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Recensione

Damnation

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Avatar di Star Platinum

a cura di Star Platinum

Pubblicato il 29/05/2009 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

4

Sviluppare un videogioco tenendo conto del fattore originalità può dirsi ormai un compito piuttosto arduo da portare a termine, specialmente quando, già alla base di tutto, vi è un concept non certo articolato ed influenzato da dinamiche attuali, quanto invece legato a situazioni già in parte ammirate in passato, seppur con differenti sfumature. Analizzato in quest’ottica, Damnation appare come una produzione ibrida, da una parte indubbiamente contaminata da altri titoli del recente periodo e, dall’altra, dotata di alcuni spunti interessanti che, almeno a livello di potenziale, tentano di elevare il titolo Codemasters rendendolo accattivante e in linea con gli standard attuali. Cerchiamo di scoprire meglio cosa si cela dietro a questo progetto e se le incoraggianti promesse iniziali saranno state mantenute.

Piccole e grandi storieIl processo che ha portato allo sviluppo di Damnation non può certo definirsi frutto di una progettazione superficiale, ma anzi considerando che il tutto nasce da un esperimento che nelle fasi iniziali non ha certo potuto contare su ingenti investimenti, è bello riscontrare che ogni tanto vi sono ancora dei casi in cui si percorrono nuove strade, a beneficio del giocatore, andando a supportare software con minori risorse in termini economici forse, ma non certo per quel che riguarda la volontà di proporre una struttura sufficientemente solida. Peccato solo che l’esperienza a certi livelli si riveli fondamentale per abbinare alle parole i fatti. Una volta avviato il gioco, però, ci si accorge subito di come diverse cose non siano andate per il verso giusto, tanto è vero che la storia che sarete chiamati a vivere in prima persona non può certo essere definita come un esempio di originalità. La vicenda vi vedrà infatti impersonare un enigmatico individuo di nome Hamilton Rourke, che non è certo il classico cittadino modello ma rappresenta il leader di un’organizzazione di natura sovversiva nota come Pacemaker. In realtà quello che potrebbe apparire come un gruppo terroristico a tutti gli effetti, altro non è che un insieme di individui desiderosi di porre fine alle losche ambizioni del malvagio e potente Lord Prescott, il classico cattivo di turno intenzionato a conquistare tutto il territorio del Nord America grazie al vasto esercito di umani geneticamente modificati e scagnozzi cibernetici di varia natura ai suoi ordini. Senza approfondire ulteriormente la trama, è bene sottolineare, a favore di chi pensasse già a scenari di diversa natura, che il contesto spazio-temporale in cui sarete chiamati ad agire non ricalca l’attuale realtà, ma offre una visione differente del territorio in oggetto, in cui gli eventi della Guerra Civile sono ancora attuali e gli stati sono divisi in Unionisti e Confederati, con ciò che ne deriva in termini di fazioni. L’intera struttura si basa quindi su dinamiche che intrecciano atmosfere per certi versi paragonabili a quelle del vecchio West ad una visione tecnologica rivisitata, in cui ogni cosa appare come un’improbabile evoluzione dell’utilizzo del vapore, applicata ai giorni nostri.Non si tratta certo di scelte particolarmente ricercate a dire il vero, ed anche la decisione degli sviluppatori di abbinare elementi storici e situazioni frutto della fantasia non convince mai a livello narrativo, a causa di una trama che nella sua linearità non offre mai veri e propri spunti in grado di calamitare l’attenzione del giocatore con trovate davvero degne di nota o una “regia” convincente.

