Recensione

Evoland

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a cura di Naares

Essere un po’ avanti con gli anni non è di solito motivo di vanto per nessuno. Il tempo però passa per tutti, si sa, perfino per noi poveri videogiocatori. Eppure, noi che siamo cresciuti a pane e Commodore 64 potremmo rallegrarci di un fatto certamente non trascurabile: abbiamo vissuto in prima persona e sulla nostra pelle quella che è stata l’evoluzione del videogioco. Abbiamo conosciuto leggende quando ancora queste non erano che nomi sconosciuti su una confezione di cartone, abbiamo spostato massi in Boulder Dash, speso milioni con cabinati che già puzzavano di muffa, salvato donzelle in difficoltà dalle grinfie di scimmie imbizzarrite, abbattuto asteroidi e poi, un giorno, siamo stati avvertiti. Da un uomo con  un abito rosso, trovato dentro una grotta scavata in pietra inspiegabilmente verde. Quell’uomo ci ha avvertito dei pericoli del mondo esterno, e ci ha dato una spada di legno. Ricordi come questi fanno venire i brividi sulla schiena di chi ha avuto il privilegio di esserci quando gli 8 bit erano lo splendore e Double Dragon il passatempo preferito. Gli sviluppatori di Evoland lo sanno, c’erano anche loro. 
Allora gustiamoci ancora una volta tutte le meraviglie di cui negli anni siamo stati testimoni.
Tanto tempo fa…
Definire un prodotto come Evoland non è per chi scrive cosa facile. Lo si potrebbe definire un esperimento di storia videoludica, o un prodotto di fan service pensato per i vecchi giocatori, o ancora un modo simpatico per catapultare i più giovani in un tempo in cui full HD e shaders appartenevano forse alla più lontana fantascienza. E poi si potrebbe definire Evoland un action adventure in terza persona con visuale dall’alto. Riduttivo forse, ma ci aiuta almeno ad identificare il prodotto. 
Come i più informati tra voi certamente sapranno, l’idea alla base di questo titolo è quella di ripercorrere le tappe fondamentali dell’evoluzione del videogioco, nella fattispecie del genere action adventure e dei giochi di ruolo di stampo giapponese. Per fare questo gli sviluppatori hanno deciso di appoggiarsi a due saghe videoludiche estremamente longeve e che hanno in prima persona contribuito ad innovare il mercato. Tali serie sono The Legend of Zelda di Nintendo e Final Fantasy/Dragon Quest di Squaresoft ed Enix (con una breve sosta sui lidi di Diablo).
In maniera certamente gradita per gli appassionati di queste saghe, il gioco non è avaro di citazioni, e ci porrà quindi nei panni di Clink, intenti a lottare insieme alla bella Kaeris (che ovviamente ha uno zio chiamato Sid) contro il cattivo di turno Zephyros e utilizzando uno spadone con due fori in basso chiamato Claud Sword. Probabilmente chi non ha avuto la fortuna di giocare il settimo capitolo di Final Fantasy non potrà cogliere numerosi riferimenti, ma in linea di massima in Evoland riusciremo a trovare un citazionismo che per forza di cose rientrerà nelle nostre corde, salvo isolamento dal mondo (videoludico) per gli ultimi quarant’anni.
Gameplay in sviluppo
Trattandosi di una produzione che affronta l’evoluzione di un genere, è giusto mettersi nell’ottica di idee che Evoland cambierà più e più volte nel corso delle poche ore necessarie a finirlo. Ci ritroveremo all’inizio nei panni di un giovane sperduto chissà dove. Ma se in partenza si parerà davanti ai nostri occhi una impostazione bidimensionale e in bianco e nero, ben presto ci capiterà di imbatterci nei classici forzieri del tesoro che sbloccheranno varie “innovazioni” presentate nel corso degli anni. Ecco quindi che dal monocromatico passeremo ad una palette a 8 bit, per poi passare a quella da 16 bit e via dicendo. Ecco l’arrivo dei midi, le minuscole tracce audio che ci hanno accompagnato per anni nel periodo delle cartucce. E poi si passerà alla visuale dall’alto, a quella isometrica, alla grafica 3D, agli shaders, alle texture e infine all’alta definizione. 
