Immagine di Katana Kami A way of the samurai story: uno spin off lungo diciott'anni - Recensione
Recensione

Katana Kami A way of the samurai story: uno spin off lungo diciott'anni - Recensione

Esplorando dungeon nell'antico Giappone

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di Katana Kami: A Way of the Samurai Story
Katana Kami: A Way of the Samurai Story
  • Sviluppatore: Acquire
  • Produttore: Spike Chunsoft
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
  • Generi: Azione , Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 20 febbraio 2020

Negli anni, noi di SpazioGames ci siamo fatti un nome non soltanto per la copertura capillare dei tripla A più imponenti sul mercato, ma anche per aver spesso dato spazio a titoli minori, sviluppati con budget assai limitati ma con non meno passione ed abilità rispetto a quelli più grossi. Oggi, ad esempio, siamo qui a raccontarvi di Katana Kami: A way of the samurai story, appena approdato su Switch, PC e PS4 (versione recensita): non lo avete mai sentito nominare? Probabile – per questo ci siamo qui noi.

Spin off da un remoto passato

Ad onor del vero, il titolo Spike Chunsoft che prenderemo oggi in esame non è una nuova IP, ma uno spin off proveniente da un’altra era videoludica, e più precisamente dal 2002, quando su PlayStation 2 sbarcò Way of the Samurai.

Confessiamo di esserci persi il titolo originale, nel marasma di giochi di grandissima qualità usciti per il monolite nero di Sony, ma non c’è da preoccuparsi: se, come noi, vuoi per motivi anagrafici, vuoi per dimenticanza, non avete avuto alcuna esperienza con quel titolo, Katana Kami A way of the samurai story non vi punirà in alcun modo, visto che tanto la narrativa quanto il gameplay risultano quasi completamente slegati dall’esperienza di diciotto anni fa.

Qualche oscuro riferimento a personaggi e fatti accaduti e la medesima ambientazione iniziale, Rokkatsu Pass, tra le montagne giapponesi, sono gli unici collegamenti degni di nota: le motivazioni del protagonista e l’intreccio alla base del titolo non richiedono alcuna conoscenza pregressa per essere apprezzate, se così vogliamo dire.

Sì, perché, come per molti titoli a basso budget, non è di certo la narrativa la vera star dello show: il giocatore impersonerà un samurai errante, che si guadagna da vivere prestando la sua spada al miglior offerente, il quale si imbatte, per puro caso, in un fabbro che ha commesso il grave errore di indebitarsi con le persone sbagliate.

Queste ultime, invece del pagamento, a cui il pover’uomo non riesce a far fronte, rapiscono la figlia, come incentivo affinché il malcapitato recuperi i soldi dovuti: qui entra in gioco il nostro alter ego, che, invece che mosso dal senso civico e della giustizia, si offre di liberare la bella solamente in cambio della sua mano.

In un trionfo di maschilismo, e in barba ai sentimenti e al volere della figlia, che non ha nemmeno visto il suo futuro sposo, il fabbro, messo alle strette, accetta, dando così la stura alle vicende, che, da qui in poi, si andranno man mano a rarefare, lasciando spazio al gameplay e limitandosi a collegare i vari capitoli e a fornire giustificazioni plausibili per le continue gite nei dungeon del nostro protagonista.

Sì, perché, a ben pensarci, non abbiamo ancora inquadrato Katana Kami A way of the samurai story in un genere videoludico ben preciso: stiamo parlando, con qualche distinguo, di un gioco di ruolo d’azione con visuale isometrica, con generazione casuale dei dungeon ed una forte componente di raccolta oggetti e crafting, non dissimile, come struttura, dall’apprezzato Moonlighter, recensito su queste pagine un paio d’anni or sono.

Sotto all’albero notturno

Quello che succede ogni notte al di sotto dell’albero luccicante subito fuori dall’alloggio improvvisato del nostro eroe prezzolato è una lenta discesa all’interno di un dungeon popolato da creature mitologiche, dalle classiche nekomata agli spiriti di samurai e ronin deceduti da lungo tempo: i piani sono generati casualmente, ed alla fine di un set di essi c’è sempre un boss ad attendere il nostro avventuriero, con pattern d’attacco mediamente complessi.

Uno dei pregi principali della produzione, quantomeno durante le prime ore di gioco, è rappresentato dal comportamento della cosiddetta “carne da cannone”, ovvero dei nemici comuni che rappresentano la maggioranza di quelli che si sarà chiamati ad affrontare.

Differentemente da tanti altri dungeon crawler simili, anche in Katana Kami a way of the samurai story essi richiedono un minimo di studio dei pattern di attacco e delle debolezze, incentivando l’uno della parata e talvolta anche della ritirata strategica: non siamo dalle parti di Sekiro in quanto a precisione richiesta e livello di sfida, ovviamente, ma non sempre basta martellare sul tasto di attacco per avanzare indiscriminatamente.

Con il passare delle ore, ed il fisiologico ripetersi di situazioni e nemici, l’importanza di questo fattore tende a scemare, ma, anche tornando in zone già visitate, qualora non si prestasse attenzione sarebbe facile incassare un paio di colpi gratuiti anche da nemici considerevolmente più deboli del nostro avatar.

La presenza di un calendario, con scadenze prefissate (anche se raramente troppo stringenti) richiede anche una gestione oculata del tempo e delle risorse a disposizione, impedendo di dedicarsi solamente all’esplorazione dei dungeon a tempo pieno: dosare le sortite notturne e la raccolta e vendita di oggetti è un imperativo, e i richiami al già citato Moonlighter diventano qui sempre più evidenti.

