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Little Big Workshop, una fabbrica a portata di tavolo – Recensione

Un gestionale ben fatto ma senza veri spunti

Ottavia Tagliaferri è svenuta sul pavimento e dorme incastrata in una porta. Claudio Alberti se ne frega, scavalca Ottavia e si dirige verso la macchina per la fresatura. Giovanni Ferrari evita la pianta carnivora messa in mezzo alla sala relax e carica un camion con l’ultimo ordine di catapulte. Irene Tornaghi purtroppo non è molto utile alla causa per colpa di una lumaca parassita che abita nella sua testa. Eccovi la giornata tipo alla Compu-Global-Hyper-Mega-Net, l’ultima azienda ancora non comprata da Bill Gates, la mia personale macchina macina profitti creata in quel di Little Big Workshop, gestionale a tema sfruttamento sul lavoro sviluppato da Mirage Game Studios.

Little Big Workshop

Piattaforma:
PC
Genere:
gestionale
Data di uscita:
Sviluppatore:
Mirage Game Studios
Distributore:

I turni alla Compu-Global-Hyper-Mega-Net non hanno un inizio e una fine e si produce senza soluzione di continuità dalle 00.00 alle 24.00. L’unica divinità venerata in quelle quattro mura è il dio dollaro, prezioso alleato che porta dallo scantinato di una piccola officina agli ettari di terreno occupati da una azienda a 360° gradi. Quei marchingegni  narrano dell’assenza di qualsivoglia regolamentazione e di un’inquietante trasformazione dell’uomo in macchina senza diritti e senza pretese: Little Big Workshop simula in modo molto convincente la creazione di prodotti sempre più complessi, ma diciamo che sorvola senza troppi problemi sui bisogni di quella improbabile schiera di operai che pare uscita da una segheria dispersa nell’alta bergamasca.

I dipendenti vanno specializzati, ogni tanto si lamentano e con la loro paga finiscono nella voce costi, ma possono essere sostituiti senza troppe recriminazioni, non hanno grandi pretese, se stanchi dormono sul pavimento e i turni di pausa sono solo uno sbiadito ricordo in questi tempi di lavorismo. Little Big Workshop è comunque un’astrazione, tutte le fatiche sono rappresentate in una miniatura posta su un tavolo da lavoro però, ecco, vedere della gente con la faccia per terra stremata dalla fatica non è un bello spettacolo.

Per apprezzare l’opera di Mirage Game Studios bisogna insomma far buon viso a cattivo gioco e lasciare i sindacati fuori dai cancelli della fabbrica di cartone, una distopia allegra e spensierata con un’estetica in stile Overcoocking. Messi a tacere i rimorsi interni, ci si può lasciare andare allo sfruttamento senza freni in quello che è un ottimo gestionale, soprattutto nella sua componente centrale. Il processo produttivo è infatti ricreato nel minimo dei dettagli: partendo da materiali grezzi come assi di legno e pezzi di plastica si arriva a produrre oggetti di ogni tipo, legati a macchinari per tagliare, cucire, fondere o colorare. Ogni singola rifinitura viene presa in considerazione, anche il più piccolo sostegno di ferro per una mensola. Prima di costruire ad esempio uno sgabello occorre progettarlo, decidendo a tavolino quali materiali usare per soddisfare le esigenze del cliente e come suddividere il lavoro fra le varie postazioni, evitando di sovraccaricare le macchine e gestendo al meglio gli spostamenti e i magazzini per ridurre i tempi. Un’ode al taylorismo.

Tempi morti

All’inizio le operazioni sono molto semplici e un tutorial adeguato spiega come accettare una commissione, come creare il bene richiesto e come mantenere in salute le finanze. Ben presto lo sgabello diventa uno snowboard, servono anche presse, tornitori e scaffali e dopo qualche ora passata in azienda ci si ritrova ad assemblare videogame, chitarre, go-kart e la lista potrebbe andare avanti per molto ancora. Little Big Workshop è un sandbox che permette di sbizzarrirsi nella gestione della propria impresa e questa libertà è valorizzata da catene di produzione intricate e diversificate, fino a diventare dei veri propri enigmi in cui incastrare al meglio spazi, logistica e operai. Ogni progetto richiede sempre un determinato intervallo temporale per essere completato, momenti morti con una frequenza crescente in cui mi sono ritrovato a fissare quel diorama in movimento senza sapere bene cosa fare. Il problema è stato solo parzialmente risolto con l’inserimento di alcuni mini-giochi, come abbattere a cannonate ratti e nani da giardino, ma la toppa copre solo parzialmente questi silenzi.

Un lavoro senza fatiche

Little Big Workshop è un gioco da godersi in relax e in quest’ottica va vista anche la totale assenza di difficoltà. A meno di decisioni scellerate e di acquisti pazzi, è impossibile finire in bancarotta: avrei tanto voluto sentire urlare dai miei peones “Se è così difficile fare il padrone, dacci i mezzi di produzione”, ma la mia vita da CEO 2.0 era davvero una passeggiata di salute. Nel complesso, il vero problema di Little Big Workshop è proprio la mancanza di stimoli, ravvisabile anche nelle meccaniche di gioco create attorno alla convincete struttura centrale fatta di input e output. All’apparenza tutti i tasselli sono al loro posto: la schermata delle ricerche e sviluppo serve a specializzare i lavoratori, a ottenere bonus e ad ampliare il mercato per garantire un senso di crescita, ci sono degli obiettivi che incanalano il percorso della partita e c’è pure una classifica delle aziende rivali per dare quel tocco di concorrenza.

Tutto è al posto giusto, eppure questi elementi finiscono presto nell’elenco delle routine, click da spendere senza troppo impegno mentre si sta fabbricando un nuovo armadio a quattro ante. Gli unici incentivi all’ottimizzazione sono le sfide, ordini particolari dati da alcune aziende che vanno completati entro un limite temporale – nulla di particolarmente faticoso o impossibile da portare a termini con un po’ di pianificazione.

In conclusione, assistere alla crescita del proprio modellino è un piacere, ma questo processo si discosta poco dal puro voyeurismo, una spinta insufficiente per chi si vorrebbe cimentare con qualcosa di più complesso e articolato.

+ Molti oggetti da realizzare e personalizzare
+ Infiniti modi di gestire i processi produttivi
+ Colorato e divertente, perfetto come passatempo…
– C’è poco oltre alla fabbricazione dei beni
– Non proprio un inno ai diritti dei lavoratori
– … Ma se cercate una sfida guardate altrove
– Molti tempi morti

7.0

Bocciare Little Big Workshop sarebbe sbagliato e ingiusto, perché di errori veri e propri non ce ne sono, nel titolo di Mirage Game Studios. L’elenco di articoli da realizzare è generoso e collegare i vari passaggi alle macchine giuste per rispettare qualità e tempi è un esercizio stimolante quasi degno di un puzzle game. Oltre a questo c’è però poco altro e in qualche manciata di ore si rischia di aver visto tutto quanto, una ripetitività su cui pesano inoltre meccaniche manageriali poco appaganti.