Ma se queste possono essere state tappe importanti nella storia della tecnologia, è bene dare il giusto spazio anche alle innovazioni sul campo del gameplay. Avremo dunque il forziere che sbloccherà i famigerati scontri casuali, il battle system a turni tipico dei jRPG, i punti esperienza e via dicendo. Ma ci sarà anche spazio per fare ironia, quando finalmente potremo sbloccare “il primo piano dell’eroe che ti fa figo quando apri un forziere”, oppure l’npc “ingiustamente caro” presente in ogni jRPG che si rispetti, npc che tra l’altro potrà vendervi – per una fortuna – un lettore CD ad alta velocità, necessario per annullare i tempi di caricamento tra una zona e l’altra. Sono una serie di trovate spesso brillanti, nella peggiore delle ipotesi simpatiche, che vi strapperanno molto più che qualche sorriso se avete superato la trentina o se in generale avete una buona cultura del videogaming e della sua storia.
I diversi stili di gioco cui saremo chiamati ad approcciarci garantiranno una notevole varietà nell’esperienza generale. In linea di massima avremo a che fare con viaggi nella mappa del mondo in puro stile Final Fantasy, con visuale dall’alto e frequenti scontri casuali (frequenza voluta proprio per enfatizzare la tanto amata/odiata natura degli stessi). Il combattimento sarà in questo caso a turni così come ci si aspetterebbe dalla migliore tradizione jRPG, con tutto il tempo per decidere che azione eseguire scegliendo tra attacchi, magie offensive e difensive ed eventualmente le inevitabili evocazioni (sì, c’è anche Bahamuth).
All’interno di un dungeon invece la musica cambia notevolmente, impostando il tutto su uno stile action adventure con visuale dall’alto. A Link to the Past e in generale i vari episodi bidimensionali della saga di Miyamoto verranno tirati in causa in maniera evidente, grazie a combattimenti in tempo reale piuttosto riusciti che potremo affrontare grazie all’uso della classica spada, di un arco o delle immancabili bombe. Proprio le bombe potranno inoltre essere utilizzare anche per abbattere pareti crepate e svelare l’immancabile passaggio segreto. Segreti che si traducono a conti fatti nella ricerca delle trenta stellette sparse per il mondo di gioco oppure delle 23 carte collezionabili. Se da una parte le stelle non hanno una vera finalità se non il mero “ho completato il gioco al 100%” discorso diverso vale invece per le carte che, raffigurando le varie creature presenti nel bestiario, potranno essere usate per giocare contro un npc a una versione pressoché identica all’originale Tetra Master di Final Fantasy IX. In realtà le regole saranno un po’ più semplici e vicine a quanto visto nell’ottava fantasia finale, a conti fatti il primo verso esperimento di Squaresoft in questo campo.
Tornando ai nostri dungeon si evince quindi che potremo contare su una certa dose di esplorazione, ma anche la risoluzione di enigmi avrà la sua parte. Com’era lecito aspettarsi avremo a che fare con elementi tratti dalla saga di Zelda quali l’uso degli switch, i passaggi segreti e via dicendo, ma l’elemento che maggiormente ci ha colpito è una novità tirata fuori dal cilindro dei developers. Alcuni dei dungeon avranno al loro interno dei grossi switch che, se colpiti, ci permetteranno di cambiare impostazione grafica passando da 2D a 3D e viceversa. Tale espediente è stato utilizzato in maniera brillante per creare enigmi intelligenti grazie ad un approccio molto innovativo. Immaginiamo ad esempio di trovarci in 2D, bloccati in uno spazio e senza sapere come superare un masso che ci ostruisce il passaggio. Bene, sarà sufficiente passare alla terza dimensione per ottenere la profondità, e poter quindi