Il dibattito sulla sorte dei videogiochi acquistati dai consumatori è approdato lunedì al parlamento britannico, dove quasi duecento deputati hanno discusso le implicazioni della campagna Stop Killing Games. Nonostante le argomentazioni articolate presentate da numerosi membri del parlamento, il governo ha ribadito la propria posizione: non intende modificare le attuali normative a tutela dei consumatori in ambito videoludico.
La campagna Stop Killing Games rappresenta una risposta organizzata alla pratica sempre più diffusa tra gli editori di disattivare permanentemente videogiochi venduti ai consumatori. Il movimento chiede specificamente che vengano introdotte leggi per impedire la chiusura definitiva di giochi dipendenti da server online senza fornire alternative offline praticabili. Tra gli esempi recenti citati figurano titoli come The Crew di Ubisoft, Concord e MultiVersus, tutti resi inaccessibili dopo la decisione unilaterale delle rispettive case produttrici di spegnere i server.
Mark Sewards, deputato per Leeds South West e Morley, ha offerto un'analogia particolarmente efficace per illustrare il problema. Ha paragonato la situazione attuale a un'azienda di stampanti che, dopo aver venduto un dispositivo perfettamente funzionante, inviasse un segnale per disabilitarlo completamente, sostenendo che il supporto tecnico è terminato. "Quello che vediamo con i videogiochi è diverso dal semplice termine del supporto", ha sottolineato. "Non si tratta di fine supporto, ma di obsolescenza programmata, che ha un significato completamente diverso."
La petizione europea ha raccolto oltre un milione di firme, mentre nel Regno Unito hanno aderito quasi 190.000 persone, numeri che testimoniano una frustrazione crescente tra i giocatori. L'associazione europea di lobbying dell'industria videoludica ha però sollevato obiezioni, sostenendo che implementare soluzioni per mantenere i giochi accessibili comporterebbe rischi legali e costi proibitivi per gli sviluppatori.
Pam Cox, deputata per Colchester, ha sostenuto che le normative attuali non proteggono adeguatamente i consumatori. "La proprietà digitale deve essere rispettata", ha dichiarato, aggiungendo che gli editori dovrebbero fornire modalità per consentire ai giocatori di conservare o riparare i giochi anche quando termina il supporto ufficiale. Henry Tufnell, parlamentare per Mid and South Pembrokeshire, ha sollevato la questione dell'importanza culturale dei videogiochi, paragonandoli a libri, film e canzoni: "Se ogni copia di un libro, di un film o di una canzone venisse distrutta, lo considereremmo una tragedia culturale. Dovremmo vedere la perdita dei videogiochi nella stessa luce."
Il deputato Sewards ha chiarito che i consumatori non chiedono alle case produttrici di mantenere i server attivi indefinitamente, né di fornire supporto tecnico eterno. La richiesta è "abbastanza semplice": gli editori non dovrebbero poter disabilitare deliberatamente ogni copia di un gioco già acquistato, lasciando i consumatori a mani vuote. Ha citato esempi concreti come Anthem di EA, i cui server saranno presto disattivati, Babylon's Fall di PlatinumGames e LawBreakers di Cliff Bleszinski del 2017.
Stephanie Peacock, ministro per sport, turismo, società civile e gioventù, ha risposto a nome del governo riconoscendo il sentimento dei consumatori ma escludendo modifiche legislative. Ha sostenuto che i videogiochi online moderni sono servizi dinamici e interattivi, non prodotti statici, e che mantenere i servizi online richiede investimenti sostanziali per anni o decenni. Secondo Peacock, implementare piani per i giochi dopo la fine del supporto potrebbe essere "estremamente impegnativo" per le aziende e creare "conseguenze indesiderate dannose" per i giocatori.
Il governo ha inoltre sostenuto che la pratica di concedere licenze d'uso anziché vendere i giochi non è una novità. "Negli anni '80, strappare la confezione di una cartuccia era il modo in cui i giocatori accettavano i termini di licenza", ha affermato Peacock, paragonando questa pratica all'odierno clic sul pulsante "accetto" nei negozi digitali. Una posizione che ha suscitato perplessità tra i sostenitori della campagna, che evidenziano come la situazione attuale sia sostanzialmente diversa dall'acquisto di supporti fisici permanenti.
Le preoccupazioni del governo includono anche questioni di sicurezza e responsabilità legale. Trasferire i server online ai consumatori potrebbe comportare rischi commerciali e legali, oltre a problemi di sicurezza dovuti alla rimozione della moderazione ufficiale. Sotto l'Online Safety Act del 2023, le aziende videoludiche sono responsabili del controllo dell'esposizione a contenuti dannosi nei loro giochi, e server non ufficiali potrebbero esporre gli utenti, compresi i minori, a rischi maggiori.
Nonostante il rifiuto di introdurre nuove normative, il governo ha promesso di monitorare la situazione e di considerare il lavoro della Competition and Markets Authority sui diritti dei consumatori. I dipartimenti competenti valuteranno la possibilità di sviluppare linee guida per aiutare le aziende a garantire che le informazioni fornite ai consumatori riflettano accuratamente le protezioni esistenti. Una soluzione che molti critici considerano inadeguata rispetto all'ampiezza del problema sollevato dalla campagna internazionale.