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Dune: Spice Wars | Recensione - Guerra su Arrakis

Dune: Spice Wars riesce a ricreare le atmosfere dell'opera di Frank Herbert grazie ad un RTS molto ispirato e con una profondità sorprendente.

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

In sintesi

  • Uno strategico tanto profondo quanto immediato
  • C'è molto dell'opera da cui trae ispirazione
  • Purtroppo l'AI non è delle più brillanti

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dune: Spice Wars
Dune: Spice Wars
  • Sviluppatore: Shiro Games
  • Produttore: Funcom, Shiro Games
  • Distributore: Funcom, Shiro Games
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Strategico
  • Data di uscita: 26 aprile 2022 (Accesso Anticipato) - 14 settembre 2023

A Shiro Games serviva un nome altisonante da aggiungere al suo portafoglio per fare il definitivo salto di qualità. Dopo gli ottimi Northgard, Evoland e Wartales, questa occasione è finalmente giunta con Dune: Spice Wars.

Completato l’immancabile periodo in Early Access tipico di tutte le fatiche del team di sviluppo francese, lo strategico ambientato nell’universo ideato da Frank Herbert è giunto finalmente alla sua versione 1.0, un’ottima occasione per verificare quanto di buono era emerso nel primo faccia a faccia e soprattutto la fedeltà tra il videogioco e l’opera letteraria.

Lo diciamo fin da subito: il compito è stato portato a termine con ottimi risultati

Un RTS che sa differenziarsi

Dune: Spice Wars è uno strategico decisamente peculiare, che unisce le classiche meccaniche da RTS assieme alla struttura tipica dei 4X.

La partita si svolge su una mappa generata casualmente e già suddivisa in regioni prestabilite, ciascuna dotata di risorse peculiari, di punti di interesse da scoprire e di un'unica base. Ad inizio match, la fazione scelta possiede solo uno di questi lembi di terra e il suo compito è, soprattutto nell’early game, quello di espandersi, conquistare gli insediamenti neutrali e colonizzare i territori circostanti.

In tale modo vengono accumulate più risorse, si sbloccano nuovi edifici e si inizia a creare un esercito degno di questo nome, una forza armata che, nelle fasi finali, dovrà contendersi con le altre casate il pianeta desertico di Arrakis. 

Questa formula era già stato adottata con successo in Northgard – chi lo ha giocato troverà parecchi richiami – ma in Dune: Spice Wars tutto assume proporzioni più epiche, grazie ovviamente al contesto narrativo decisamente più affascinante e sfruttato in modo molto convincente.

La caratterizzazione delle fazioni messe a disposizione è solo la prima delle variabili che incide in modo pesante sulle sfide. All’apparenza tutte le casate si assomigliano e il loro impiego durante i match non sembra variare di molto.

Infatti, che si tratti della casata degli Atreides o dei Fremen, tutto ha inizio con un ornitottero da mandare all’esplorazione, qualche soldato per difendere i propri insediamenti, un paio di edifici per raccogliere l’acqua e possibilmente un estrattore per accumulare la spezia, uno dei più importanti materiali presenti su Arrakis.

A ciascuno il suo

Ben presto ci si accorge però delle profonde peculiarità delle varie potenze e, come queste ultime, possano a loro volta essere personalizzate scegliendo dei particolari consiglieri, utili per avere qualche bonus.

Prendiamo ad esempio in considerazione i Fremen, gli abitanti nativi dello stesso pianeta e unica fazione che non subisce le penalità inflitte dagli aridi deserti, una capacità che permette alle sue truppe di allontanarsi dalle proprie basi per attuare delle tattiche mordi-e-fuggi.

Le loro fortezze hanno però uno slot in meno per le costruzioni e dunque forniscono sempre un minore apporto alla raccolta delle risorse.

Ogni fazione richiede di adattare il proprio stile di gioco, con differenze che coinvolgono anche gli alberi della tecnologia.
All’opposto, la casata Harkonnen fa della forza la sua ragion d’essere, le milizie presenti nelle basi danno una spinta alla produzione, ma i suoi insediamenti sono sottoposti ai pesanti pagamenti richiesti dall’impero, un costante esborso che deve essere messo in conto per non incappare in pesanti penalità.

Infine, la nostra casata preferita era quella degli Ecaz, forse quella più pacifista e in grado di trasformare le città in santuari impossibili da attaccare per i nemici, una fazione che per giungere alla vittoria doveva quindi seguire altre strade rispetto alla semplice conquista.

Senza scendere in ogni singolo dettaglio, sappiate che lo stile di gioco va adattato in base alla fazione selezionata, che varia anche per quel che riguarda le truppe da schierare – soprattutto quelle che entrano in gioco nell’end game – e anche gli alberi della tecnologia che si sbloccano durante la partita. 

Non c'è solo la guerra

Le strategie crescono con il passare dei minuti e le quattro X – esplora, espandi, sfrutta, stermina – rivelano tutta la loro profondità più si osservano nel dettaglio tutti i particolari sapientemente incasellati da Shiro Games.

