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Recensione

Orange Is the New Black 5

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Avatar di Antron93

a cura di Antron93

Pubblicato il 23/06/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Ad un anno di distanza, Orange is the New Black torna su Netflix con una nuova stagione. La quarta serie si era chiusa con un cliffhanger da urlo e con la morte di una delle protagoniste, lasciando parecchi punti in sospeso e aprendo scenari interessanti in vista di questa quinta stagione.
The animals trapped ‘till the cages fall
Animali. È questo che si pensa, spesso, delle persone in carcere. Criminali, assassini, stupratori. Sono lì perché se lo sono meritato, sono lì perché lo hanno voluto. Ebbene Orange is the New Black riesce sempre a dimostrarci che non è così, non sempre. Ogni persona, in un carcere e non solo, ha una sua storia da raccontare: fatti, eventi, situazioni che li hanno portati ad essere così come sono. Perché nessuno nasce cattivo, lo si diventa. 
Questa caratteristica narrazione, fin dalla prima serie, è stata il punto di forza principale di Orange. Contrariamente a molte serie TV, OITNB punta moltissimo sullo spiegarci chi sono le varie protagoniste, come sono arrivate e perché sono in carcere. Ognuna di loro ha una storia, una storia personale che ci colpisce dritta con un pugno in pancia. Ma non esistono solo le prigioniere, no, c’è anche la storia di chi a Litchfield ci lavora: le guardie come Piscatella, i dirigenti come Caputo o chi arriva dall’esterno. Questa coralità, questa gestione condivisa della serie riesce lì dove molte serie hanno fallito. Non esiste un protagonista, non si segue una sola storyline. La quinta stagione apre tantissime linee narrative: Taystee e la sua crociata per l’arresto di Bailey, Piper ed Alex, Red e la sua avversione per Piscatella, Pennsatucky, Dayanara e il suo odio verso la madre, e tanto altro ancora. Ogni personaggio ha un compito, ha una storia e una evoluzione decisa. Ognuno viene bilanciato con precisione chirurgica nell’economia di una serie che dopo cinque stagioni non dà segni di cedimento.
Tredici puntate in tre giorni
Sembrava impossibile, ma gli showrunner sono riusciti in un’impresa titanica: condensare una intera stagione da tredici episodi in un lasso di tempo di tre giorni. Sì, perché la rivolta di Litchfield dura tre giorni, tre giorni in cui ne succedono di tutti i colori: dalla vendetta sulle guardie, alle negoziazioni di Taystee, fino ad arrivare alla risoluzione del conflitto. In tredici episodi non esiste un attimo di noia, di rilassatezza. Ogni storia ha il proprio tempo, ogni puntata non è mai monotematica, non è mai dedicata allo stesso personaggio ma tutto si intreccia alla perfezione. Un incastro perfetto. Un meccanismo progettato fin nei minimi dettagli.
In tutto questo, la serie continua a muoversi a cavallo di quella sottile linea, su cui si è tenuta in equilibrio fin dalla prima stagione: al di sotto di essa abbiamo il dramma, al di sopra il comedy. Se la prima serie era cominciata quasi come una comedy senza peli sulla lingua, scanzonata e molto diretta, a lungo andare Orange si è spostata sul lato drama, facendoci scoprire lati delle protagoniste che mai avremmo immaginato. Ma il punto di non ritorno è stato raggiunto nella quarta stagione con la morte di Poussey. Una scena che, ancora adesso, è carica di emozione e pathos. Ma questa quinta stagione continua nella tradizione, alternando scene irresistibilmente comiche a scene ricche di emozione e sentimenti forti.

Scrittura attenta

Coralità della storia

Troppo spazio per i personaggi secondari

8.0

Orange is the New Black si conferma una delle serie di punta tra le produzioni originali Netflix. Fin dalla prima stagione, la serie creata da Kenji Kohan e basata sul libro di Piper Kerman, è stata un successo di fan e critica. Questa quinta stagione riprende lì da dove era finita la quarta andando a formare una sorta di stagione unica. Le tredici puntate si sono susseguite in un tornado di emozioni e sensazioni e hanno portato la serie ad un finale incredibile che lascia aperti importanti interrogativi per il futuro. Il cliffhanger è la sconfitta più totale, una disfatta di cui le rivoltose si pentiranno per gli anni a venire. La separazione porterà a conseguenze impreviste e, forse, diremo addio a molte delle protagoniste che abbiamo imparato ad amare nel corso di questi cinque anni. La serie, ovviamente, è stata confermata per una sesta stagione, e non potrebbe essere altrimenti visto l’ennesimo successo di Netflix.

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