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Recensione

Glory of Heracles

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 16/08/2010 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Quello dei JRPG è un genere particolarmente delicato: come tutti, ha la sua schiera di appassionati ma, soprattutto con determinate saghe, più che di appassionati si parla di “soldati”, persone pronte a minacciare di morte chiunque parli del loro mito in maniera blasfema. Questo accade perché probabilmente il lato di coinvolgimento emotivo e personale (non a casi si chiamano “giochi di ruolo”) è maggiore rispetto a quello di altri generi, ed è ulteriormente aumentato da storie ben congegniate quando non epiche. Nintendo DS, sin dalla sua uscita, si è proposto come la casa ideale dei giocatori di JRPG, proponendo una serie di uscite stellari, mescolate a titoli mediocri, che hanno tentato di sfruttare la “scia” dei succitati capolavori. C’è poi un limbo di produzioni non brutte ma insulse, insipide, quelle per cui sono state coniate espressioni come “né carne né pesce”.Analizziamo questo Glory of Heracles per vedere a quale di queste categorie appartiene.

Nei panni di EracleChe l’ospite puzzi, lo si scopre ancora prima dei fatidici tre giorni: l’incipit della storia è uno dei più banali e ritriti che abbiamo mai visto, e i cliché si sprecano: vestiremo infatti i panni dell’ennesimo eroe belloccio che si risveglia sulle spiagge di un’isola amena, senza la benché minima idea non solo di dove si trova e di come ci è arrivato, ma soprattutto della sua vera identità e della capacità di parlare. Le prime ore di gioco saranno quindi delle più prevedibili: il casuale incontro con una ragazzino (…o è una dolce pulzella?) che, scappando da un soldato, travolge il protagonista e lo fa precipitare con lui giù da un burrone darà il via ad una serie di eventi, tutti rigorosamente già visti, che porteranno il protagonista non solo a recuperare la propria memoria, e con essa un barlume di identità, ma anche a salvare la baracca, stavolta contro, nientepopodimeno, che gli Dei dell’Olimpo greco. Se c’è infatti un elemento di rottura con i canoni classici di questo genere è di certo dato dall’ambientazione: le vicende che abbiamo sommariamente descritto, come il proseguo della storia, avranno come teatro l’antica Grecia, a partire dall’isola di Creta, cui appartengono le spiagge su cui il muto protagonista si risvegliaQuesto preserva quantomeno il gioco da un’altra serie di cliché, quelli tipicamente fantasy, ma le potenzialità insite in un’ambientazione così ricca di storia e mitologia non vengono sfruttate e la cosa finisce per rivoltarsi contro il gioco stesso, come un boomerang maldestramente lanciato.

Sindrome da catena di montaggioCome per altri titoli passati sui due schermi di Nintendo DS recentemente, la classicità (anche eccessiva) degli elementi del gameplay appare come una scelta ben precisa, alla ricerca forse di quel mercato di nicchia (che di anno in anno diventa però sempre meno di nicchia) dei giocatori di vecchia scuola, quelli cresciuti a pane e combattimenti casuali, disposti ad accettare una struttura di gioco arcaica e poco flessibile in cambio di un buon battle system e una storia avvincente: chi vi scrive può rientrare a pieno titolo in questa categoria, eppure non si è divertito nemmeno un secondo con questo Glory of Heracles. Il gioco farebbe la felicità di qualsiasi recensore, vista la limitatezza del gameplay e la facilità nel descriverlo: la ultra abusata alternanza di dungeon e città scandisce il ritmo di gioco, invero molto lento e condito da dialoghi che, pur sforzandosi di essere spiritosi, risultano del tutto accessori, tanto che “skippandoli” non vi perderete nulla della trama, scontatissima.Parlando di abusi, gli sviluppatori di Paon Corporation se ne sono concessi uno anche per quanto concerne la frequenza dei combattimenti casuali, invero eccessiva: la fase esplorativa ne risentirà oltremodo, perché, pur non essendo particolarmente contorti o lunghi, i dungeon sono terribilmente simili a se stessi e, nonostante la mappa, vi troverete a girare in tondo, interrotti ogni 6 – 7 secondi da uno scontro casuale non evitabile. Questo, e qui torniamo in parte al discorso degli appassionati di JRPG di vecchia data, sarebbe un falso problema se il sistema di combattimento coinvolgesse il giocatore, lo premiasse, se il bestiario fosse all’altezza o se gli effetti speciali delle magie si rivelassero almeno belli da vedere: in fondo, titoli come quelli della Megaten saga hanno fatto dei combattimenti ossessivi un marchio di fabbrica, ma perfezionato negli anni un sistema di combattimento così ben congegnato da non far pesare questa scelta sul giocatore, creandosi uno stuolo di fan in tutti e tre i mercati principali.Peccato che di nessuno degli elementi sopra citati vi sia traccia nel titolo distribuito da Nintendo: l’elemento strategico è ridotto all’osso, il bestiario nemico è appena accettabile, gli effetti delle skill e delle magie sono appena sufficienti e il tutto scorre nella più completa monotonia, tanto che benedirete la possibilità di far gestire lo scontro interamente all’intelligenza artificiale del gioco e ne abuserete. L’unico elemento apprezzabile è l’Overkill, ovvero la possibilità di godere di un bonus in termini di mana, spendibile poi per le abilità, infliggendo una quantità di danni superiore a quella necessaria ad eliminare un nemico: una goccia nell’oceano, però, vista anche la scandalosa facilità della stragrande maggioranza dei combattimenti.In assoluto, il gameplay non è il peggiore in cui vi imbatterete nella vostra storia videoludica, ma manca completamente di originalità, di brio, di ritmo, rendendo l’esperienza meccanica, facendovi sentire un “impiegato” dei JRPG: dungeon, scontro casuale, scontro casuale, città, dungeon ecc…I detrattori del genere obietteranno che dall’alba dei tempi questa è l’ossatura: chi invece i JRPG li ama e li apprezza risponderà che c’è modo e modo di riproporre una struttura vincente e che un cast all’altezza, una trama profonda e un sistema di combattimento con dei tocchi di classe sono gli ingredienti fondamentali per la riuscita di un gioco del genere, e, ahinoi, a Glory of Heracles questi elementi mancano tutti.

