Ha senso iniziare a giocare oggi Genshin Impact?

Genshin Impact ora è anche in italiano e ho deciso di lanciarmi nell'avventura una volta per tutte. È stata una buona idea? Che scogli trova un nuovo giocatore e quanto tempo deve dedicargli per iniziare a orientarsi?

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a cura di Salvatore Pilò

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Genshin Impact, il celebre action RPG free-to-play sviluppato da miHoYo, si è aggiornato da qualche settimana con una patch che ha introdotto parecchie novità all’interno del mondo di gioco fra cui spiccano, almeno per noi italiani, l’aggiunta della localizzazione nella nostra lingua e un bel po’ di contenuti tra eventi legati a nuovi personaggi (come il Vagabondo) e un gioco del tutto simile al Gwent di The Witcher con cui collezionare carte attraverso sfide con gli NPC del gioco, costruire i propri mazzi e affrontare amici o altri personaggi non giocanti.

Purtroppo, o per fortuna, proprio l’arrivo di questo gioco di carte, un genere che mi attrae morbosamente e magneticamente a qualsiasi cosa, mi ha imposto il download del titolo e l’avvio della mia seconda partita, la prima dopo la beta di qualche anno fa, nel mondo di Genshin Impact.

Della mia prima volta avevo ricordi più o meno nitidi: ricordavo quasi tutto quello che avevo fatto fino all’arrivo a Mondstadt e poco più, probabilmente per il fatto che dopo aver ottenuto l’abilità della planata abbandonai chissà per quale motivo la possibilità di avventurarmi nel mondo di Teyvat. Ma non è questo il punto: il punto è che il gioco si è evoluto moltissimo con un numero di contenuti esorbitante, con un successo inimmaginabile riuscendo a piazzarsi come una delle migliori esperienze free-to-play presenti sul mercato.

Il motivo è presto detto: la qualità del titolo è innegabilmente alta sia per quanto riguarda la messa in scena che per quel che concerne la cosmogonia del mondo che prende vita nelle migliaia di righe di testo leggibili ovunque fra libri, descrizioni degli oggetti e dei personaggi di gioco. Insomma, che possa piacere o meno Genshin Impact ha avuto un impatto (perdonate il gioco di parole) notevole nell’industria per quanto riguarda il genere segnando un punto inamovibile nell’asticella per giudicare la qualità di altri titoli simili.

Espansione del mondo dopo espansione però la domanda che continuava a frullarmi in testa mentre aspettavo la fine del download era quella più ovvia: ma come accoglie Genshin Impact un nuovo giocatore oggi, con tutte le aggiunte che ha avuto nel corso degli anni? Sarà godibile? Mi confonderà? Mi annoierò nel farmare livelli su livelli per poter sbloccare il mio tanto agognato gioco di carte (che per inciso non ho ancora sbloccato)?

Come spesso accade quando ci si pongono interrogativi del genere, però, la risposta non è mai una e non è mai semplice perché nelle mie oltre trenta ore di gioco ho avuto picchi di grande noia, picchi di entusiasmo, voglia di rigiocare, voglia di disinstallare tutto e via discorrendo in un’altalena di emozioni che passavano velocemente dall’essere estremamente positive all’essere estremamente negative senza una reale soluzione di continuità.

Le prime ore di gioco

L’accoglienza di Genshin Impact, oggi, non è fra le migliori in assoluto e forse, fra tutti i titoli appartenenti al genere in cui, per un motivo o per un altro, mi sono ritrovato a giocare per le prime ore è quello più confusionario – il che è abbastanza strano, vista la struttura molto curata dei menù e dell’interfaccia.

Quel che succede di solito all’interno di titoli simili è il venire bombardati, senza remore, da banner, notifiche e da una UI non proprio carina con chi sta cercando di capirci qualcosa, ma negli anni a quella confusione ci si fa un po’ di abitudine, soprattutto se si fruisce di titoli simili su mobile: si impara a districarsi piuttosto agevolmente in quella bolgia di informazioni e ci si abitua, quasi, a quel tipo di esperienza.

Genshin Impact invece fa esattamente il contrario: l’interfaccia è pulita, si entra subito nel vivo dell’azione e il giocatore, fin da subito, è lasciato ad esplorare (quasi) liberamente il mondo di gioco senza essere bombardato da una serie di elementi a schermo che lo spingano ad esplorare questo o quel menù.

Se è vero che il gioco non cerca fin da subito di instillare nel giocatore l’impulso compulsivo di dover cliccare su ogni bottone a schermo è anche vero che completate le prime (piacevoli) attività e arrivati nel clou del primo capitolo del prologo veniamo investiti dalla meccanica principale, amata e odiata senza gradazioni di grigio, del titolo: la componente gacha. Quello rappresenta, purtroppo, il peggior momento per il giocatore novizio che non ha mai guardato una guida introduttiva al gioco su YouTube e non conosce assolutamente nulla del titolo. Panico.

Esistono differenti tipi di evocazione con differenti tipi di valuta, che possono consegnare nelle nostre mani differenti materiali, armi o personaggi con la tipica rarità espressa sotto forma di stelle e con testi fitti di informazioni decisamente incomprensibili a chiunque stia approcciando il gioco per la primissima volta.

Il motivo è piuttosto semplice: la confusione indotta deve spingere il giocatore a sbagliare, così da poter parare il colpo con una seconda evocazione e poi una terza per innescare il classico loop del più classico dei free-to-play. Sarà anche vero ma una cosa è altrettanto certa: la confusione regna sovrana.

