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Recensione

Nintendo Pocket Football Club

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 11/04/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Ci sono volte nella vita in cui mettere le mani avanti, azione cui in genere si associa un significato negativo, aiuta a non rompersi i denti sul marciapiede. Nel caso di Nintendo Pocket Football Club, ad esempio, l’unico modo per comprendere a fondo il gioco, con i suoi pregi e i suoi difetti, è considerare la terra d’origine, il Giappone, e il team di programmatori alle spalle del titolo, i misconosciuti Parity Bit, già autori della serie Derby Stallion.Aspettarsi la versione della grande N di Football Manager, quindi, è il modo meno indicato per approcciarsi a questa peculiare esclusiva per 3DS.

8 bit e 22 calciatoriSeguito spirituale di un titolo uscito nel 2006 per GameBoy Advance, rimasto (purtroppo) confinato nella terra del Sol Levante e intitolato Calcio Bit, Nintendo Pocket Football Club sarà disponibile dal prossimo 17 aprile sullo shop digitale della grande N, al prezzo di 14,99, e, pur appartenendo alla stessa categoria del succitato titolo Sports Interactive, è in realtà un animale del tutto differente, non solo per le limitate potenzialità della piattaforma ospite, ma anche per precise scelte di design, che definiremmo “molto giapponesi”.A pochi minuti dal download, stiamo già scegliendo i colori sociali del nostro team e la bandiera, oltre che il nome: qui si è optato per Longobarda (c’erano dubbi?), e, quantomeno per la prima, trionfale stagione, il nome è stato bene augurante.La prima cosa che colpisce già dopo pochi minuti di gioco è come sia possibile personalizzare tutto ciò che è di contorno, oseremmo dire tutto ciò che è inutile: l’assenza di licenze ufficiali, che è in sé un limite, ha però permesso ai programmatori di sbizzarrirsi nel lasciare al giocatore la libertà di colorare gagliardetti, disegnare le divise, personalizzare perfino l’aspetto di ognuno dei componenti la rosa, sebbene i loro volti si riducano ad un’accozzaglia di pixel.Emerge subito il dubbio di trovarsi dinanzi ad un bizzarro incrocio tra i titoli Kairosoft e i primissimi episodi di Inazuma Eleven, con un’anima da gioco di ruolo molto più preponderante di quella simulativa.Qualunque siano il nome e i colori scelti, saremo messi alla guida di una manciata di fenomenali pippe, e sarà nostro compito risalire la china dalla quarta divisione fino alla prima, senza dimenticare la coppa nazionale e quella internazionale. Decisamente molto più facile a dirsi che a farsi, ve lo possiamo assicurare.

