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Recensione

Carnivores: Dinosaur Hunter HD

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Avatar di Stefania Sperandio

a cura di Stefania Sperandio

Ex Editor-In-Chief

Pubblicato il 21/04/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

4.5

Alzi la mano chi, da bambino, non era affascinato dal mondo dei dinosauri, dalla loro magnifica imponenza e dalla forza bruta di alcuni di essi, il T-Rex su tutti. Certo, la loro estinzione ha reso un po’ in salita la strada che consentirebbe di incontrare una di queste enormi bestie, ma per fortuna il mondo dei videogiochi cerca di venirci in aiuto: così, eccoci davanti a Carnivores: Dinosaur Hunter HD, nuovo episodio del franchise divenuto popolare anni addietro tra gli utenti PC, che ci trasporta in un mondo parallelo dove i dinosauri esistono ancora – e sono contemporanei ad un’età con armi da fuoco e navicelle fluttuanti. Lo scopo del gioco? Ovviamente dargli la caccia.

Stagione di caccia
Il concetto su cui si fonda il gioco non potrebbe essere più semplice di così: con un’HUD ridotta ai minimi termini, vestite i panni di un coraggioso cacciatore di dinosauri, che si avventurerà in diverse aree alla ricerca degli enormi animali, per abbatterli ed esporli eventualmente nella sua sala trofei. Il gioco cerca quindi di proporsi come modello di caccia sportiva, ma affonda alcune delle sue basi nei first person shooter, vista la visuale in soggettiva e la prospettiva che abbiamo mentre siamo a caccia, con l’arma puntata dritta davanti a noi.
Di fondo, l’idea non sarebbe poi nemmeno malvagia, ed i ragazzi di Betashapers lo sanno – dal momento che Carnivores nelle sue precedenti release ha conquistato un discreto numero di affezionati. Prima di recarci in un’area di caccia, il gioco ci chiede di selezionare l’equipaggiamento che riteniamo più congeniale: possiamo scegliere tra armi, particolari abilità che discuteremo tra un minuto e perfino una modalità esplorazione, che ci consentirà di vagare per le lande rimanendo inosservati, in caso volessimo goderci da pochi centimetri la vista di un dinosauro.
Una volta selezionato il nostro inventario, che almeno all’inizio può constare di una sola arma da fuoco, è tempo di recarci sul campo: proiettati nell’ambientazione, dobbiamo guardarci intorno per cercare di localizzare uno dei possenti animali. Il gioco propone alcune soluzioni intelligenti per tentare di trovarli in modo sistematico: una di esse è costituita, ad esempio, dall’attendere nei pressi degli specchi d’acqua, dove prima o poi i dinosauri presenti nell’area saranno costretti a recarsi per bere. Tuttavia, il modo migliore per evitare di vagare nelle ambientazioni alla rinfusa è quello di sfruttare ed attivare le abilità: abbattendo i dinosauri, infatti, si ottengono punti spendibili nell’acquisto di capacità extra, che consentono ad esempio di vedere le orme lasciate dai bestioni, o di impedire che questi sentano il nostro odore. Tra le altre abilità, c’è anche la possibilità di utilizzare dardi tranquillanti anziché proiettili (pensata per i bambini, e che non ha nessun effetto sul punteggio), quella di mostrare sulla mappa la posizione degli esemplari di una specie già catturata, o quella che prevede l’emissione di un bip sonoro quando uno dei grossi animali sta per individuarci. Ogni abilità costa un determinato numero di punti, e penalizza l’ottenimento di quelli successivi tanto più risulta facilitata la caccia: attivare la localizzazione dei dinosauri sulla mappa, ad esempio, ci costa il 35% del punteggio delle future battute. Peccato per la scelta dei developer di consentire di rivendere le abilità, facendoci riavere indietro l’esatto numero di punti che abbiamo speso, in caso volessimo disattivarla: una decisione che penalizza una possibile componente strategica – che avrebbe richiesto di ponderare bene la nostra tattica ed acquistare solo le abilità più affini al nostro stile di caccia – finendo con il favorire invece un gameplay casuale forgiato sull’andare per tentativi.
Oltre che in abilità, ci sono dei punti ottenuti con la caccia che possono essere spesi per acquistare la licenza di una razza di dinosauro già catturata: servendoci di essa, possiamo di lì in poi far trasportare nella nostra sala trofei i dinosauri che abbattiamo, espondendoli a mò di collezione. 
Secondo il concetto proposto dagli sviluppatori, i dinosauri avrebbero dovuto differenziarsi in maniera netta per i loro sensi, chiedendoci di avere un approccio diverso in base alla specie che ci si ritrova a cacciare: alcuni esemplari, ad esempio, hanno un udito particolarmente acuto, che gli consente di individuarci anche a parecchi metri di distanza, e di girarci quindi a largo per evitare pericoli. Starà a noi cercare di avvicinarci il più possibile e prenderli di sorpresa o – male che vada – lanciarci o al loro inseguimento, o in un disperato tiro dalla distanza per abbatterli. Tiro la cui precisione è favorita dalla possibilità, ovviamente per un tempo limitato, di trattenere il respiro.
Ad aiutarvi durante la nostra caccia c’è anche il cosiddetto gadget (nome che non spicca per fantasia): si tratta di una sorta di smarpthone che mostra la mappa dell’area in cui stiamo cacciando, consentendoci di individuare i dinosauri – se è attivata l’apposita abilità – o di ubicare gli specchi d’acqua. Tramite questo gadget è possibile servirsi anche di un binocolo, che risulta però praticamente inutile, oltre che scomodo da richiamare a causa della mappatura dei tasti sul controller.
Una volta sparati tutti i nostri colpi, possiamo interrompere la sessione di caccia, confrontare i nostri punteggi con quelli degli altri giocatori online e investirli per l’acquisto di nuove abilità, mappe o armi.
Essere cacciati
Come abbiamo accennato nel precedente paragrafo, l’idea alla base di Carnivores: Dinosaur Hunter HD è sicuramente interessante. Ciò che manca, in maniera neanche troppo lieve, è una buona realizzazione: da un punto di vista tecnico, il gioco non fa sicuramente gridare al miracolo (nonostante si sia voluto sbandierare l’HD nel titolo), ma in molti sarebbero disposti a soprassedere alla cosa, a fronte di un gameplay ben bilanciato e intelligente. Purtroppo, non è questo il caso: nella maggior parte dei casi, vi ritroverete a girare per le mappe alla rinfusa, o ad individuare dinosauri che scompariranno nel nulla appena girato l’angolo, o a seguire orme che di punto in bianco si interrompono senza nessun motivo apparente. Oltretutto, la maggior parte dei dinosauri, ad eccezione del famigerato T-Rex, cerca di scappare piuttosto che di attaccarvi – anche quando il gioco li apostrofa come specie aggressive – finendo con il far perdere completamente la tensione che fronteggiare giganti simili dovrebbe trasmettervi. Sottolineiamo anche che, a differenza delle precedenti release – e forse proprio per strizzare l’occhio ad un pubblico di più piccoli, come volevano i developer – il gioco ha visto rimosse tutte le scene di morte. Scordatevi quindi di vedere il disgraziato cacciatore venire sbranato dai tremendi predatori: piuttosto, qualora i suoi pixel entrassero in contatto con quelli di uno dei dinosauri, la schermata si oscurerà e vi indicherà mestamente il game over.
Tra le altre cose, se davvero la via della non-violenza su schermo è stata scelta in virtù di un potenziale pubblico di giovanissimi, la cosa collide fortemente con il fatto che il gioco sia disponibile esclusivamente in inglese.
Purtroppo, i problemi non sono finiti: oltre alla povertà degli scenari ludici offerti, che diventano ripetitivi nel giro di pochi minuti, il gioco si rivela essere poco meno di una versione castrata e tirata graficamente a lucido (e neanche tanto) della sua controparte mobile. In teoria sono presenti nove aree di caccia, che però si rivelano essere solamente tre, proposte con tre diverse condizioni atmosferiche nel vano tentativo di rendere più varia l’esperienza. Anche le armi disponibili si limitano a tre, e ad eccezione del fucile di precisione non presentano grandi variazioni dal punto di vista del gameplay. Come se ciò non risultasse abbastanza soffocante, sono presenti solamente sei specie di dinosauri da cacciare – a fronte delle dodici disponibili invece nel gioco su smartphone. La sensazione che è difficilissima da scacciare è quindi quella di un prodotto che è la brutta copia della sua stessa release mobile, e la cui sola ragion d’essere su PlayStation 3 è data dal tentativo, nemmeno troppo brillante, di proporre una grafica rimaneggiata.