salire sul masso e oltrepassarlo sfruttando le differenti altezze. Altri enigmi avranno invece a che fare con la possibilità di eliminare degli elementi in una delle due versioni per vederne gli effetti nell’altra e cosí via. E’ quantomeno improbabile restare bloccati, in quanto il livello di difficoltà è medio-basso e non dovrebbe rappresentare un problema per nessuno. Dimentichiamoci quindi la strategia o il grinding dei vecchi Final Fantasy, così come la prontezza di riflessi e le capacità analitiche necessarie per la serie di Zelda. Ciò contribuisce a rendere il prodotto fruibile un po’ da chiunque, adeguandosi sia ai neofiti che possano voler approfondire le proprie conoscenze storiche, sia ai veterani che affogheranno letteralmente in un mare di nostalgia.
Il problema fondamentale del prodotto risiede nella sua scarsa longevità in relazione alla qualità generale. Si avrà infatti la sensazione che ciascuno degli espedienti presentati dall’ottimo gameplay non sia altro che un assaggio di un qualcosa che poteva essere approfondito in modo migliore. A lasciare più con l’amaro in bocca non è quindi la longevità di per sé, ma il fatto che le buone idee non siano state sfruttare a dovere, implementandole in una quantità di contenuti poco soddisfacente. Perfino il comparto audio sembra risentire di tale pecca, presentando delle tracce di ottima qualità ma che vanno in loop troppo presto, quasi andassero a tradire uno sviluppo frettoloso e non curato in dettaglio. Considerate le dimensioni del team di sviluppo e il tempo necessario alla creazione di questo Evoland, la verità non deve poi essere così distante. Sarà possibile completare il gioco in appena quattro ore, con un paio d’ore addizionali qualora volessimo raggiungere il 100% e scovare tutti i segreti dell’avventura. Per motivi inerenti in linea di massima alla longevità, il prodotto ha sofferto di una certa pubblicità negativa che, a nostro avviso, è decisamente troppo punitiva. Evoland non è affatto un brutto gioco: è piuttosto uno di quei buoni prodotti che fanno rabbia perché potevano facilmente divenire ottimi, sarebbe bastata solo un minimo di accortezza in più. Volendo analizzare l’offerta nella maniera il più possibile oggettiva, Evoland è molto divertente ma anche molto breve, centra in pieno l’obbiettivo di deliziare i nostalgici, di far ridere e di lasciarsi fruire in maniera rilassata scherzando sulla storia del videogaming. Fallisce però per la propria mancanza di coraggio, perché idee solide come il cambiamento da 2D a 3D per la risoluzione degli enigmi potevano e dovevano venir sfruttate in maniera più approfondita, piuttosto che dare un semplice assaggio di quello che sarebbe potuto essere.

HARDWARE

PC Windows:OS:Windows 7Processor:2.5 GHz dual-coreMemory:2 GB RAMGraphics:Directx 9.0c compatible video cardDirectX®:9.0cHard Drive:100 MB HD space

Mac:OS:10.6 LeopardProcessor:1 GHz CPUMemory:2 GB RAMGraphics:1024×768 or greater desktop screen resolutionHard Drive:100 MB HD space

– Componente emotiva immensa per i nostalgici

– Approccio innovativo al media videoludico

– Meccaniche innovative e intelligenti

– Ottima componente umoristica

– Decisamente breve

– Poche applicazioni per le ottime meccaniche

8.0

Considerato il prezzo budget della produzione e il divertimento assicurato, non ci sentiamo di allinearci ai colleghi d’oltreoceano che hanno stroncato senza troppi complimenti tutta una serie di ottime idee. Evoland è un buon prodotto, meritevole di essere giocato da chi sia in cerca di un divertimento immediato e di un approccio a questo media che risulta fresco e piacevole. Per i veterani e per chi è cresciuto insieme alle saghe di Zelda e Final Fantasy si tratta senza dubbio di un must buy a prescindere dalla scarsa longevità.

Voto Recensione di Evoland - Recensione


8