Utilizzare le medesime armi (perlopiù katane, archi e pugnali) per periodi di tempo prolungati ne favorisce l’aumento di potenza e la familiarità con esse, anche se, giocoforza, finisce con il limitare un po’ la varietà che deriverebbe dal continuo cambio di lama.

Consci di questo problema, gli sviluppatori hanno inserito un sistema di usura dell’equipaggiamento, rendendolo estremamente rapido, così da spingere il giocatore ad alternare gli strumenti di offesa più spesso.

Male, invece, la gestione dell’inventario, che rappresenta il legame più evidente di questo titolo con quello pubblicato quasi vent’anni fa su PS2: oggi come allora, siamo dinanzi a menu non troppo intuitivi, un po’ lenti, che richiedono fin troppe conferme e rendono il tempo speso con l’interfaccia il meno godibile dell’esperienza.

La morte nel dungeon viene punita con la perdita di tutto ciò che si trasporta, comprese le preziose armi fatte salire di livello: diviene allora di grande importanza gestire bene le uscite e, soprattutto, mettere in salvo nella cassaforte all’interno del proprio alloggio gli oggetti a cui si tiene maggiormente, per poterli reperire alla bisogna in caso si perda tutto.

Le variabili di cui tenere conto, insomma, sono di più rispetto ad un semplice action RPG hack’n’slash; peccato, allora, che la ripetitività divenga un fattore così presto durante l’esperienza di gioco: il ripetersi di nemici, di parti di livello che il motore procedurale cuce insieme, di situazioni di gioco, indebolisce l’esperienza offerta da Katana Kami A way of the samurai story, pur senza affossarla del tutto.

Da parte nostra, ci siamo divertiti con la produzione Spike Chunsoft, la quale, pur senza reinventare la ruota, riesce a proporre un gameplay loop che può diventare una droga per gli amanti del genere.

Non dei più belli

Un centinaio di armi, nove differenti stili di combattimento, un buon numero di abilità e di strutture nell’hub centrale da sbloccare, tre fazioni a cui affiliarsi, la randomizzazione dei piani del dungeon, la possibilità di giocare in cooperativa online: a livello di contenuti e di offerta ludica, il prodotto Spike Chunsoft non ha nulla da invidiare a titoli ben più blasonati, soprattutto alla luce dei trenta euro scarsi richiesti per il download (tre in meno su Switch al momento di scrivere questo pezzo grazie ad un’offerta di lancio).

Detto dell’endemica ripetitività che affligge il gioco già all’alba delle sette o otto ore di gioco (sulle circa ventidue spese prima di redigere questo pezzo), l’altro rovescio della medaglia è rappresentato da un comparto tecnico abbastanza pallido, nonostante una discreta direzione artistica.

Pur testato su PS4 Pro, Katana Kami A way of the samurai story non ha mai fatto alzare il sopracciglio, senza riuscire a stupirci, e presentandoci invece il conto di qualche animazione rigida, di una certa mancanza di fluidità nei movimenti dei personaggi a schermo e di qualche tentennamento del frame-rate nelle situazioni più concitate.

Nel complesso, un titolo che, per conta poligonale e qualità delle texture, sarebbe stato più a suo agio su PS3 e Xbox 360 piuttosto che sulle attuali console, a maggior ragione a pochi mesi dalla nuova generazione.

+ Può diventare una droga...

+ Combat system non banale

+ Cooperativa a due giocatori divertente

+ Rigiocabile

- ...a patto di scendere a compromessi con la ripetitività

- Arcaica gestione dell'inventario

- Povero a livello tecnico

7.1

Grazie ad una buona quantità di contenuti, un sistema di combattimento meno semplice di molti altri congeneri e una buona dose di rigiocabilità, Katana Kami A way of the samurai non ci è dispiaciuto affatto. Pesca a piene mani da altri titoli (Moonlighter in primis) e aggiunge poco di suo, ma sa essere gradevole, soprattutto su sessioni di gioco medio-brevi, guadagnando punti se giocato in cooperativa.

D’altro canto, la ripetitività è decisamente un fattore, e tanto la grafica quanto l’interfaccia utente sembrano provenire da un’altra era videoludica, e non è affatto un complimento. Se vi piace il genere, comunque, potreste volergli dare una possibilità, magari approfittando dello sconto di lancio al momento in essere sulla versione per Nintendo Switch.

Voto Recensione di Katana Kami: A Way of the Samurai Story - Recensione


7.1

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Può diventare una droga...

  • Combat system non banale

  • Cooperativa a due giocatori divertente

  • Rigiocabile

Contro

  • ...a patto di scendere a compromessi con la ripetitività

  • Arcaica gestione dell'inventario

  • Povero a livello tecnico

Commento

Grazie ad una buona quantità di contenuti, un sistema di combattimento meno semplice di molti altri congeneri e una buona dose di rigiocabilità, Katana Kami A way of the samurai non ci è dispiaciuto affatto. Pesca a piene mani da altri titoli (Moonlighter in primis) e aggiunge poco di suo, ma sa essere gradevole, soprattutto su sessioni di gioco medio-brevi, guadagnando punti se giocato in cooperativa.

D'altro canto, la ripetitività è decisamente un fattore, e tanto la grafica quanto l'interfaccia utente sembrano provenire da un'altra era videoludica, e non è affatto un complimento. Se vi piace il genere, comunque, potreste volergli dare una possibilità, magari approfittando dello sconto di lancio al momento in essere sulla versione per Nintendo Switch.