– Consente qualche approccio ragionato alla caccia

– Classifiche online

– L’HD del titolo non trova molta giustizia

– Poche mappe, peraltro vuote e ripetitive

– Stupidità artificiale dei dinosauri

– Pochi dinosauri, pochissime armi

4.5

Purtroppo, Carnivores: Dinosaur Hunter HD riesce nell’ardua impresa di strapazzare malamente qualsiasi buon concetto che stava nel suo stesso concept. Il prodotto si sforza di proporre una grafica in alta definizione che però soffre di una vistosa povertà ed è caratterizzata da texture di due generazioni ludiche fa, e la sposa ad un gameplay in cui la vuotezza delle mappe la fa da padrona, portandoci a passare la maggior parte del tempo a vagare a vuoto. Oltretutto, ritrovarsi a dover inseguire dinosauri che dovrebbero invece essere aggressivi fa perdere buona parte della tensione data dal tentare un approccio furtivo alla caccia, e la scelta di consentire all’utente di attivare o disattivare qualsiasi abilità senza penalità mozza il capo anche a quella che sarebbe stata un’interessante componente di pianificazione.

In definitiva, quindi, i developer sembrano aver preso in mano la release mobile del gioco, rivedendone la grafica e mozzandone diversi contenuti, nel tentativo di proporla su PlayStation Store ad un prezzo sì accessibile, ma che non spinge in nessun modo a preferirla.

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