Secondo una “soffiata anonima” proveniente dal governo cinese, sembra che il Partito stia valutando la possibile revoca del divieto di proliferazione dell’industria videoludica sul suolo rosso.Il bando, approvato nel 2000 da ben sette ministeri cinesi, imponeva il divieto di produzione, vendita e importazione di console videoludiche nel territorio della repubblica popolare “per evitare danni allo sviluppo fisico e mentale della gioventù”, non ha impedito la diffusione di giochi online su PC, anche Free-to-Play, specialmente quando appartenenti alla famigerata categoria dei “Giochi Rossi”, ovvero quei videogiochi propagandistici che propongono una versione romantica degli ideali rivoluzionari e con spesso protagonisti delle Guardie Rosse invincibili che combattono contro le guardie pap… contro i soldati americani capitalisti (discorso egregiamente esposto da Kotaku qualche mese fa).Considerando il progressivo approccio al capitalismo dello stesso governo cinese degli ultimi anni, sembra quasi naturale che anche il bando all’industria videoludica “pesante” venga rimosso, ma la strada non sembra essere così semplice.Come riportato da China Daily, infatti, la rimozione dell’editto dev’essere approvato dagli stessi ministeri che ne hanno decretato l’istituzione, il che vuol dire ancora diversi mesi di delibere e probabili discussioni all’interno del partito.In ogni caso Sony e Microsoft, i due maggiori competitor di questa generazione videoludica -per la prossima generazione non v’è ancora certezza-, sono già ai nastri di partenza, pronti a invadere le nuove terre vergini dell’industria, in modi diversi.Sony, per esempio, ha già allestito una filiale nella provincia del Guangdong dallo scorso Giugno, con l’obiettivo dichiarato di istruire personale per i compiti di ricerca e sviluppo; Microsoft, dal canto suo, ha fatto penetrare nel territorio cinese la sua periferica di motion sensing Kinect, che però viene utilizzata come ausilio nei trattamenti medici e nell’educazione.