Dune: Spice Wars non è infatti uno di quegli RTS frenetici dove vince chi clicca più velocemente e ha la meglio chi mette in campo l’esercito più numeroso. Anzi, se proprio dovessimo trovare una debolezza, questa sarebbe proprio la componente bellica.

Anche nei momenti conclusivi delle sfide, le truppe messe in campo sono sempre esigue, le tattiche a disposizione del giocatore faticano a far sentire il loro peso e soprattutto l’AI, sia che si parli di pedine alleate che di nemiche, contribuisce spesso a dar vita a balletti e agglomerati di fanti e carri che preferiscono cozzare l’uno contro l’altro al posto di eseguire gli ordini impartiti. 

Per fortuna, l’eliminazione delle altre casate non è l’unico modo di vincere la partita, anzi è proprio la condizione di vittoria che vi sconsigliamo di seguire per godere a pieno di Dune: Spice Wars.

Il gioco dà il meglio di sé in sistemi come spionaggio, economia e politica, stimolanti e ben ideati.
Le vere soddisfazioni ce le siamo tolte giocando soprattutto con lo spionaggio, l’economia e la politica, tre sistemi tanto immediati quanto ben ideati.

Ad esempio, lavorando di fino con i nostri agenti siamo riusciti a penetrare nelle maglie difensive degli avversari, abbiamo infiltrato un nostro assassino e, senza che questa unità speciale venisse scoperta, abbiamo silenziosamente eliminato un nostro rivale.

Purtroppo anche l’AI, a differenza dei combattimenti, sa mettere in piedi strategie per nulla banali e, quando ci siamo dimenticati di posizionare degli agenti al controspionaggio, siamo stati noi ad esser stati messi fuori gioco.   

La parola d’ordine è dunque sinergia, un mantra da seguire soprattutto se si gioca ai livelli più alti e che deriva dall’ottimo collegamento che esiste fra le varie risorse.

La crescita della propria potenza non segue infatti un percorso lineare e ogni edificio, per quanto possa fornire nuovi materiali e unità, richiede sempre una fornitura di qualche altro materiale.

Proprio per questo motivo occorre studiare perfettamente ciò che ogni regione garantisce, bisogna pianificare quali basi trasformare in avamposti militari e quali invece dedicare al benessere economico o scientifico, senza dimenticare che lo scopo finale è sempre quello di aumentare la propria egemonia su Arrakis, un’altra delle possibili strade verso la vittoria finale.

Un pianeta vivo

Assieme alle casate, c’è poi un altro protagonista: il pianeta di Arrakis. Le sue dune sono infatti un’altra delle varianti da tenere in considerazione, perché non si sa mai dove potrà apparire la prossima tempesta di sabbia o l’iconico Sandworm, nelle cui fauci possono finire interi eserciti e dunque gran parte delle risorse spese.

Grazie alla perfetta fusione di tutti questi elementi, ogni partita in Dune: Spice Wars è un concentrato di strategia, in cui anche il ritmo è stato perfettamente calibrato, con i match che durano sempre un paio di ore al massimo senza per questo scadere in un frenetico concerto di click deleterio per polsi e dita.

Il vero punto debole del titolo creato da Shiro Games risiede però nel passaggio tra la versione in accesso anticipato e quella definitiva.

Durante i mesi precedenti al lancio, il team di sviluppo aveva infatti annunciato la presenza di una vera e propria campagna dalla forte impronta narrativa, qui semplicemente assente. Così, accanto alla partita sandbox e al duello più veloce 1 contro 1, è stata messa una modalità conquista che ci ha lasciato parecchio insoddisfatti.

Quest’ultima non presenta infatti molte peculiarità rispetto al match personalizzato, se non per la presenza di una mappa strategica da conquistare un pezzetto alla volta, che fa da fil rouge tra delle missioni sprovviste di particolarità. 

In ogni caso, questo limite è noto ai developer, che hanno promesso l’introduzione della campagna nell’immediato futuro, l’ultimo tassello che potrebbe far diventare Dune: Spice Wars uno dei migliori – nonché più peculiare – RTS presenti sul mercato.

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Voto Recensione di Dune: Spice Wars | Recensione


8

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Molto più profondo di quanto sembri all'inizio

  • Ottima la riproduzione del pianeta Arrakis

  • Partite veloci ma dall'alto contenuto strategico

  • Ogni fazione ha le sue unicità

Contro

  • La componente bellica è quella meno riuscita

  • L'intelligenza artificiale non è delle migliori

  • Manca una vera e propria campagna

Commento

Dune: Spice Wars aveva già lasciato intuire tutto il suo potenziale durante l'accesso anticipato e ha confermato quanto di buono avevamo notato anche in questa versione 1.0. Al di là di un numero di contenuti non ancora del tutto soddisfacente, quello di cui di certo non ci si può lamentare è un gameplay davvero ben stratificato, capace di differenziarsi rispetto a molti altri strategici in tempo reale e in grado anche di tributare i giusti onori all'universo di  Herbert.
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