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Recensione

I Griffin: Ritorno al Multiverso

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 30/11/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

4

Seth Macfarlane è l’immagine del successo. Uomo dotato di una miriade di talenti e capacità, ha vinto premi su premi, lavorato in decine di produzioni, è stato elogiato più e più volte per le sue doti di doppiatore, ed è addirittura riuscito a guadagnarsi i favori di pubblico e critica con il suo primo film da regista, Ted. La sua opera magna, però, resta Family Guy, cartone animato creato nel 1999 che ha portato nelle case un umorismo demenziale, politicamente scorretto e senza peli sulla lingua unico nel suo genere. 
La famiglia Griffin negli anni si è guadagnata una schiera di fan appassionati, tra cui molti videogiocatori, ma non è mai riuscita a sfondare nel mondo videoludico, nonostante un paio di malriusciti tentativi. Ora gli Heavy Iron Studios ci riprovano con I Griffin: Ritorno al Multiverso, uno sparatutto in terza persona ispirato da quel Road to The Multiverse che secondo molti è ad oggi uno degli episodi più ispirati della serie.
Hanno finalmente creato un gioco degno del marchio inventato dal buon Seth? Ahahahahahah…. oddio no. 
My Milkshake brings all the boys to the yard
La trama di Ritorno al Multiverso prende, come detto prima, spunto dall’episodio chiamato Road to the Multiverse. Una versione di Bertram proveniente da un universo in cui Stewie non l’ha mai eliminato, pensa bene di inventare un telecomando multidimensionale e di dichiarare guerra all’universo di Family Guy, perché incapace di concepire un mondo nel quale lui non esiste. Considerando che il cattivissimo neonato ha intenzione di creare una poderosa armata capace di distruggere la terra viaggiando tra le dimensioni, spetta a Stewie e Brian inseguirlo per porre fine ai suoi piani. 
La narrativa dovrebbe essere il punto forte di Ritorno al Multiverso, dopotutto il videogioco è pennato dagli sceneggiatori della serie televisiva e vanta la collaborazione di Macfarlane e del cast originale, che hanno doppiato alla perfezione ogni scena. Eppure il lavoro degli Heavy Iron fallisce persino nel compito di divertire. Il tempo comico di una battuta è estremamente importante, e in un videogame va calcolato in modo ancor più adeguato: la cosa chiaramente non è stata fatta in questo titolo, che riesce a strappare risate solo durante poche scene animate. Il fatto che la maggior parte del materiale sia riciclato da vecchie puntate o scarsamente originale non aiuta. In generale trama e dialoghi danno l’impressione di essere un continuo “omaggio” alla serie, e capita raramente di sentirsi in una vera puntata interattiva del cartone. Un primo passo falso piuttosto significativo, e abbiamo solo cominciato.
Make it Quick
Il gameplay, infatti, è l’elemento peggiore di Ritorno al Multiverso. Non c’è alcun modo di girarci attorno: le meccaniche del gioco sono spaventosamente basilari e noiose, e prive della benché minima qualità. Controllerete Stewie o Brian in ogni livello, con la possibilità di switchare tra l’uno e l’altro in qualunque momento. I controlli sono quelli di un tps di vent’anni fa, con mobilità limitata, niente coperture, risposta pessima delle armi, salti imprecisi e intelligenza artificiale dei nemici di poco superiore a quella di un paramecio. La struttura delle missioni è di una piattezza unica, con compiti ripetitivi e ondate continue di avversari idioti pronti a farsi disintegrare, e a poco serve l’inserimento nelle varie mappe di molteplici collezionabili da raccogliere per sbloccare costumi, o di un negozio che permette di acquistare armi e potenziare limitatamente i protagonisti. 
La difficoltà, poi, è praticamente nulla. La morte di Stewie o Brian provoca solo una limitata perdita di denaro e un rapido respawn dopo il quale si riparte da un checkpoint nelle vicinanze, con nemici morti che restano morti e boss che mantengono il danno fatto fino a quel momento. 
Le sparatorie sono talmente tediose, da far spesso desiderare l’arrivo di livelli alternativi, dedicati al platforming o agli enigmi. Ne incontrerete qualcuno durante la campagna, ma sono così pochi e così poco ispirati da non risultare nemmeno un placebo.
L’avventura, grazie al cielo, dura una miseria. Si parla di 3 monotone ore di gioco, che quasi certamente non vorrete mai più ripetere anche senza aver trovato ogni singolo segreto sparso nei vari universi. Le uniche qualità del titolo risiedono nella possibilità di giocare facilmente la campagna in cooperativa, nelle numerose sfide aggiuntive con personaggi multipli e nella presenza di alcune modalità pensate per il multiplayer locale. La sfide sono carine e alle volte anche discretamente impegnative, ma sul multigiocatore in questo caso si poteva tranquillamente soprassedere. Dopotutto saranno pochi coloro che vorranno sottoporre i propri amici a un tale supplizio. 
Lois, sei fatta?
Tecnicamente non andiamo molto meglio. Il team di sviluppo ha pensato bene di utilizzare il cel shading per dare al titolo un look il più simile possibile alla serie animata, ma le ambientazioni riescono a essere comunque estremamente spoglie e poco ispirate. L’uso del multiverso dava agli sviluppatori dozzine di possibilità geniali, alcune delle quali comparse proprio nell’episodio da cui il gioco deriva e riutilizzabili senza remore. Sono invece stati introdotti nuovi mondi poco ispirati e pensati per mostrare nel modo più diretto possibile quanto i Griffin siano sopra le righe. 
L’unico aspetto non criticabile della produzione è il sonoro, principalmente perché i personaggi sono vociati dai doppiatori originali. La cosa farà certamente piacere ai fan di lunga data, ma attenzione, parliamo dei doppiatori inglesi, il gioco è solo sottotitolato in italiano. 

– Doppiatori originali della serie

– Qualche scena riesce a divertire

– Multiplayer in locale fino a quattro giocatori

– Molte battute riciclate e potenzialità della serie sfruttate male

– Campagna brevissima, ripetitiva e poco ispirata

– Tecnicamente mediocre

– Gameplay basilare e noioso

4.0

I Griffin: Ritorno al Multiverso è uno dei titoli più brutti che abbiamo avuto il dispiacere di provare quest’anno. E’ un gioco dal gameplay blando e arretrato, che non convince in nulla e fatica persino a divertire, poiché usa principalmente battute e situazioni viste e straviste e non sfrutta a dovere le potenzialità della serie. Fatichiamo a credere che Macfarlane sia realmente coinvolto nel progetto, vista la sua qualità infima, ma forse, tra i suoi numerosi talenti, la capacità di riconoscere un buon videogame manca.

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