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Microsoft e Nintendo, Xbox Game Pass è un win-win

Microsoft vorrebbe portare Xbox Game Pass, Project xCloud e alcuni titoli Xbox One su Nintendo Switch: quali sono le implicazioni?

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a cura di Paolo Sirio

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Xbox Game Pass
  • Data di uscita: 1 giugno 2017

Da pochi giorni è arrivata in rete una di quelle indiscrezioni capaci di gettare nello scompiglio il mondo dei videogiochi e la relativa informazione: Xbox Game Pass, con annesso xCloud, sarebbe vicino ad approdare su Nintendo Switch. La notizia è a tutti gli effetti il coronamento di un rumor precedente, che in un panel della GDC 2019 vedeva il colosso di Redmond interessato ad ampliare la presenza di Xbox Live sulla console ibrida, e di un rapporto che si sta sviluppando fin dall’inizio della gen di Switch grazie al cross-play.

La verità storica è che Nintendo ha sempre rappresentato un pallino per la casa di Windows, fin da quando si pensava di entrare nel gaming acquisendola, probabilmente per la familiarità del suo marchio presso milioni e milioni di persone (anche non videogiocatori), e per la propria capacità di alternare con una certa agilità i successi casalinghi a quelli portatili; la situazione attuale, complice il catalogo del pass e l’avanzamento tecnologico che sta portando una tecnologia finalmente, apparentemente, affidabile, è quella invece di un win-win, una situazione in cui entrambi i protagonisti potranno avere un ritorno perlomeno in termini contenutistici per la piattaforma cui fanno riferimento. E per gli investitori ai quali sono chiamati continuamente a portare risultati.

Xbox Game Pass, xCloud su Nintendo Switch

Partiamo dal rumor, o meglio dall’insieme di rumor che sono stati scatenati da una “semplice” voce alla quale tutti gli insider più o meno affidabili della scena videoludica hanno aggiunto del proprio, andando a comporre un puzzle incredibilmente (nel senso letterale dell’avverbio) realistico. Xbox Game Pass sarebbe in arrivo su Nintendo Switch, e lo farebbe non con un’offerta personalizzata, in modo da avere su quella piattaforma non soltanto i titoli che potrebbero essere compatibili con le capacità dell’hardware, ma sfruttando lo streaming di Project xCloud per far girare i titoli che in genere richiederebbero una console current o next-gen, come Gears 5. In tal senso, operazioni simili sono già state condotte in Giappone con Assassin’s Creed Odyssey e Resident Evil 7, e Switch ha dimostrato di essere, almeno in quel territorio dalla forte prestanza a livello di connessioni alla rete, una sponda affidabile.

La soluzione di Microsoft, com’è noto, si proporrebbe su scala globale aggirando il problema delle connessioni non esaltanti dalle nostre parti affidando una parte del calcolo alla base locale; per cui, benché si pensi che qualunque device con una connettività wi-fi sia compatibile, è evidente come un “appoggio” sia necessario non tanto per la Serie A del mondo dove Internet viaggia a velocità sostenute ma soprattutto per il resto del pianeta, Italia inclusa, che fa i conti spesso e volentieri con reti non all’altezza delle esigenze di uno streaming di videogiochi.

Sappiamo che Project xCloud uscirà nel corso del 2019 ma, considerando che la presentazione in pompa magna con tanto di nome definitivo e piani d’abbonamento personalizzati dovrebbe avvenire all’E3 di giugno, i tempi per un lancio parlano di seconda metà dell’anno in “public preview” e comunque su dispositivi della famiglia Xbox (PC incluso) e smartphone iOS e Android; non ci dovrebbero essere invasioni di campo quest’anno, insomma, ma se ne riparlerebbe durante il 2020, quando peraltro il colosso di Redmond starà lanciando le proprie console next-gen e avrà quindi un’altra freccia al proprio arco nel momento in cui la sua fanbase potrebbe avere da ridire circa l’opportunità di svendersi così ad un concorrente storico.