Il trionfo del 6 politicoDiscorso analogo per quanto concerne il versante tecnico: senza accecarvi con la sua bruttura, il gioco scivolerà via senza infamia né lode, tra texture poco convincente e un character design anonimo, tra un dungeon eccessivamente ripetitivo e una città ben realizzata. Apprezzabile la visuale, ampia e gestibile a piacimento tramite l’uso dei tasti dorsali, meno il fatto che si paghi questo angolo privilegiato con dei rallentamenti inspiegabili: spesso, nei dungeon, l’unico modo per avanzare sarà premere il tasto azione mentre sarete vicino ai muri o alle pareti esterne, per rivelare passaggi segreti altrimenti inaccessibili: peccato che quest’azione comporterà un fastidioso rallentamento ogni volta che la eseguirete e questo è francamente inaccettabile vista la piena maturità raggiunta dall’hardware di Nintendo DS.I colori sono vivi, ma spesso fuori luogo tenendo presente il contesto pseudo storico che dovrebbe fare da sfondo alle vicende e, soprattutto, il personaggio principale manca paurosamente di carisma, impedendo una immedesimazione che è invece uno degli elementi portanti del genere.Altrettanto insipide le musiche e gli effetti, mai veramente fastidiosi ma che mai aggiungono quel “quid” in più che ci si aspetterebbe da una colonna sonora all’altezza. Ammesso che siate di manica sufficientemente larga da sorvolare sulla generale mancanza di “sale” da cui questo titolo è afflitto, la durata media si rivelerà più che soddisfacente, attestandosi sulla trentina di ore abbondanti, passate però tra un combattimento casuale noioso e un dialogo poco incisivo.Vi abbiamo avvertiti.

– Niente in particolare che non vada …

– Ambientazione interessante …

– … ma nemmeno niente che vada particolarmente!

– … ma sfruttata male

– Noioso e scontato

– Innovazioni latitanti

6.0

Con tutto il ben di Dio che c’è in ambito JRPG sul vostro fido DS, sareste dei pazzi a spendere la cifra richiesta per questo Glory of Heracles: questo è il punto focale della questione. Nonostante l’imperante mediocrità, il gioco raggiunge la sufficienza stiracchiata perché non ha nulla in particolare che lo renda frustrante o ingiocabile, ma nemmeno nulla che valga l’acquisto, un elemento distintivo, una caratteristica entusiasmante. Anche la buona ambientazione viene sotto sfruttata e finisce con l’annegare nei gorghi di una storia lenta e che non riesce mai ad appassionare davvero. Fosse uscito su console a digiuno di giochi di questo genere, forse saremmo stati meno duri nei giudizi, ma i livelli di eccellenza raggiunti dalla piccola console a due schermi di Nintendo in questo campo impongono severità: fatelo vostro solo se siete patologicamente costretti a giocare tutti i JRPG sul mercato.

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