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Recensione

LEGO Pirati dei Caraibi

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 21/05/2011 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

5.7

LEGO, LEGO e ancora LEGO: gli ultimi anni hanno visto un proliferare incredibile dei titoli dedicati ai mattoncini colorati più famosi del mondo, tanto che praticamente tutte le saghe più famose a livello cinematografico possono oggi vantare, quasi su ogni piattaforma esistente, uno o più titoli in chiave blocchettosa. Da Indiana Jones a Harry Potter, da Guerre Stellari a Batman, nessuno è stato lasciato indietro e, onestamente, ci sorprendeva l’assenza del capitano Jack Sparrow, interpretato con bravura e senso dell’umorismo sul grande schermo da un poliedrico Johnny Depp. Disney e Traveller’s Tales, in concomitanza con il lancio del nuovo episodio nella sale cinematografiche, ci propinano questo Lego Pirati dei Caraibi in versione multipiattaforma, andiamo insieme a scoprire le caratteristiche della versione per PSP.

Ciurma! All’arrembaggio!Essendo il primo capitolo dedicato alla ciurma di pirati ormai più famosa tra i ragazzini, Lego Pirati dei Caraibi può permettersi di spaziare, a livello narrativo, nel nutrito background che la serie ha fin qui proposto, tra maledizioni e duelli rusticani, passando per località esotiche che tutti noi vorremmo avere la possibilità di visitare, almeno una volta.Come da consolidata tradizione per i titoli dedicati ai mattoncini danesi, la trama è sfilacciata e risibile, niente più che un pretesto per lanciarsi all’avventura nei panni del capitano Sparrow, cercando di carpirne lo spirito goliardico, la sbruffonaggine e l’innegabile appeal nei confronti dell’altro sesso. Il livello di difficoltà particolarmente accomodante, altra costante delle produzioni LEGO, lascia supporre che il target di riferimento sia abbastanza giovane. Questo lenisce in parte l’altrimenti ingiustificata assenza di una trama che si possa chiamare tale: i fan della saga, o delle spigolose e colorate costruzioni LEGO, non faticheranno a trovare nella loro passione un motivo più che sufficiente per tuffarsi nell’avventura.

Cosa è cambiato“Avventura” è un termine quanto mai azzeccato, dato il genere cui il gioco appartiene: siamo nel campo, invero abusato, degli action adventure a forti tinte platform, in cui si alterneranno fasi in cui sarà richiesta una certa precisione nel salto ad altre in cui aguzzare (mai troppo) l’ingegno per risolvere semplici enigmi contestuali, il tutto inframezzato da duelli all’arma bianca che, sebbene sulla carta possano sembrare entusiasmanti, nella realtà dei fatti, purtroppo, non lo sono.Andiamo con ordine: pronti via e il gioco ci metterà subito nelle condizioni, tramite due o tre schermate introduttive prive di reali pericoli per il giocatore, di saggiare il sistema di controllo, che invero ricalca quasi in toto quello già visto nel recente Lego Star Wars III ed offre, tramite un buon uso dei tasti frontali, delle condizioni di discreta comodità.Le cose da fare, lo si capirà presto, sono sempre quelle: costruire, tramite la ripetuta pressione del tasto cerchio, dei muri piuttosto che delle rampe con gli ammassi di mattoncini nei quali ci si imbatte di tanto in tanto, trovare la manopola giusta da inserire nella feritoia corretta per aprire la porta, centrare il bersaglio con l’arma secondaria (qui la pistola prende il posto del laser del titolo dedicato alla saga ideata da Lucas), così da scatenare reazioni a catena che ci apriranno la strada per proseguire. Se l’elenco vi è sembrato sciatto e desolante, beh… non è un’impressione: le novità non fanno parte del pacchetto che acquisterete, se escludiamo l’ambientazione ed i personaggi. Una cospicua quantità di ore di gioco non ha rivelato alcun elemento innovativo ed ha visto invece materializzarsi molto presto un’ infinita serie di sbadigli, dovuti alla piattezza del level design, alla ripetitività delle azioni da compiere ed alla grave mancanza di un punto di svolta, non tanto a livello di plot quanto nelle meccaniche di gioco e nell’esperienza generale. Anche i duelli in punta di spada, che potevano ispirare gli aficionados delle gesta dell’alter ego di Johnny Depp, si risolvono in un button mashing che lascia pochissimo spazio alla tattica, il che, considerando il quantomeno annacquato livello di sfida, si traduce nella virtuale impossibilità di vedere la schermata di game over, che crediamo i ragazzi di TT non si siano nemmeno scomodati a realizzare. Vada un target giovanile, ma i ragazzi sono per definizione giovani, non incapaci. In realtà le colpe del gioco non sono superiori a quelle di tutti i titoli della serie fin qui usciti, anche solo limitando l’analisi alla ludoteca PlaystationPortable: il solo problema di Lego Pirati dei Caraibi risiede nel fatto che sia uscito dopo la marea di titoli – clone che hanno inondato il mercato negli ultimi 3/4 anni, peraltro senza una miglioria, finendo così per fare la fine del capro espiatorio, quantomeno a livello di votazione finale, perché crediamo che, nonostante tutto, le sue vendite non saranno poi così insoddisfacenti. D’altronde, se così non fosse, faremmo davvero fatica a spiegarci un tale sovrasfruttamento del brand.

5,5 di fine annoTestando per voi Lego Pirati dei Caraibi ci è tornato alla mente il lontano passato scolastico, con il compagno di classe scansafatiche che, sul finire dell’anno, confidava nel fatto che il suo 5,5 in matematica sarebbe automaticamente passato a 6 in virtù di chissà quale miracolo del cielo. La cosa che ci irritava era che spesso aveva ragione: il comparto tecnico di questo titolo si comporta un po’ come quel nostro compagno, facendo il minimo richiesto, per numero di poligoni, fluidità del motore e animazioni dei personaggi a schermo, conscio che tanto a prevalere sarà la voglia dei fan della saga di rivivere, anche solo per un paio di pomeriggi, le gesta dei loro eroi del grande schermo.Discorso analogo per il sonoro, senza infamia né lode, e per la longevità globale, che raggiunge ansimando il minimo sindacale per il genere (8/9 ore circa), lasciando la porta aperta alla possibilità, per chi volesse far fruttare i soldi investiti, di spendere altre 4/5 ore supplementari alla ricerca di tutti gli oggetti nascosti e di tutti gli anfratti più reconditi dei livelli di gioco. Non ci sentiamo, in tutta onestà, di bollare l’ultima fatica a marchio Disney Interactive come un brutto titolo, ma nel contempo ci guardiamo bene dal consigliarla a chiunque abbia passato i 20 anni, ed a quanti non sopportano il pizzetto di Jack Sparrow.

– Richiamerà schiere di fan grazie alla licenza

– Storia assente ingiustificata

– Nulla che non si sia già visto

– Livello di difficoltà insulso

– Noia in agguato

5.7

Se non ne fossero usciti almeno 5 uguali o quasi, se fosse meno noioso progredire tra livelli piatti e nemici ebeti, se non ci fossero valide alternative appartenenti allo stesso genere su PSP, se avessimo 15 anni di meno e se fossimo incapaci di portare a termine un titolo con una difficoltà appena degna di nota, allora ci saremmo innamorati di questo Lego Pirati dei Caraibi. Decisamente troppi “se”, però, per consigliare l’acquisto di un gioco che, pur lungi dall’essere orribile, semplicemente non emoziona, se non durante le brevi e spassose sequenze animate: quanti hanno divorato i lungometraggi lo noleggino pure, e traggano le loro conclusioni.

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