Una fase intermedia e assolutamente credibile sarebbe rappresentata invece dalla pubblicazione di titoli standalone, fisici e digitali, del catalogo di Xbox One su Nintendo Switch. Sarebbe un modo, al di là delle evidenze raccolte sinora, per testare al meglio la rete estesa di Xbox Live, che su Switch andrebbe così oltre la “semplice” interazione registrata con Minecraft. Il principale indiziato a strettissimo giro è Ori and the Blind Forest, del quale sarebbe stato già avvistato un riferimento nel database di un ingrosso inglese, che rappresenta il titolo Xbox più compatibile con Switch per tipologia di prodotto, atmosfere, toni e, questione tutt’altro che da sottovalutare, genere. Diamo per scontato che questo succeda, non sappiamo quando ma vista la portata del titolo Nintendo potrebbe spenderselo intorno all’E3 in uno dei suoi appuntamenti Direct o Treehouse, anche perché lo sviluppatore Moon Studios ha fatto cenno ad una notizia che avrebbe sorpreso l’intera industria alla fine dello scorso anno ed immaginavamo proprio qualcosa del genere.

Ma il delizioso Ori non sarebbe l’unico papabile: si parla anche di Cuphead, un altro che sembrerebbe una buona scelta sotto il profilo della compatibilità, di un ritorno che saprebbe di “Carramba, che sorpresa!” di Rare su una console Nintendo – e qui ci starebbe alla grandissima, alla grandissima, Rare Replay, la compilation celebrativa della software house britannica che non a caso incluse tanti di quei titoli che hanno reso straordinario la relazione tra i due marchi – e, infine, di una grande serie Xbox. In quest’ultimo caso, trattandosi di versione standalone realizzata con un port apposito per Switch, dobbiamo per forza di cose prendere in considerazione dei parametri tecnici.

Quando si parla di “grande serie”, è ovvio che il pensiero vada a Forza, Halo e Gears. In questo frangente, quella che potrebbe spostarsi più agevolmente è proprio Gears: c’è una Ultimate Edition che è stata rimasterizzata di recente dal primo capitolo della serie, che rappresenterebbe un buon punto d’inizio per chi, come l’utenza Nintendo, potrebbe non aver mai giocato il franchise e che è basata sull’Unreal Engine cui la Grande N ha finalmente aperto da un paio di anni; per giunta, c’è il quinto capitolo della saga in arrivo su Xbox One e Windows 10, e Microsoft potrebbe utilizzare questa mossa come uno stunt promozionale di un certo spessore. Halo ha anch’esso una remaster, la Halo: The Master Chief Collection, ma l’engine – che è piuttosto vetusto e sul quale non sembra ci sia l’intenzione di fare ulteriori adattamenti, visto il passaggio imminente a SlipSpace – è complicato da gestire e richiederebbe tempi, e risorse, di lavorazione superiori; lo stesso dicasi per la serie Forza che, per quanto si troverebbe in una situazione praticamente di monopolio come simulazione motoristica, gira sull’esigente motore proprietario Forzatech e pare difficile piegarlo in poco tempo, e senza uno sforzo ingegneristico importante, alle esigenze della portatile. Oltretutto andrebbe scelto un capitolo in particolare della serie e uscirsene con un port del primo Forza Horizon da Xbox 360, ad esempio, potrebbe sembrare un po’ riduttivo ai giorni nostri.

Cosa ci guadagna Microsoft? Cosa ci guadagna Nintendo?

Abbiamo parlato fin qui di una situazione win-win sia per Microsoft che per Nintendo ma, al di là dell’ovvio, è il caso di analizzare nel dettaglio le ragioni di questo genere di considerazione. Portando Xbox Game Pass su Nintendo Switch, Microsoft ottiene infatti una nuova userbase sia casalinga che portatile per i suoi titoli, che in questa generazione ne hanno avuta ben poco. Questa, di fatto, è la reazione del colosso di Redmond a flop commerciali come Quantum Break e Sunset Overdrive, un tentativo pertanto di evitare che lo sforzo profuso sul software venga vanificato, in futuro, e di scollegare il successo dei videogiochi sviluppati dagli Xbox Game Studios dalle console su cui dovrebbero girare in esclusiva.

In un primo momento, il gigante americano aveva pensato e parlato apertamente di mobile come sponda, a mezzo streaming chiaramente, ma è evidente come Nintendo Switch sia allettante almeno allo stesso modo; per il numero di unità vendute, e per la sua duplice natura di piattaforma casalinga e portatile, un piccolo sogno che s’avvera per un platform owner che aveva sempre apprezzato la sfera handheld ma al quale piccoli grandi insuccessi come Zune (e altrove PS Vita) hanno ogni volta suggerito prudenza nell’approccio di quel segmento dedicato ormai destinato alla sparizione.

