Recensione

Julia Innocent eyes VOL.1: Parole non dette

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a cura di Francesco Ursino

Il Verdetto di SpazioGames

5.5

E’ interessante constatare come negli ultimi anni alcune tra le più importanti software house italiane abbiano optato per una diversa specializzazione dei propri prodotti; se infatti la milanese Milestone è conosciuta ormai per il buon livello dei suoi giochi di guida, sia che si tratti di due che di quattro ruote, la padovana Idoru sembra essersi dedicata quasi esclusivamente alle simulazioni dedicate a pallacanestro e pallavolo. Scorrendo ancora la lista abbiamo Artematica, sviluppatore di avventure grafiche come Martin Mystere – Operazione Dorian Grey, Druuna – Morbus Gravus e Diabolik – Original Sin. Proprio la software house con sede a Chiavari sembra aver intrapreso un’opera di trasposizione digitale di alcuni tra i migliori personaggi dei fumetti creati da celebri disegnatori italiani; dopo il già citato titolo dedicato al “genio della rapina”, tocca questa volta a Julia Kendall, criminologa nata dalla fantasia di Giancarlo Berardi, le cui avventure sono edite da Giulio Bonelli. Nasce cosi Julia Innocent Eyes, un’avventura grafica sviluppata in tre episodi pubblicati a cadenza mensile; in questa sede andremo ad analizzare il primo capitolo, intitolato Parole non dette.

Come un fumetto Cercando ovviamente di sintetizzare il più possibile e di non svelare troppi particolari riguardanti la storia, c’è da dire comunque che il primo episodio di Julia Innocent Eyes comincia il 31 Ottobre, la sera di Halloween. La figlia del giudice Howard, Dalila, giace senza vita nel garage della casa di famiglia; il corpo della povera giovane viene ritrovato dai genitori della stessa, rientrati in anticipo dalla loro vacanza proprio per via della mancanza di notizie da parte della figlia. A questo punto entra in scena il giocatore, sotto le spoglie di Julia Kendall: questa infatti, impegnata in una lezione di criminologia alla Hollyhock University, viene avvisata da un inserviente che il tenente Webb ha urgente bisogno di parlare con lei a proposito dell’omicidio Howard. Parte da qui l’investigazione sul delitto che costituirà il fulcro centrale dell’arco narrativo dell’intera avventura: nel capitolo uno, nello specifico, si seguirà il primo giorno dell’indagine.

Gli occhi dell’abissoJulia Innocent Eyes si presenta come un’avventura grafica di stampo estremamente classico, dove è possibile esplorare vari ambienti, iinterpretare più personaggi, raccogliere prove e dialogare con diversi soggetti. Dal punto di vista del gameplay c’è da dire che solo in un paio di occasioni il giocatore verrà a contatto con dei veri e propri enigmi, mentre il resto del gioco si baserà su una attenta osservazione dei fondali al fine di trovare tutti gli oggetti disponibili. Se questo fa si che la difficoltà generale non sia molto elevata, c’è da dire anche che in questo modo il giocatore può concentrarsi in modo maggiore sulla storia narrata, apprezzando cosi lo stile narrativo, che richiama da vicino la controparte cartacea delle avventure di Julia. Sono presenti inoltre degli elementi che tentano di spezzare la monotonia del classico punta e clicca: uno di questi è costituito dalla possibilità, in alcuni frangenti, di ruotare la telecamera attraverso la pressione delle frecce direzionali della tastiera. L’intenzione degli sviluppatori era evidentemente quella di dare più profondità alla fase esplorativa, che vede i giocatori impegnati alla ricerca di prove ed indizi, ma è pur vero che la bontà di questa idea si scontra con una realizzazione altalenante; la qualità delle inquadrature, infatti, unita alla imprecisione cronica del sistema di puntamento e di rilevamento degli elementi interattivi presenti su schermo, non consente di fruire a pieno della potenziale visuale a trecentosessanta gradi, risultando a volte estremamente difficile da gestire. Altro elemento degno di nota è il sistema di raccolta di indizi e riflessioni: in questi frangenti si nota la cura dello sviluppatore nel cercare di ricreare il più possibile l’atmosfera di indagine “esistenziale” presente nei fumetti di Julia. In effetti la nostra investigatrice è conosciuta per la sua capacità di entrare nelle menti criminali, di comprenderne il funzionamento e le motivazioni. Proprio questo accade nel gioco, laddove in alcuni frangenti sarà possibile fare supposizioni su un determinato oggetto o un dato evento: in questi momenti l’azione si fermerà e Julia si produrrà in riflessioni accompagnate da una vignetta in pieno stile Berardi. In una particolare occasione il giocatore dovrà inoltre ricostruire gli avvenimenti che hanno portato all’assassinio di Dalila Howard, rispondendo ad una serie di supposizioni basate sui ritrovamenti effettuati. Molto importante sarà poi l’uso del telefono cellulare: attraverso questo infatti sarà possibile comunicare con gli altri personaggi del gioco, come per esempio il tenente Webb o il sergente Irving, in modo del tutto peculiare; ogni riflessione e deduzione raccolta durante il gioco sarà infatti richiamabile attraverso un’icona raffigurante una vignetta e trascinabile sul display del cellulare, in modo da poter mandare un messaggio. Il vero problema di tutte queste idee, che prese singolarmente sono sicuramente valide e realizzate con impegno, è che la struttura del gioco non consente di apprezzarne al meglio le qualità; ad un’analisi più attenta si può infatti dire che la scelta di proporre una storia come quella narrata in Julia Innocent Eyes dividendola in più capitoli pare essere poco azzeccata per più motivi. Il problema più pressante sembra essere quello della durata del singolo episodio: per ultimare Parole non dette il giocatore più smaliziato non impiegherà più di tre ore, ed in questo periodo non c’è il tempo effettivo di valutare con calma le varie dinamiche proposte, che risultano spesso un accenno più che una caratteristica effetiva del gioco. In questo senso il titolo si atteggia quasi a versione dimostrativa: le idee buone ci sono e l’ambientazione è ricreata in modo soddisfacente ma rimane la sensazione che le buone premesse siano subito “congelate” dalla fine improvvisa dell’episodio. Evidentemente queste sono considerazioni parziali e sicuramente da rivedere una volta avuta la possibilità di giocare tutti e tre i capitoli, ma resta comunque la sensazione che la formula episodica tolga molto al titolo molto in termini di potenzialità.

