L'industria dei videogiochi si sta chiudendo e si sta perdendo i nuovi talenti, così

Alcune interessanti statistiche sulla gaming industry fanno notare che si cercano sempre più sviluppatori esperti e pochi nuovi talenti: un modo per avere subito a disposizione professionisti agili, ma che rischia di tagliare fuori molti nuovi talenti.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

L'industria dei videogiochi è un mercato del lavoro pieno di opportunità – che via via stanno crescendo anche in Italia, come vi raccontammo qualche tempo fa. Tuttavia, spesso molte delle posizioni aperte sono riservate a chi conosce già il lavoro, con il risultato che questo finisce con il tagliare fuori molti potenziali talenti, che finirebbero con il non potersi mai candidare.

Molti annunci di lavoro chiedono infatti di candidarsi solo se si ha già alle spalle l'uscita di almeno uno o due giochi AAA – ma se nessuna compagnia assume i nuovi talenti perché non hanno esperienza, non avranno mai nel portfolio degli AAA per potersi candidare.

È un circolo vizioso che di fatto taglia fuori chi non sia immediatamente pronto a tuffarsi nello sviluppo e abbia ancora bisogno di essere formato, perché non ha mai partecipato a un gioco AAA, uno di quelli ad alto budget e dalle alte aspettative.

Questa situazione è stata messa bene in evidenza da un interessante rilevazione di Hitmarker, sito noto per essere l'aggregatore di annunci di lavoro provenienti dal mondo della game industry e dell'esport. Al momento, per capirci, sul sito è possibile trovare annunci per posizioni in CD Projekt, Ubisoft, Codemasters, Electronic Arts, Bungie, Riot Games – per citare alcuni giganti del settore.

Come segnalato, nel 2022 solo l'8,5% degli annunci era aperto a posizioni junior, il che significa che il 91,5% delle posizioni aperte nell'industria cercava talenti che avessero già maturato esperienza altrove.

«Si tratta della porzione più bassa per lavori entry level e junior che abbiamo mai registrato» fa notare il sito, pubblicando un grafico piuttosto esplicativo sul suo profilo Twitter.

Come potete vedere voi stessi, infatti, nel 2019 c'era stato un piccolo picco positivo, con l'11,4% delle posizioni che era dedicata a sviluppatori con esperienza da zero a due anni.

Nell'ultimo anno, invece, si parla nel 91,5% di annunci di lavoro per chi ha più di due anni di esperienza già maturati nell'industria, il che significa insomma che solo nell'8,5% erano bene accette candidature da nuovi talenti, sia da posizioni junior che appena usciti magari da un percorso di studi e pronti a lanciarsi nel mondo del lavoro.

Speriamo, ovviamente, che l'industria dei videogiochi possa tenere sempre la sua porta il più aperta possibile alle nuove leve. Certo, con le scalette di pubblicazione che corrono in modo sempre più serrato e alcune compagnie che sono passate al modello in smart working, appare chiaro che molti grandi publisher vogliano puntare su sviluppatori che hanno già esperienza e sanno dove mettere le mani, per cui non cercano figure entry o junior.

Tuttavia, la scoperta di nuovi talenti rimane un passo fondamentale e nessuno dei grandi nomi che oggi conosciamo nell'industria sarebbe diventato tale, se le compagnie che gli hanno fatto spazio avessero tenuto chiusa la porta, cercando qualcuno che conoscesse già tutto del lavoro e potesse prendersi delle responsabilità perché lo aveva imparato da qualche altra parte.