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Recensione

Lucha Fury

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Avatar di U MastrU

a cura di U MastrU

Pubblicato il 13/08/2011 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

3.5

Punchers Impact tenta con Lucha Fury di contribuire alla line-up di tutto rispetto di XBLA con un titolo che ne sia all’altezza. La scelta di creare un beat’em up a scorrimento orizzontale pare azzeccata. Divertimento senza troppi impegni condensato in una formula che non disdegna di essere condita da una modalità cooperativa. Tenendo presente l’illustre esempio di Castle Crashers e del suo successo, ci si aspetterebbe dal piacchiaduro a scorrimento in salsa wrestling messicano che Lucha Fury è, un risultato almeno paragonabile. Diciamolo subito: così, purtroppo non è.

Wrestler e polliO meglio, questo è il sottotitolo che pare più azzeccato per introdurre il “contesto narrativo” in cui avvengono le scazzottate cui si è chiamati a partecipare. La sue indecifrabilità è però voluta ed il motivo è che la stessa storia che il titolo si prende la (inutile?) briga di raccontare è tutto fuorché chiara. Questa non è, beninteso, la solita critica alle storie inconcludenti dei videogiochi che mascherano male il fatto di essere semplici pretesti. Se questo fosse il caso di Lucha Fury si sarebbe ben felici di annunciare l’ennesimo caso di storia pretestuosa e insignificante ma che almeno serve al suo scopo in maniera dignitosa. Siamo qui alla presenza di una narrazione singhiozzante, che avviene sotto forma di vignette fumettistiche e fumetti che scorrono fulminei nella parte bassa dello schermo mettendo a dura prova la vostra capacità di lettura rapida. Il senso della vicenda rimane oscuro e sempre fastidiosamente nebuloso. A grandi linee: nei panni di quattro wrestler messicani dovrete mettervi all’inseguimento dei ladri di una bevanda (il Pollojo,che ha nel gameplay l’effetto di ripristinare la vostra barra vitale) immergendovi in una surreale vicenda che, sia chiaro, è narrata per sommi capi (per usare un eufemismo), che arriverà a coinvolgere persino delle divinità dalle fattezze di polli (si gli animali, esatto!). 

Pollo alla messicana
Se la narrazione è ai minimi storici, dal punto di vista ludico le cose non sono messe meglio. Il titolo è un picchiaduro a scorrimento laterale, ridotto all’osso però. I personaggi giocabili sono quattro. Sono presenti anche mosse sbloccabili. Gli stage da affrontare, anche in compagnia di tre amici, nove. Le cose non sono così rosee come sembrano.I lottatori tra cui scegliere, distinti per stazza, resistenza ai danni e capacità di infliggerli sono insipidi come personaggi, e soprattutto, godono dello stesso elenco di mosse, per la maggior parte. Un paio di mosse speciali e due combo di tre, quattro pulsanti e una taunt non riescono a compensare l’orrore di vedere che tutte le altre sono identiche. Come se non bastasse, tutte le mosse che non siano il pugno, il calcio e la presa di base devono essere sbloccate (una per volta) al completamento di ogni stage. Inoltre, non solo molte di quelle in elenco sono semplici versioni potenziate di altre già apprese, ma esse andranno sbloccate per ogni personaggio (pur essendo identiche). A questo elemento di disappunto si aggiunge l’altro, ben più pesante, della pochezza del sistema di combattimento. Alla già accennata scarsa quantità di mosse disponibili, si aggiunga anche che il button mashing è più che suggerito, incoraggiato. Nemici cerebralmente sottosviluppati vi si parano innanzi a frotte,aspettando solo di essere eliminati in un tripudio di quelli che sembrano foglietti di carta, mentre sono ben pochi quelli che vi costringono a cambiare la sempreverde tattica di premere forsennatamente lo stesso pulsante saltando via (l’unica possibilità di evadere dagli attacchi è il formidabile salto, nessuna parata/schivata) nei momenti più affollati. Si aggiunga che i controlli sono tutt’altro che reattivi, che i personaggi, soprattutto in corsa, tendono a pattinare sul terreno, risultando difficilmente controllabili, che la percezione della terza dimensione è difficile e che queste due difficoltà (di controllo e di consapevolezza spaziale) sono una bella compagnia delle, poche, sezioni platform oltre che nei combattimenti. Al pacchetto offerto da Lucha Fury vanno tuttavia aggiunti: un sistema di rilevamento delle collisioni deficitario, un level design piatto che riduce gli stage a lunghi corridoi (tuttavia discretamente ricchi di dettagli e ben disegnati) privi di segreti e poco stimolanti, una modalità cooperativa che nulla aggiunge se non una grandissima confusione a schermo e delle male implementate mosse in tag-team. L’assenza di un qualsiasi invito alla rigiocabilità di un titolo che si lascia concludere in un paio di ore, sotto forma di sbloccabili o ricompense di sorta non è nemmeno lontanamente compensato da un cel-shading tutto sommato ben realizzato ma che claudica nelle situazioni più affollate e che da vita ad un mondo incoerente e di dubbio valore artistico. Il tutto è accompagnato da brani dal sentore messicano a base di chitarre elettriche e maracas che si fanno apprezzare soprattutto quando scegliete di mettere muto il televisore.

– Cel-shading ben fatto

– Dura solo due ore

– Sistema di combattimento superficiale

– Controlli poco reattivi

– Noioso

– Rigiocabilità praticamente nulla

3.5

Il tentativo di Punchers Impact di offrire un prodotto che possa competere con gli altissimi standard di XBLA e della nostra memoria è, possiamo dirlo, miseramente fallito. Una quantità esorbitante di pecche nell’esecuzione come nel design impediscono di consigliarlo a chiunque. Anche chi sia irresistibilmente attratto dai wrestler con le inconfondibili maschere si fermi prima di procedere all’acquisto e guardi altrove.

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