Si inizia ad indagare meglio i menù dei personaggi, si comincia a familiarizzare con le meccaniche dei level-up che prevedono il consumo di particolari oggetti differenti fra armi, equipaggiamento (qui chiamati Manufatti) e personaggi, il che porta a porsi più domande di quante siano le risposte offerte dal gioco, si finisce per cliccare su “Aggiunta automatica” per far sì che sia il gioco che decida per noi quali oggetti è meglio utilizzare per i level up fino ad impazzire di fronte alla totale mancanza di informazioni chiare in merito a tutta quella serie di meccaniche che ne caratterizzano il genere.

Non solo, Genshin Impact inizia, quasi contemporaneamente a questa apertura verso il giocatore, a fare qualcosa di molto strano persino per un free-to-play: sblocca voci di menù inutilizzabili che fanno da teaser per contenuti che sbloccheremo quando e se arriveremo ad un certo livello del gioco.

Strano perché, di fatto, non esiste un modo per velocizzare questo tipo di progressione nel titolo (ne parliamo a breve) e invece di instillare nel giocatore il desiderio di continuare a giocare per sbloccare il dato contenuto ottengono l’effetto opposto: non capisco cosa sarebbe questa cosa che sblocco al livello 15, non me ne importa molto e mi sento frustrato dal mio essere così indietro da non poter accedere a quel contenuto.

Certo, ancora una volta si potrebbe maliziosamente pensare che tale confusione possa spingere i meno attenti a spendere qualche soldo in più sperando che questo velocizzi la propria progressione, ma il gioco vale la candela? La storia ci insegna che è così, quindi probabilmente sono io che continuo a non capire Genshin Impact.

La progressione

Superato lo scoglio, enorme, delle prime 4-5 ore di gioco si inizia ad intravedere una luce in fondo al tunnel: si prende dimestichezza con il sistema di progressione basato su un livello avventura oltre che su quello dei singoli personaggi, si prende dimestichezza con lo stranamente ricco sistema di combattimento e si prende confidenza con il mondo di gioco.

Il titolo ha un modo molto particolare di avanzare che richiede al giocatore, costantemente, di aumentare il livello avventura, che altro non è che un indicatore di progresso all’interno di Teyvat: aprire bauli, compiere imprese, sub quest, quest principali e qualsiasi altra attività che l’enorme mondo offre dona una certa percentuale di esperienza con la quale si sale, appunto, di livello avventura.

Man mano che il livello cresce più possiamo accedere ad altri contenuti che siano essi meccaniche di progressione del proprio personaggio (che non credo di aver ancora capito appieno), nuove missioni della quest principale, nuove meccaniche di crafting e via discorrendo (sì, anche lo stramaledetto gioco di carte si sblocca così e mi guarda sbeffeggiandomi per il suo stupido requisito di livelli eccessivamente alto – il 32 – contro il mio eccessivamente basso  –il 25).

Ma è proprio in queste attività che ci si inizia a perdere, perdendo anche la concezione del tempo (non so se le mie 32-35 ore siano medie per il livello che ho, ad esempio) mentre Genshin Impact (sapete che c'è un tappetino per il mouse a tema Paimon su Amazon?) ne approfitta per entrarti dentro.

Le missioni e le attività disponibili seguono lo stesso andamento del gioco: passano dall’essere la cosa più brutta sulla faccia della Terra  – come il dover andare in cerca di ingredienti per cucinare, o il dover dare da mangiare alle papere per evitare che queste prendano il cibo ai piccioni – all’essere estremamente interessanti, come il dover dare la caccia ad un Mago Occulto che ha rubato un libro dalla biblioteca per svelarne i suoi oscuri segreti.

Un mondo che rapisce

Ma è proprio in questo circolo vizioso di attività che Genshin riesce a convincere: il suo mondo di gioco è, senza mezzi termini, bellissimo, ricco e profondo e anche l’attività più infima e stupida contribuisce alla sua caratterizzazione. Andare a cercare il padre scomparso di una ragazzino sulle montagne partendo dai suoi appunti di cucina potrebbe sembrare una stupidaggine che nasconde invece informazioni preziose sul perché si sia avventurato in un luogo tanto pericoloso.

Cercare degli ingredienti ricercati per una gara di cucina ci porta a incontrare personaggi ed animali che si sono letteralmente ibernati risvegliandosi in un mondo molto diverso da quel che ricordavano, e così via. Il mondo di Genshin è così ricco da storie da raccontare che ha bisogno solo di qualcuno che abbia voglia di starle a sentire.

E sì, se il gameplay tradisce un legame troppo forte verso la componente economica, la parte narrativa del gioco tradisce una cura eccezionale per il più infimo dei dettagli e se oggi sono qui ad aver ancora voglia di giocare non è più per quel livello 35, che appare sempre più come una stupida scusa per imparare meglio cosa si nasconde nei meandri della scrittura del mondo di gioco: chi sono i Fatui, perché il drago Dvalin è stato corrotto, quali sono gli intrighi che muovono le fila di una battaglia che sembra molto più grande di noi.

Insomma sì, nonostante Genshin Impact presenti, oggi, un biglietto di ingresso troppo oneroso per chi ci si voglia approcciare, allo stesso tempo offre una gran bella esperienza in cui perdersi a patto di aver voglia di lasciarsi ammaliare da quanto miHoYo ha deciso di offrire. E no, non è strettamente necessario spenderci dei soldi.