Tra acrobazie e scontri a fuocoA livello di gameplay, Damnation non propone nulla di particolarmente vario, anzi ad essere precisi i numerosi elementi che compongono questa avventura action/sparatutto sono stati ampiamente sviscerati nel corso degli anni in più di una produzione videoludica. All’atto pratico, il gioco richiede un approccio molto arcade e presenta numerose sessioni che alterneranno, inquadrando il vostro alter ego con la classica visuale in terza persona o attraverso una sorta di parziale prima persona con tanto di mirino, fasi più esplorative ed acrobatiche dove sarà possibile appendersi ed arrampicarsi un po’ ovunque, correre all’impazzata e gettarsi nel vuoto per compiere salti improbabili e coreografici. Per il resto, altrettante saranno le occasioni in cui dovrete ricorrere obbligatoriamente a degli scontri a fuoco per sbarazzarvi dei nemici utilizzando armi di vario tipo, purtroppo mai convincenti sul piano dell’efficacia, a discapito del bilanciamento stesso del titolo che di fatto risulta privo di una qualsiasi componente riflessiva in grado di rendere l’esperienza di gioco più approfondita. A tutto ciò si aggiunge una varietà di base davvero ridotta ai minimi termini, in cui ogni stage si rivela sostanzialmente simile agli altri e appare piuttosto difficile farsi coinvolgere anche a causa delle numerose imprecisioni a livello di controllo.Da questo punto di vista emergono infatti tutti i limiti del gioco, che oltretutto anche a livello di concept non è stato certo sviluppato partendo dalle basi di un percorso narrativo attento ed immersivo, in quanto oltre alla storia anche gli stessi personaggi appaiono sostanzialmente stereotipati all’eccesso e molto prevedibili in relazione al contesto adottato. Analizzando il gioco dal punto di vista del gameplay non si può purtroppo parlare di un titolo in linea con le ultime produzioni pubblicate per PS3 e Xbox 360, questo a causa di una generale monotonia che pervade l’intera produzione e che risulta evidente in alcune situazioni specifiche quali ad esempio gli scontri a fuoco, dove è praticamente impossibile riuscire a sfruttare una qualsivoglia zona dell’ambiente come punto di riparo, senza dimenticare del caricamento dell’arma in uso, che può essere effettuato solo in condizioni di uso attivo della stessa, senza quindi potersi dedicare a questa fondamentale azione in tutta calma e lontano dai colpi nemici. A ciò si aggiunge inoltre un sistema di target dei nemici elementare e facilitato oltretutto da un’intelligenza artificiale di avversari e compagni inesistente, che genera routine di comportamento poco convincenti rendendo il tutto privo di mordente. Si tratta di difetti molto gravi e amplificati dai tanti bug presenti, che purtroppo limitano fortemente il divertimento. Ciliegina sulla torta (per così dire) a ulteriore dimostrazione della scarsa qualità del gioco può essere inoltre considerata la gestione delle fasi esplorative. Siamo d’accordo che la libertà di movimento sia piuttosto ampia e la possibilità di poter avanzare anche attraverso arrampicate e simili non è certo un elemento da disprezzare, tuttavia dopo alcune ore di gioco ci si domanda l’utilità di queste azioni, non riuscendo a trovare un reale motivo che possa giustificare tanto caos. Ogni tanto vi saranno messi periodicamente a disposizione alcuni veicoli da controllare per brevi tratti, oltre ad un discreto arsenale, ispirato al particolare mix tecnologico già descritto in precedenza ma mai convincente e appagante da padroneggiare.

