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I migliori videogiochi degli ultimi dieci anni secondo gli sviluppatori

Hideki Kamiya, Sam Barlow, Yoko Taro e Phil Harrison sono solo alcune delle voci che si sono espresse per eleggere i migliori videogiochi degli ultimi dieci anni

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Avatar di Stefania Sperandio

a cura di Stefania Sperandio

Ex Editor-In-Chief

Pubblicato il 07/06/2020 alle 12:07

Gli ultimi dieci anni – dal 2010 al 2020 – sono stati decisamente importanti, per l’industria dei videogiochi. Al di là del cambio generazionale e di quello imminente che si concretizzerà ancora nei prossimi mesi, abbiamo assistito a una crescita davvero importante del settore, sia nel suo bacino di utenza raggiungibile che nelle opere messe in campo – divenute via via più affinate, più plurali e sorrette da tecnologie che stanno cominciando a farsi strada via via, come il cloud gaming.

I colleghi del sito IGN USA hanno così deciso di chiedere a diversi esponenti dell’industria, celebri o meno celebri, di leggere i loro migliori giochi degli ultimi dieci anni. E alcune risposte sono particolarmente interessanti.

I migliori per PlatinumGames

Secondo Atsushi Inaba, CCO di PlatinumGames (autori, tra gli altri, di Bayonetta), i migliori giochi del decennio sono due: GTA V e Monument Valley. Il primo perché è «la versione definitiva di un open world divertente», il secondo perché  «ha aiutato a dare popolarità allo scenario indie» – che è effettivamente uno dei grandi player di questi dieci anni.

Secondo il director Takahisa Taura, invece, che ha lavorato ad Astral Chain, il miglior gioco del decennio è The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Il motivo? «Sono stato impressionato dal level design e da quello dei terreni, hanno reso coinvolgente anche la semplice esplorazione.»

grand theft auto v

Diversa, invece, la scelta del celebre direttore e designer Hideki Kamiya, che va su Resident Evil 2. Secondo l’autore giapponese, che ha lavorato al gioco originale nel 1997, «mi è sembrato come un miracolo, rivedere questo gioco venire rivitalizzato su hardware attuali, con grande cura per il dettaglio, oltre vent’anni dopo.»

Il migliore per Yoko Taro

Secondo Yoko Taro, celebre autore giapponese di opere come Nier Automata, il migliore è semplicemente la rimasterizzazione di ICO su PlayStation 3. Come spiegato dal visionario sviluppatore, «scelgo un remaster perché non c’è nessun altro gioco che mi ha portato allo stesso picco di interesse, negli ultimi dieci anni, che ho provato per ICO.»

I migliori per la scuola occidentale

I pareri raccolti dai colleghi americani di IGN sono davvero tantissimi, provenienti sia dagli sviluppatori occidentali che da quelli orientali. In merito ai primi, il director Lee Mather di Codemasters (F1 2019) ha eletto come gioco della decade GTA V.

Il motivo è difficile da spiegare, ma il direttore è rimasto colpito dal fatto che l’intero titolo sia uno scenario di gioco divertente e realistico, credibile ma oscuro, in cui si riesce a entrare in sintonia con i protagonisti.

overwatch

Per J. Allen Brack, presidente di Blizzard Entertaiment, il gioco della decade è Overwatch. Giocando in casa, il dirigente spiega che «amo tutti i miei figli allo stesso modo, ma Overwatch per noi era una nuova IP, l’abbiamo creata dal nulla». Dovendo uscire fuori dai titoli della sua stessa compagnia, la scelta di Brack ricade su Portal 2, perché aveva «un grande gameplay, una grande scrittura, una storia eccellente e ho amato la co-op – quello era un gioco innovativo.»

David Gaider, di Summerfall Studios (Chorus) sceglie invece The Last of Us, che lo ha convinto della forza narrativa dei videogiochi anche all’infuori dei giochi di ruolo. «Anche Horizon: Zero Dawn e Marvel’s Spider-Man hanno alzato quest’asticella, in termini di rappresentazione narrativa – sono giochi che stanno tenendo fede all’idea di cosa sia capace lo storytelling interattivo.»

Dello stesso avviso anche Andy Sum di Hipster Whale (Crossy Road), che sceglie ugualmente The Last of Us, proprio a inizio decade. Perché? «La sequenza iniziale mi ha lasciato senza parole, la narrativa è stata sorprendente e coinvolgente. […] Ho passato più ore con altri giochi, come Overwatch o Rainbow Six, ma The Last of Us è stato quello che mi ha lasciato il maggior impatto.»

Da sottolineare la scelta di Tanya X. Short, co-fondatrice di Kitfox Games (Moon Hunters), che opta per 8o Days. Il titolo «è stato il primo che mi ha resa ansiosa all’idea di continuare a definirmi una game designer, in caso qualcuno avesse finito con il compararmi al lavoro svolto su quel gioco.» I suoi punti di forza? L’eleganza, la profondità e la narrativa, unite da un sistema di gioco che ha rapito Short.

Tra gli altri pareri troviamo anche quello di Viktor Bobcan, design director di Warhorse Studios (Kingdom Come: Deliverance), che sceglie Dark Souls e, in generale, i souls. «Compresi anche Bloodborne e Sekiro» precisa, per aver dimostrato che ci sono giocatori che non hanno bisogno di essere presi per mano e amano le esperienze che non lo fanno.

Per Rebecca Ford di Digital Extremes (Warframe), la scelta ricade in ex aequo: The Witcher 3: Wild Hunt e Nier Automata sono sul suo gradino più alto del podio, splendidi nella realizzazione artistica dei loro mondi e nel coinvolgimento che offrono.