Parliamo di tecnicaPossiamo affermare senza timore che il comparto grafico di Julia Innocent Eyes risulta decisamente poco ispirato. Vero è che nelle avventure grafiche si può spesso chiudere un occhio di fronte a motori grafici non proprio perfetti, soprattutto se il gioco è supportato da una buona sceneggiatura, ma la situazione del titolo Artematica sembra essere più complessa. Il titolo propone poche opzioni grafiche e non permette di sfruttare risoluzioni maggiori di 1024×768, ma quello che più spicca in negativo è la mancanza di dettaglio, soprattutto nei fondali e nei modelli poligonali dei personaggi e degli altri oggetti. Molte texture risultano scarsamente ottimizzate e poco definite, soprattutto nel momento in cui l’inquadratura propone dei primi piani. A questo proposito tuttavia c’è da dire che il dettaglio grafico dei volti dei personaggi sembra essere migliore rispetto a quello, per esempio, degli interni delle case. In ogni caso il gioco prevede anche alcune cut scene nelle quali sono presenti delle vere e proprie vignette animate, che risultano purtroppo sgranate ed in acluni casi ripetute più volte. Alla scarsa realizzazione grafica si aggiunge anche una certa sensazione di pesantezza: le schermate di caricamento, seppur brevi, saranno sempre presenti nel momento in cui si cambia un’ambiente di gioco. Il sonoro presenta invece elementi positivi: il gioco è totalmente localizzato in italiano, ed il doppiaggio svolge il suo lavoro tra alti e bassi. Putroppo il lavoro di sincronizzazione del parlato con il labiale dei personaggi non è esente da difetti, e capiterà molte volte di assistere a colloqui e discorsi dove i protagonisti non muovono mimimamente la bocca. Le musiche d’atmosfera spesso risultano un po’ troppo sopra le righe, mantenendo un tono elevato anche in momenti di scarsa azione, come la ricerca di prove e indizi. Per ultimo occorre una considerazione sui requisiti di sistema: quelli riportati in calce ricalcano fedelmente le configurazioni minime e consigliate indicate dagli sviluppatori, ma anche in considerazione di quanto è stato detto finora risultano troppo alti, soprattuto per quanto rigurada la dotazione minima richiesta. Di conseguenza Julia Innocent Eyes può essere giocato anche senza problemi su sistemi meno recenti, e sicuramente con componenti hardware meno performanti di quelli consigliati sulla scatola (indicativamente, il gioco gira senza problemi con la metà della potenza espressa nella configurazione minima).

HARDWARE

Configurazione minima:SO: Windows 2000, XP o VistaCPU:Intel® Pentium™ Dual-Core 3.2 GhzRAM: 1 GBSpazio su disco: 3.5 GBLettore: DVD-ROMVideo: 512 Mb DirectX 9.0c CompatibileInput: Mouse, Tastiera

Configurazione consigliata:SO: Windows 2000, XP o Vista.CPU:Intel® Pentium™ Quad-Core 3.2 GhzRAM: 2 GB.Spazio su disco: 4.5 GBLettore: DVD-ROMVideo: 1 Gb DirectX 9.0c CompatibileInput: Mouse, Tastiera.

– Atmosfera della saga riprodotta fedelmente

– E’ un omaggio al mondo dei fumetti

– Alcune buone idee…

– …poco sfruttate ed utilizzate

– Eccessivamente corto

– Realizzazione tecnica insufficiente

– La formula episodica sembra togliere potenzialità al titolo

5.5

Il primo capitolo della triologia Julia Innocent Eyes, ovvero Parole non dette, si è rivelato un prodotto assai controverso; la qualità della sceneggiatura, cosi come quella di alcune dinamiche di gioco, è innegabile, ma la realizzazione di questi elementi si scontra in modo netto con la struttura episodica del titolo, che non permette di apprezzarne a pieno tutte le potenzialità. Il gioco vuole essere un omaggio al mondo dei fumetti ed alle atmosfere da indagine esistenziale sulla saga di Julia, ma pecca nella parte grafica, assai carente sotto molti aspetti, e nella longevità, che non regalerà agli appassionati più di due tre ore di gioco. Ci riserviamo in ogni caso l’opportunità di giudicare il prodotto in modo più esaustivo nel momento in cui avremo a disposizione anche gli altri episodi, ma nell’attesa non sembra sbagliato consigliare Julia Innocent Eyes esclusivamente agli appassionati di fumetti ed avventure grafiche vecchio stampo, magari in cerca una sfida non troppo impegnativa.

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