In aggiunta, come abbiamo già anticipato, aprire a Switch vuol dire potersi giocare nell’immediato almeno quattro-cinque titoli buoni, tra quelli che hanno raccolto meno di quanto avrebbero meritato, sotto l’ottica di port che non sminuirebbero la valenza del marchio Xbox; parliamo di remaster o comunque di produzioni dal DNA non propriamente verde, quindi qualcosa che a livello di fanbase più radicale potrebbe essere gestito in una certa scioltezza.

Se pensiamo alla next-gen, le valutazioni si “complicano” un tantino ma è evidente la strada verso cui si stia indirizzando Microsoft. Dal colosso di Redmond, avremo modo di parlarne in uno speciale dedicato a breve, si sta pensando di avere una realtà interna e  un’offerta estesa su un piano orizzontale e che possa unire, sotto il marchio Xbox, tutte le piattaforme disponibili ad avere questo contenuto “brandizzato”, per così dire, dalla propria. La realtà interna sarà la vera console di prossima generazione, la vera Xbox Scarlett, per intenderci, con il massimo della potenza al solito prezzo tra i 400 e i 500 euro; tale genere di proposta continuerà ad esistere e sarà fortemente in linea con quanto abbiamo visto con Xbox One X, sia sotto il profilo del design che da un punto di vista puramente comunicativo. Al fan Xbox verrà “chiesto” di acquistare questo prodotto, perché questo prodotto ribadirà la presenza del colosso di Redmond nella realizzazione di hardware videoludico e non solo in qualità di compagnia di servizi, e rappresenterà il top di gamma su console. Se vuoi il massimo, prendi questa console, insomma.

L’offerta estesa su un piano orizzontale riguarderà invece una seconda console della famiglia di Xbox Scarlett, che a quanto pare non avrà un lettore ottico, costerà relativamente molto poco, e avrà i 1080p come riferimento con capacità di streaming e ampio uso di Xbox Game Pass e xCloud (similmente a quanto dovremmo vedere su Nintendo Switch). Il piano orizzontale non includerà però soltanto questa piattaforma, che sarà un modo per Microsoft di “lanciare” Xbox Game Pass e xCloud con una console che sia ugualmente nuova agli occhi del pubblico sul mercato. Sullo stesso livello ci saranno la famiglia di Xbox One, Nintendo Switch, i dispositivi mobile come tablet e smartphone che girino su iOS e Android, smart TV come l’originale PlayStation Now sui Bravia, e via discorrendo; per entrare in tale fascia basterà che il device abbia una connessione ad Internet, e – non sappiamo ancora in quale misura – rispetti determinati canoni tecnici a seconda del livello di performance che dovranno essere gestite “a terra” (in questo, aspettando se non altro una presentazione formale, dovrebbe consistere la differenza principale della soluzione americana rispetto agli attuali servizi 100% cloud).

Con queste modalità, dunque, Microsoft garantisce la propria presenza sul medio e lungo periodo, fin quando avrà interesse a produrre console in casa, nel mercato della produzione dell’hardware videoludico, all’infuori della pura proposta software che si concretizzerà con l’assetto degli studi interni, Xbox Game Pass e xCloud. La questione del guadagnare da una partnership con Nintendo, e lo stesso valga la mancanza di una preclusione a PS4, anzi molto appetitosa vista la userbase massiccia, è legata chiaramente ad un calcolo di numero di utenti a disposizione di tale software. E – benché ci siano delle fonti che non vogliono commentare al riguardo – non sembra credibile che da Redmond abbiano chiesto alla Grande N di portare qualcosa di suo come “compensazione” su Xbox. Quando ti rivolgi a Nintendo sai che tipo di interlocutore sia, quanto sia protettivo nei confronti dei propri marchi anche in un momento in cui si è aperto al mercato del mobile, quindi una domanda del genere non gliela poni neppure; oltretutto, in una situazione in cui hai quindici studi interni e finalmente una potenza di fuoco rilevante a proposito di produzione software, non chiedi ad altri, chiunque essi siano, di colmare tue eventuali lacune.

Nintendo non ha evidentemente grosse problematiche di portfolio in termini quantitativi durante questa sua atipica generazione, ma è evidente che potrebbe avere anch’essa da guadagnare se la partnership dovesse davvero venire siglata. Ovvero, si ritroverebbe con una sua lacuna storica colmata in un sol colpo: quella relativa all’offerta di titoli hardcore, in cui Microsoft è invece da sempre specializzata. Sparatutto e racing, prima di ogni altra cosa, sono il pane quotidiano di Xbox e arriverebbero a iosa grazie a Xbox Game Pass, sia per quanto riguarda le proprietà del produttore americano, sia per quelle che arriverebbero dai partner che hanno dato l’assenso a stare nei fantastici 100 (in realtà molti di più) della sottoscrizione mensile.

