Il sistema di classificazione giapponese dei videogiochi sta nuovamente facendo discutere dopo che Dying Light: The Beast (qui la nostra recensione) è diventato l'ultimo titolo a subire pesanti modifiche per ottenere l'approvazione del CERO (Computer Entertainment Rating Organization). Il sito ufficiale giapponese del gioco ha dovuto specificare chiaramente che la versione nipponica differisce sostanzialmente da quella distribuita nel resto del mondo, nonostante abbia comunque ricevuto la classificazione Z, riservata ai maggiori di 18 anni. La controversia si inserisce in un dibattito più ampio sulla coerenza delle decisioni del CERO e sui doppi standard applicati ai diversi titoli.
Le modifiche apportate alla versione giapponese di Dying Light: The Beast sono state estensive e hanno riguardato diversi aspetti del gameplay e della rappresentazione grafica. Il CERO ha richiesto la rimozione degli organi interni visibili nei modelli degli zombie e negli oggetti della mappa, oltre a modifiche sostanziali ai modelli di alcuni zombie femminili. Anche lo smembramento facciale e del torso è stato completamente eliminato, insieme a qualsiasi rappresentazione di nudità presente nel gioco originale.
Un aspetto particolarmente insolito di questa censura riguarda il fatto che le restrizioni si applicano anche alla versione Steam per PC, nonostante i giochi per computer non siano solitamente soggetti alle valutazioni del CERO. Questa decisione rappresenta un'eccezione significativa alle pratiche abituali dell'organismo di classificazione giapponese.
Il caso di Dying Light non è isolato e si inserisce in una serie di controversie che hanno coinvolto sviluppatori di fama internazionale. Suda51 e Shinji Mikami hanno espresso forti critiche nei confronti del CERO dopo che Shadows of the Damned: Hella Remastered ha subito la stessa sorte, costringendo il team di sviluppo a creare due versioni distinte del gioco.
"Abbiamo dovuto preparare due versioni del gioco, il che rappresenta una vera sfida", ha spiegato Suda. "Nel rimasterizzare il gioco, abbiamo dovuto sviluppare due versioni contemporaneamente, il che ha avuto un impatto tremendo sul nostro carico di lavoro e ha prolungato il periodo di sviluppo". Mikami ha aggiunto una riflessione più profonda sulla questione: "Penso sia una situazione strana che ci siano persone che vogliono giocare a titoli provocatori, e ci siano altre persone che non giocano ma cercano di impedire il loro divertimento limitando queste opere con regolamentazioni".
Le accuse più pesanti nei confronti del CERO riguardano presunte incongruenze nelle decisioni di classificazione. Shaun Noguchi, direttore generale di EA Japan, ha sollevato un caso emblematico confrontando il trattamento riservato a Dead Space rispetto a Stellar Blade di Sony. Mentre il remake di Dead Space è stato di fatto bandito dal mercato console giapponese per i contenuti violenti, Stellar Blade ha ottenuto una classificazione D (adatto ai maggiori di 17 anni) senza subire tagli.
Noguchi ha documentato la sua protesta pubblicando screenshot dalla demo di Stellar Blade che mostrano arti mozzati con ossa visibili e viscere sparse sul pavimento. "Cosa intendete, CERO?", ha scritto il dirigente, evidenziando come il contenuto di Stellar Blade sembri altrettanto esplicito di quello che ha portato al rifiuto di classificare Dead Space. La sua argomentazione si basa sull'apparente contraddizione nelle valutazioni del CERO, che aveva giustificato il rifiuto per Dead Space citando proprio la visibilità delle sezioni trasversali delle parti danneggiate e degli organi interni.
Anche Assassin's Creed Shadows ha subito modifiche significative per il mercato giapponese, con Ubisoft costretta a rimuovere la possibilità di smembrare teste e arti dei nemici e a modificare la rappresentazione delle parti corporee recise. Questo trend crescente di censure sta creando preoccupazioni nell'industria videoludica internazionale riguardo alla sostenibilità economica e creativa di adattare continuamente i contenuti per il mercato giapponese.