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Pro
- espansione coerente e affascinante del mondo narrativo e delle connessioni con l'Energon Universe
- disegni e colori di altissimo livello, immersivi e originali
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Contro
- la ricostruzione della lore è complessa e alcuni passaggi risultano ancora vaghi
- alcuni twist sono un po' prevedibili
Il Verdetto di Cultura POP
Con Void Rivals 2 - Prede nella Terra Desolata, la serie "battistrada" dell'Energon Universe mostra una inaspettata maturità narrativa: non solo una space opera coinvolgente ma anche ricettacolo per una ricostruzione della lore legata ai Transformers.
Di cosa parla Void Rivals 2 - Prede nella Terra Desolata
Void Rivals 2 - Prede nella Terra Desolata si apre là dove il primo ciclo si era interrotto. Darak e Solila sono stati costretti a fuggire da coloro che li consideravano eroi nazionali. Ora sono entrambi dei traditori in esilio, braccati dai rispettivi governi e da forze ben più pericolose come lo spietato e instancabile assassino Proximus.
Si tratta di una lunga e incalzante fuga in un deserto arido e apparentemente privo di vita dove abbiamo tempo di scoprire il passato da minatore di Darak e quello di gladiatrice di Solila. I due protagonisti, uniti da un destino beffardo, tuttavia non sono propriamente sulla stessa lunghezza d'onda: Darak vorrebbe la pace, Solila continua a credere ciecamente - o quasi - alla guerra ad oltranza.
Sfiniti, feriti e senza risorse, i due trovano però l'aiuto della "leggende delle Terre Desolate" ovvero l'Autobot Springer particolarmente incuriosito dal loro Occhio della Mente. L'Autobot infatti sostiene che quello sia in realtà un connettorre per l'Energon: cosa possono avere a che fare due "organici" con la fonte di energia primaria di Autobot e Decepticon? ma soprattutto qual è la connessione fra Cybertron e agorriani e zertoniani?
Void Rivals ovvero come ti (ri)creo una lore
Sotto un ritmo frenetico, sequenze d'azione al fulmicotone e qualche easter-egg piazzato strategicamente, l'obbiettivo di Robert Kirkman con Void Rivals 2 - Prede nella Terra Desolata appare ora più chiaro: (ri)costruire la lore dell'Energon Universe.
Il tema dominante è quello del controllo delle informazioni: Darak e Solila scoprono che gran parte delle loro convinzioni – sulla guerra, sulla nascita dei loro popoli e persino sulle divinità di riferimento – sono state fabbricate a tavolino per mantenere il conflitto.
La caccia che li vede protagonisti è il simbolo di un sistema che punisce chi si emancipa dal pensiero unico. Lungo il loro viaggio, i due protagonisti non solo si avvicinano tra loro, ma iniziano a formare una coscienza critica, diventando testimoni scomodi e potenzialmente rivoluzionari. Kirkman gioca abilmente con i toni: alterna scene di tensione e azione pura a dialoghi intimi che pongono domande sul libero arbitrio, sulla disobbedienza e sul senso di appartenenza.
La space opera pura e diretta di Void Rivals fa quindi da sfondo ad un universo più grande ed eterogene dove frammenti di mitologia vengono condivisi con i Transformers. Anche se il mondo si fa più grande e complesso, la narrazione non perde mai di vista l’empatia: al centro restano due "esseri umani" – alieni per noi, ma profondamente comprensibili – che cercano di capire chi sono quando tutto ciò in cui credevano crolla.
Lorenzo De Felici: la marcia in più di Void Rivals
Lorenzo De Felici si conferma il motore visivo di Void Rivals e, in questo secondo arco, raggiunge un nuovo picco qualitativo.
Il tratto netto, controllato ma sempre espressivo, riesce a restituire un mondo arido e inospitale con dettagli di rara eleganza. I deserti, pur privi di vita, sono pieni di texture, stratificazioni geologiche e tecnologia in rovina, evocando una bellezza post-apocalittica che richiama certa fantascienza a fumetti francese degli anni 70.
Le sequenze d’azione sono dinamiche, ma mai caotiche. Ogni riquadro è pensato per massimizzare il senso di spazio e movimento, con soluzioni di regia che ricordano l’animazione giapponese. I design dei nuovi personaggi sono particolarmente ispirati: Proximus, in particolare, ha un look che mischia brutalismo tecnologico e spiritualità nomade. Nel complesso, il comparto visivo racconta tanto quanto i dialoghi e dona all’opera una forte identità visiva