E da questo la Grande N avrebbe grande beneficio, specialmente in un momento in cui ha alzato l’asticella con Switch, entrando di fatto in una era HD pre-4K con un po’ di ritardo e registrando una certa fatica nell’approcciarsi ai modelli di sviluppo che produzioni tra i 720p e 1080p richiedono; modelli, e costi, che sono stati improntati e assimilati dal resto della scena e che stanno debuttando soltanto adesso su una console della casa giapponese, alla quale non sta riuscendo facilissimo barcamenarcisi come si è visto con Metroid Prime 4 (spericolato a dir poco il tentativo fatto con Bandai Namco Singapore) ma anche con un Bayonetta 3 che sta faticando a mettere la testa fuori dal sacco sebbene sia eternamente promesso per il 2019.

xbox game pass

Insomma, stringersi la mano con Microsoft permetterebbe al produttore di Tokyo di mantenere alcune delle sue prerogative, tra cui non lanciarsi in una corsa all’hardware più performante e standardizzato dalla quale potrebbe non uscire viva sia per la scarsa propensione, sia per le spese che richiederebbe, sia per la forte competizione in quel segmento. Con Xbox Game Pass, xCloud e tutto quanto ne conseguirebbe, si ritroverebbe sulla propria console ciò un quid di cui potrebbe avere bisogno per affermarsi come qualcosa in più di una “semplice” seconda console e manterrebbe una sua cultura ben precisa, apprezzata e vincente, risparmiandosi al contempo rischi muscolari come GameCube e incassando anche qualche bella royalty per la sola presenza dell’app (e di quel catalogo “esterno”) su Switch.

Abbiamo analizzato la questione nel modo più realistico possibile ma sappiamo già che, nel momento in cui dovesse venire annunciata una notizia del genere, il mondo dei videogiochi non sarebbe più lo stesso. Sia Microsoft che Nintendo sarebbero al lavoro per far sì che la “transizione”, da questo mondo a quello che verrebbe dopo una novità del genere, sia la più fluida immaginabile e mantenga inalterata almeno una parte degli equilibri che conosciamo ora; il fatto stesso che si vociferi di un lancio di Xbox Game Pass su Switch soltanto nel 2020, ovvero alle soglie se non contestualmente con quello di Xbox Scarlett, rende l’idea di quanto a Redmond non vogliano sminuire il loro essere platform owner una volta che la quota “fornitori di servizi software” rischierà di prendere il sopravvento nella definizione societaria. E, nel frattempo, qualche uscita minore come Ori potrà preparare il terreno a questo cambiamento epocale. Con buona pace di Nintendo, aperta come non mai ad un’alleanza che, fatte determinate premesse e promesse d’indipendenza, ne colmerebbe vuoti storicamente incolmati e agevolerebbe notevolmente la proposta di Switch come una console principale, e non più seconda di chicchessia.

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Abbiamo analizzato la questione nel modo più realistico possibile ma sappiamo già che, nel momento in cui dovesse venire annunciata una notizia del genere, il mondo dei videogiochi non sarebbe più lo stesso. Sia Microsoft che Nintendo sarebbero al lavoro per far sì che la “transizione”, da questo mondo a quello che verrebbe dopo una novità del genere, sia la più fluida immaginabile e mantenga inalterata almeno una parte degli equilibri che conosciamo ora; il fatto stesso che si vociferi di un lancio di Xbox Game Pass su Switch soltanto nel 2020, ovvero alle soglie se non contestualmente con quello di Xbox Scarlett, rende l’idea di quanto a Redmond non vogliano sminuire il loro essere platform owner una volta che la quota “fornitori di servizi software” rischierà di prendere il sopravvento nella definizione societaria. E, nel frattempo, qualche uscita minore come Ori potrà preparare il terreno a questo cambiamento epocale. Con buona pace di Nintendo, aperta come non mai ad un’alleanza che, fatte determinate premesse e promesse d’indipendenza, ne colmerebbe vuoti storicamente incolmati e agevolerebbe notevolmente la proposta di Switch come una console principale, e non più seconda di chicchessia.