Qui comando io!Le scelte di design cui facevamo riferimento in apertura sono nette, decise, e spesso quantomeno opinabili.Partiamo da cosa non va, o meglio, da cosa potrebbe andare meglio: il controllo sulla propria società e sulla propria squadra è assai limitato, e se questo si inserisce perfettamente nell’intenzione (sbandierata dal team di sviluppo) di proporre un prodotto accessibile e spensierato, ciò non toglie che, soprattutto quando le cose in campo non vanno come si vorrebbe, ci si sente un po’ con le mani legate, sensazione assai sgradevole in tutti i videogiochi, figuriamoci in un gestionale calcistico.Questo succede perché, a parte allenare i propri giocatori tramite un sistema di carte che funziona assai bene, al mister non rimane che mandare in campo la formazione che ritiene più opportuna, scegliendo tra un pugno di moduli predefiniti e senza la possibilità di intervenire in maniera cospicua durante gli incontri: per quanto ci si affanni a settare un atteggiamento di squadra e ad alzare o abbassare il baricentro a seconda della forza dell’avversario, si ha la perenne sensazione che le nostre scelte contino fino ad un certo punto.Non aiuta, in questo senso, la discutibile gestione del mercato: quello che, in altri giochi del genere, è uno strumento primario per costruire la propria squadra, in Nintendo Pocket Football Club diventa presto un orpello, perché la struttura stessa del gioco incentiva fortemente ad insistere sui propri giocatori piuttosto che a scommettere su degli sconosciuti.Al momento della firma del contratto, infatti, non ci è dato di vedere il potenziale del giocatore, valore che rappresenta la ricettività e la malleabilità dell’atleta, ma solo i suoi valori nelle otto voci principali, dal tiro alla forza.Come se non bastasse, dopo aver speso centinaia di allenamenti e di carte sul vostro centravanti per farlo diventare Van Basten dal Pandev che era, difficilmente avrete il cuore di privarvene.Eppure, nonostante questo feeling da manageriale lite, in questo titolo c’è più di quanto non balzi agli occhi: per la recensione sarebbero bastate una quindicina di ore di gioco, ma ne abbiamo accumulate, quasi senza accorgercene, più del doppio, incarognendoci dopo due stagioni altalenanti in seconda serie.Il merito potrebbe essere del sistema di carte, ottenute con il duro lavoro sul campo (solo giocando, il nostro occhio critico analizzerà i punti deboli del team e fornirà le carte necessarie a progredire), come della la magnetica rappresentazione delle partite (se avete mai sognato di vedere un emulo di Kick Off sul vostro 3DS, siete serviti), come anche di quel senso di progressione continuo e stimolante, tipico dei giochi di ruolo ma anche di moltissime produzioni nipponiche che, apparentemente, con i giochi di ruolo c’entrano come il cavolo a merenda.In altre parole, se si accettano una serie di limitazioni al realismo del titolo, dovute tanto a scelte di programmazione quanto a limiti dell’hardware ospite, si riesce a trarre da Nintendo Pocket Football Club un divertimento unico nel suo genere, figlio anche dell’attaccamento morboso al proprio team, assimilabile, per certi versi, a quello verso la propria squadra di Pokemon o al proprio mazzo di carte a Magic: di certo sono emozioni diverse da quelle che ogni anno ci fa provare Football Manager, ma pur sempre emozioni sono.

Dino Dini approverebbeUna delle frecce nell’arco di questa produzione è sicuramente rappresentata dal comparto tecnico: come spesso succede, non è la potenza di calcolo a stupire, né la mole poligonale, quanto la direzione artistica e la cura riposta nel set di animazioni di cui sono dotati i piccoli giocatori che si agitano sullo schermo di 3DS.Non possiamo giurare che un pizzico di nostalgia non ci abbia messo lo zampino, ma troviamo delizioso lo stile con visuale laterale a volo d’uccello, che rende omaggio ai calcistici anni ’90, tra Super Nintendo e Amiga, ed esce con stile dall’empasse che probabilmente la scarsa potenza dell’hardware ospite avrebbe creato.Non c’è ombra di rallentamenti, si assiste a repentini cambi di gioco e, salendo di categoria, a partite sempre più spettacolari e piacevoli da guardare, tanto da non far pesare eccessivamente la scelta (inconsueta, come molte prese dal team di sviluppo) di far durare i match interi ben otto minuti, senza la possibilità di saltare direttamente al risultato finale.Gli effetti da stadio e le musichette di contorno si adeguano all’atmosfera così amabilmente retro, a chiudere un cerchio quasi perfetto sotto questo punto di vista.Pur non potendo esprimerci sulle modalità online, che permetteranno, all’apertura dei server, di scambiare giocatori con i propri amici e di sfidare allenatori sia in locale sia in rete (selezionando la regione opportuna), non possiamo che dirci più che soddisfatti anche della longevità generale: le quattro leghe presenti (di cui le prime due discretamente impegnative) assicureranno almeno una trentina di ore di gioco.Praticamente due ore di gioco per ogni euro speso. Non male.

– Stile unico e inconfondibile

– Comparto tecnico delizioso

– Anima da gioco di ruolo

– Longevo come pochi

– Manca di profondità

– Alcune scelte di design opinabili

– Calciomercato migliorabile

7.5

Accostarsi a Nintendo Football Pocket Club convinti di aver trovato la versione per console Nintendo di Football Manager sarebbe la strada più veloce per una cocente delusione: pur condividendo alcuni punti di partenza, il punto di arrivo è infatti completamente diverso.

Se si è disposti a sacrificare la profondità, la sensazione di controllo e l’immane database della concorrenza, si otterranno in cambio un’anima da gioco di ruolo del tutto inedita per il genere, un comparto grafico adorabile e una longevità fuori parametro per un titolo portatile, peraltro download-only.

Di sicuro la speranza è quella di rivedere questa serie immutata nello stile e magari ulteriormente approfondita.

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