Più facile, ma certamente non discutibile, la scelta di Saxs Persson, creative director della serie Minecraft: il gioco del decennio? È palesemente Minecraft.

minecraft

Marc Merrill di Riot Games (League of Legends, Valorant), invece, il gioco del decennio è World of Warcraft, che «domina ancora supremo come migliore MMO sulla piazza, anche se preferisco personalmente la versione originale.»

Paul Sage, creative director di Borderlands 3, sceglie una sfilza di titoli, perché dipende molto dall’umore del momento: Mass Effect 2, Skyrim, God of War, The Last of Us e Titanfall 2. Il primo, firmato BioWare, è però quello che ha individuato alla fine come gioco del decennio, perché «la storia è incredibile e il gameplay era fantastico – e a contare, alla fine, erano le mie scelte. A volte erano scelte illusorie, altre volte erano davvero significative.»

Denrby Grace, produttore esecutivo presso 2K per Mafia III, non ha dubbi: «il gioco decennio è Red Dead Redemption 2, senza discussioni. Dal punto di vista dell’ingegneria, del design, della produzione, della qualità raggiunta, quel gioco è fuori di testa.»

Keith Schuler, di Gearbox Software (Borderlands 3) sottolinea invece il suo amore per The Legend of Zelda: Breath of the Wild. «Per me è stato come un ritorno a quello che mi ha spinto verso i videogiochi fin dal principio: delle meccaniche di gameplay solide, accompagnate da avventura, meraviglia e bellezza. E dal lanciare le galline, ovviamente.»

Sam Barlow, autore di opere narrative come Her Story e Telling Lies, vorrebbe premiare Breath of the Wild – ma sarebbe troppo ovvio. Ha quindi scelto Gorogoa, «un titolo che è stato il mio GOTY per diversi anni. […] È magico e capace di trasformarsi.»

Per Ross Gowing, director di Dirt Rally 2.0 per Codemasters, il gioco del decennio è Far Cry 3, mentre Joe Nate di Rare (produttore di Sea of Thieves) opta per PUBG, che «ha introdotto un genere di multiplayer completamente nuovo.»

Ed Beach, lead designer per Firaxis (Civilization), ha risposto Death Stranding, spiegando che «non sono sicuro che riesca a rimanere per sempre il titolo di mio gioco della decade, ma al momento ne sono ossessionato. Amo il fatto che sia così coinvolgente, guidato dalla storia, tutto costruito sul simulare il fatto di dover fare delle consegne. Non pensavo che un gameplay fondato sull’hiking potesse essere così coinvolgente, ma lo è.»

Per Pim Holfve, CEO di Avalanche Studios (Rage 2), la scelta è divisa tra Firewatch e The Hunter: Call of the Wild, mentre Kellee Santiago di Niantic (Pokémon Go) sceglie Mario Kart 8 Deluxe.

I migliori per la scuola orientale

Tra i pareri che arrivano dal grande Oriente c’è quello di Masachika Kawata, producer di Resident Evil per Capcom, che sceglie Pokémon Go per l’impatto che ha avuto sulla nostra cultura. «Lo scaricai mentre ero al Comic-Con di San Diego nel 2016 e la città era semplicemente piena di persone che se ne andavano in giro a catturare Pokémon! E un movimento simile si è originato dal nulla pure in Giappone.»

bloodborne

Al di là dell’impatto su industria e società, il suo preferito del decennio è però Bloodborne, perché è un titolo «duro, impegnativo e divertente, quindi anche se continuavo a morire ancora, ancora e ancora e dovevo ripetere sempre la stessa sezione per provare ad andare avanti, rimaneva sempre godibile e sentivo un grande senso di soddisfazione quando alla fine ce la facevo.»

Naoki Yoshida, producer di Final Fantasy XIV per Square Enix, sceglie invece Monster Hunter World. Il titolo Capcom lo ha convinto per il coraggio della compagnia giapponese di costruire un nuovo episodio appositamente per PS4, «e io stesso ci ho giocato per centinaia di ore». Yoshida ha rivisto lo stesso impegno (e ha giocato per parecchie ore) anche in un altro titolo: The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

Il titolo Nintendo è anche la scelta di Ryozo Tsujimoto, producer proprio della saga Monster Hunter, che sceglie l’opera Nintendo perché «il mondo di gioco e il gameplay erano stupefacenti. Per me, un grande gioco è sempre quello che vorresti non finisse mai, perché vuoi rimanere in quel mondo il più a lungo possibile. E Breath of the Wild mi ha fatto sentire esattamente così.»

Secondo Takashi Iizuka, a capo del team Sonic per SEGA, il gioco del decennio è Dragon Quest X, il suo primo MMORPG, che lo ha rapito e coinvolto come mai era accaduto prima.

I migliori secondo Phil Harrison

Infine, tra i tanti pareri che vi segnaliamo c’è quello di Phil Harrison, veterano dell’industria e vice presidente per il progetto Google Stadia. Il dirigente sottolinea la costanza di Mario Kart nella sua vita – un titolo a cui gioca sempre anche con la sua famiglia, ma rimarca anche la bellezza del remake per 3DS di The Legend of Zelda: Ocarina of Time.

ocarina of time

Più recentemente, «c’è anche Breath of the Wild: penso che questi giochi siano dei veri e propri highlight della creatività dell’industria e l’inizio e la fine di questa decade.»

Dei piccoli bonus nelle sue nomination personali? Inside, «ne ho amato assolutamente ogni minuto», e Assassin’s Creed Odyssey, perché «ho pensato che la realizzazione e la profondità di storia e personaggi fossero assolutamente notevoli.»

Si è trattato, insomma, di dieci anni decisamente intensi – che potrebbero diventarlo ancora di più, con i titoli in uscita da qui alla fine del 2020.

Fonte: IGN USA

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