessore al gameplay, anche se può risultare frustrante nei momenti in cui le priorità si accumulano e le risorse scarseggiano.
Il rapporto tra Jan e i suoi Alters si sviluppa anche tramite eventi contestuali e missioni secondarie, che rivelano dettagli importanti del passato del protagonista. Alcuni di questi momenti sono davvero intensi, toccando temi come il fallimento, la responsabilità, il senso di colpa e il desiderio di redenzione.
In particolare, la figura di Jan viene lentamente decostruita, mostrandoci un uomo fragile, spaventato, ma anche capace di grande determinazione.
Eppure, anche in questo caso, il sistema di scelte morali tende a restare un po’ in superficie. Le decisioni sembrano avere più un impatto emotivo che pratico, e il gioco raramente ci mette davanti a conseguenze realmente drastiche. Chi sperava in una struttura à la Detroit: Become Human o Disco Elysium potrebbe restare deluso.
Dal punto di vista estetico, The Alters si distingue per una direzione artistica ispirata e coerente. L’interno della Wheel è costruito con grande cura: tubature, luci fredde, monitor olografici e dettagli industriali rendono l’atmosfera opprimente e credibile. Anche i panorami esterni, benché non troppo vari, restituiscono l’idea di un pianeta ostile e inospitale.
Le animazioni facciali degli Alters sono ottime, e riescono a trasmettere le emozioni dei personaggi in modo convincente. Il doppiaggio inglese è uno dei punti forti della produzione: ogni versione di Jan ha un tono leggermente diverso, riflettendo la personalità e le esperienze vissute.
Sul fronte tecnico, il gioco si comporta discretamente. Durante la prova su PC non ho riscontrato crash gravi, ma non sono mancati piccoli problemi: cali di frame rate in presenza di numerosi Alters, bug nei dialoghi, animazioni che talvolta si interrompono bruscamente. Nulla di realmente compromettente, ma è evidente che servirebbe una maggiore rifinitura, soprattutto in vista di futuri aggiornamenti o versioni console.
La colonna sonora accompagna con discrezione, senza mai sovrastare l’esperienza, ma contribuendo a creare un senso costante di malinconia e tensione. Anche gli effetti sonori, in particolare quelli ambientali e meccanici, sono ben realizzati e contribuiscono a rafforzare l’immersione.
Inoltre, The Alters può essere completato in circa 12-15 ore, a seconda dell’approccio del giocatore e del livello di coinvolgimento nelle missioni secondarie e nei dialoghi opzionali.
La rigiocabilità è moderata: sebbene ci siano diverse varianti narrative, non si tratta di cambiamenti radicali, e il gameplay tende a seguire una struttura piuttosto lineare.
Chi ama esplorare ogni ramificazione possibile e scoprire ogni lato della psiche di Jan potrebbe trovare interesse in una seconda run, ma chi cerca una storia con finali realmente divergenti potrebbe non trovare abbastanza incentivo per tornare sull’esperienza.
Insomma, The Alters è un’opera ambiziosa, un esperimento coraggioso che cerca di coniugare introspezione, meccaniche gestionali e storytelling non lineare. Riesce a emozionare, a sorprendere e a far riflettere, ma allo stesso tempo si scontra con limiti strutturali che ne riducono l’impatto complessivo.
Le buone idee ci sono, e anche l’esecuzione tecnica è solida, ma manca quel guizzo capace di trasformare un buon gioco in un’esperienza indimenticabile.
11 bit studios dimostra ancora una volta di avere una visione e un’identità forti, e The Alters ne è la conferma, pur restando un passo indietro rispetto ai capolavori precedenti. Per chi ama le esperienze narrative e cerca un videogioco che parli di umanità, fallimenti e seconde possibilità, The Alters offre comunque molto da scoprire.