Un deserto tecnologicoSe dal punto di vista del divertimento puro non si può certo parlare di una giocabilità esemplare, anche a causa di un sistema di controllo nel complesso afflitto da vari problemi sia per la particolare mappatura adottata ed anche per una generale imprecisione nell’utilizzo di comandi chiave come ad esempio la schivata, mentre purtroppo identico è il discorso per la realizzazione tecnica, decisamente lontana dallo sfruttare le potenzialità di due hardware potenti quanto PS3 e Xbox 360. Fin dai primi minuti potrete rendervi conto di come la gestione della telecamera virtuale sia difficoltosa, impacciata e poco precisa, non andando a seguire le vostre azioni con la rapidità che si richiederebbe in un gioco d’azione, ma trasmettendo costantemente l’idea di un “inseguimento” del protagonista contraddistinto da scarsa fluidità, spesso troppo lontano e mai in grado di sottolineare il tutto permettendovi di gestire l’approccio con i nemici con le giuste tempistiche, nonostante vi sia il paradosso di poter colpire nemici anche da distanze siderali, senza quindi una qualche corrispondenza con delle leggi fisiche convincenti. A livello grafico alcuni modelli poligonali risultano di sufficiente fattura, compensando l’anonimato di molti altri, così come in parte apprezzabile appare anche l’estensione delle ambientazioni e le textures utilizzate per definirne i dettagli, seppur in modo assai discontinuo e con evidenti picchi in negativo. L’engine poligonale gestisce il tutto con relativa semplicità anche se risulta afflitto dai problemi di telecamera sopra citati e il particolare design scelto per il gioco potrebbe anche risultare accattivante, se non fosse che appare fin troppo ispirato ad altri giochi e per un difetto non trascurabile: le animazioni. In numerose occasioni risultano infatti ben al di sotto della media per qualità e quantità, soprattutto soffermandosi ad osservare uno scenario dove, nonostante la presenza di numerosi elementi, si ha troppo spesso la netta sensazione che l’ambiente sia decisamente statico in relazione alle possibilità d’interazione attuabili. Tutto ciò limita fortemente il coinvolgimento del giocatore, che altrimenti sarebbero potuto essere ben maggiore. Nemmeno il comparto sonoro risolleva la situazione, a causa di una generale mancanza di qualità sia per i brani presenti e gli effetti sonori, oltre che per il doppiaggio, ben lontano dal risultare convincente e adatto alle caratteristiche dei personaggi presenti. Ancora una volta purtroppo non si è riusciti a mettere in pratica le buone idee iniziali e il risultato finale è ben inferiore alle attese. Lo scorrere dei livelli procede in maniera fin troppo lineare e anonima, senza proporre al giocatore i giusti stimoli per andare avanti, né modalità aggiuntive in grado d’incrementare l’interesse a parte un online molto anonimo che richiama classiche opzioni quali il deathmatch, e il cattura la bandiera, incrementando però ulteriormente il fattore caos e non ottimizzando l’esperienza di gioco e le mappe a disposizione. Tutto ciò si traduce con una longevità piuttosto scarsa, che abbinata ad una meccanica fin troppo superficiale non fa altro che confermare i molti lati oscuri di una produzione partita con delle idee tutto sommato apprezzabili, ma che è finita inevitabilmente per perdersi durante lo sviluppo. La volontà di proporre un gameplay in grado di offrire un certo numero di varianti non è da disprezzare, ma sarebbe stato meglio concentrarsi su un unico aspetto ed approfondirlo al meglio piuttosto che limitarsi a proporre diverse soluzioni di cui nessuna però davvero convincente. L’esperienza a volte conta e questa ne è la dimostrazione.

– Storia interessante…

– Divertente per i primi minuti

– …ma strutturata in modo non ottimale

– Realizzazione tecnica mediocre

– Meccanica confusionaria e datata

– Telecamera virtuale molto imprecisa

4.0

Damnation potrebbe seriamente candidarsi al titolo di peggior gioco per PS3 e Xbox 360 di questi primi mesi del 2009, eppure le premesse iniziali non erano poi così tragiche. Il problema di fondo di questa produzione va ricercato indubbiamente nell’inesperienza degli sviluppatori, che non sono riusciti a portare avanti il progetto nel migliore dei modi, rendendo il risultato finale troppo povero a livello tecnico e confusionario per alcune soluzioni implementate nella meccanica di gioco. Non vi fossero stati così tanti difetti avremmo almeno potuto consigliarlo agli appassionati di action game ma, a conti fatti e con l’edizione 2009 dell’E3 ormai alle porte, vi consigliamo di attendere fiduciosi i prossimi mesi, in attesa di titoli di maggiore spessore.

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