Dobbiamo ancora preoccuparci del burn-in sugli OLED quando giochiamo?

Gli esperti di Digital Foundry hanno discusso del burn-in su schermi OLED usati per videogiocare: le testimonianze emerse sono molto interessanti.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Godersi i propri videogiochi su uno schermo OLED ha sicuramente un grande ascendente: provate a mettere di fianco, ad esempio, una Nintendo Switch con display standard e un modello con display OLED, per notare la differenza. 

Questa tecnologia, però, da sempre è accompagnata da un grande spauracchio: quello del burn-in, ossia la possibilità che tenendo sullo schermo delle immagini statiche per molto tempo (pensate alla barra vita di un videogioco, o al counter delle munizioni nella sua interfaccia, e via dicendo) queste lascino un alone di ombra, che ne ricalca la forma e che non andrebbe più via.

Certo, in teoria il problema si presenta dopo molte, molte, molte, molte ore di utilizzo con le suddette interfacce statiche (pensate al test con Switch OLED dopo 7mila ore ininterrotte), come discutemmo ai tempi del lancio di Switch OLED, ma oggi sembra che la situazione sia molto migliorata.

A discuterne sono stati gli esperti di Digital Foundry, noti per le loro analisi tecniche dei videogiochi, che hanno risposto a uno spettatore preoccupato: quali sono le contromisure da prendere per ritardare il più possibile l'avvento del burn-in sui propri schermi OLED?

La risposta degli esperti, sorprendentemente, è stata «non prendo nessuna contromisura», a dire il vero, mentre il giocatore che aveva posto il quesito addirittura sta giocando a Starfield con l'interfaccia di gioco a opacità ridotta, proprio per timore del burn-in.

Rispetto a tempo addietro, in effetti, i pannelli OLED prendono molte contromisure: nella discussione di DF si sottolinea come, ad esempio, gli OLED oggi riscontrino meno questo problema rispetto a pannelli QLED, perfino utilizzando uno schermo OLED come monitor del PC – dove un'interfaccia statica (pensata alla barra del sistema operativo) è in effetti presente per tutto il tempo.

Anche dai commenti arrivano diverse testimonianze: le odierne TV OLED di LG, ad esempio (io stessa uso un C3, lo trovate su Amazon) hanno integrato delle tecnologie di pulizia dei pixel che si prendono cura del pannello per tardare ulteriormente l'arrivo del burn-in. Inoltre, hanno anche previsto di ridurre automaticamente l'opacità di alcuni elementi statici quando si guarda la TV, come ad esempio i loghi dei canali, che appaiono meno saturi rispetto a come si mostrano su altri televisori.

Insomma, quello che è un problema che anche in partenza si presentava dopo moltissime ore di utilizzo, oggi grazie alle novità nelle tecnologie (come i materiali utilizzati per realizzare i pannelli) e negli accorgimenti dei produttori sembra essersi fatto ancora più remoto.

Il burn-in può ancora capitare, ma oggi l'avanzamento tecnologico ha reso questa possibilità anche meno plausibile che in passato: se avete un televisore OLED o una Switch OLED (o perfino una PlayStation Vita!), potete godervi i vostri giochi senza vivere nel costante terrore che giocarci possa rovinare lo schermo.